Nell’ex colonia britannica 9mila persone e 90 gruppi cristiani hanno firmato un documento per l’accettazione degli omosessuali nella comunità. Secondo l’attivista Tommy Chen, il divario con la Chiesa "si sta riducendo". Un passo in avanti per il riconoscimento dei diritti degli omosessuali.
Circa 9mila persone e 90 gruppi cristiani hanno firmato una dichiarazione per mostrare la loro accettazione dell’omosessualità. La Carta “Walking Together in True Love” firmata a maggio ad Hong Kong afferma che Gesù Cristo ama ogni individuo “a prescindere dal suo orientamento sessuale”.
Continua affermando che nessuno deve essere allontanato dalla Chiesa a causa del suo orientamento sessuale e che agli eterosessuali dovrebbe essere insegnato ad accettare l’omosessualità. E aggiunge: “A prescindere dall’orientamento sessuale, è solo per mezzo di Cristo che possiamo avere una nuova vita”.
È un dibattito che nelle chiese evangeliche va avanti da diverso tempo. E non muove dai movimenti per i diritti civili per gli omosessuali né dalle aule di un tribunale. È la stessa comunità che si sta aprendo ai coming out e al dibattito. Se un tempo avevano paura di essere guardati con sospetto, ora sempre più appartenenti alle chiese evangeliche manifestano apertamente il desiderio di riconciliare il loro credo con il loro orientamento sessuale.
Soprattutto i più giovani, quelli che studiano nelle università cristiane, diventano sempre più attivi nel promuovere gruppi di supporto per chi è attratto dallo stesso sesso. Il punto che cercano di sottolineare è che anche continuando a prevedere il matrimonio solo per le coppie monogame e eterossessuali, gli omosessuali vanno accettati dalla comunità e – assolutamente – non devono essere demonizzati.
Il reverendo Yu Tat-sum, che ha contribuito a organizzare la firma congiunta della Carta “Walking Together in True Love”, ha esso stesso sottolineato che la Bibbia usa il termine “abominio” per descrivere le attività sessuali tra due persone dello stesso sesso nel Vecchio Testamento. Ma – ha provato a spiegare – “l’omosessualità in sé non è un peccato. È il sesso tra persone dello stesso sesso che è peccato”. E comunque – ha concluso – è la stessa Bibbia a insegnarci che chi ha peccato deve essere accettato.
Tommy Chen, portavoce del Sexual Orientation Discrimination Legislation Front (un’organizzazione che fa base a Hong Kong ed è attiva solo da quest’anno), ha apprezzato comunque la firma della Carta. Sul punto che fa riferimento all’”empietà” dell’atto sessuale ha dichiarato: “Ovviamente non sono d’accordo, ma rispetto i loro pensieri” aggiungendo che questo documento dimostra che finalmente il divario tra omosessuali e chiese sull’argomento “si sta riducendo”.
Proprio questa carta, voluta dalle chiese evangeliche di Hong Kong, ha riaperto il dibattito sull’argomento omosessualità nell’ex colonia britannica. Secondo gli attivisti per i diritti gay la discriminazione è diffusa in città e bisognerebbe che il governo elabori una legislazione per proteggerli.
Il dibattito in questione è molto acceso anche negli Stati Uniti d’America. Dopo che la Corte Suprema ha stabilito il riconoscimento federale dei matrimoni gay molte chiese evangeliche hanno risposto ribadendo sì la loro esclusiva fiducia nel matrimonio etero, ma hanno chiesto ai loro fedeli di essere più sensibili sull’argomento.
[Scritto per il Fatto Quotidiano; foto credits: scmp.com]