Due storie di straordinaria iniziativa individuale, un uomo e una donna pronti a combattere per la difesa del territorio e dell’ambiente, senza ricevere o aspettarsi nulla in cambio. Esempi di coraggio che Annie Zaidi spera diventino contagiosi, anche se uno, il coraggio, non se lo può dare.
Recentemente ho letto le storie di due persone impegnate in un compito che richiede pazienza e coraggio straordinarie, oltre le possibilità della gente comune. Immaginate, creare un’intera foresta! Diventare, motu proprio, un vulnerabilissimo guardiano della foresta!
Lo sta facendo Hara Dei Majhi, la “guardiana” della collina Kapsi Dongar a Sinipalli, in Orissa. Secondo il suo ritratto pubblicato da un magazine, la coraggiosa Majhi ha portato avanti il lavoro iniziato dal marito Anang, che aveva iniziato a piantare alberi in una zona brulla ai piedi della collina rinunciando addirittura al salario minimo o a qualsiasi profitto, troppo impegnato ad occuparsi della foresta, a pattugliarla palmo a palmo. È stato ucciso dai contrabbandieri di legna nel 1995. Da allora, Majhi protegge da sola la foresta e da alcuni anni ha coinvolto nella sua battaglia gli abitanti dei villaggi limitrofi, attraverso il Kapsi Dongar Vana Surakshya Samittee.
La seconda storia parla invece dell’assamese Jadav Payeng, che ha creato una foresta partendo dal nulla nel 1979. L’articolo dedicato alla sua vicenda dice che Payeng, dopo aver vissuto in gioventù il dramma delle inondazioni in Assam, ha deciso che doveva fare qualcosa. Ha iniziato piantando del bambù lungo gli argini sabbiosi dei fiumi, comprando formiche rosse per migliorare la qualità del terreno, introducendo infine altre colture. La vegetazione selvatica ha poi fatto il suo corso naturale.
Ora quell’area si chiama foresta di Mulai e ospita diverse specie di uccelli, cervi, rinoceronti, perfino elefanti.
Entrambe le storie ci dicono che il cambiamento – il cambiamento pubblico – spesso nasce dall’iniziativa individuale. Senza il primo passo di un singolo, niente può essere risolto.
Qualcuno decide di fare qualcosa diventando una persona che non ha paura di agire da solo, che sia piantare alberi su un’isola o lottare contro i contrabbandieri di legna.
Chi vuole rischiare la propria vita senza avere qualcosa in cambio? Eppure questo è proprio ciò che alcune persone decidono di fare. Altri potranno poi seguirli, spinti dall’istinto del dovere comune o dall’apprezzamento dei loro sforzi da parte degli altri.
Un recente rapporto della Banca mondiale indica che lo stato di degrado ambientale in India costa 3,75 trilioni di rupie all’anno (48 miliardi di euro, ndt), pari al 5,7 per cento del nostro Pil.
Con degrado non si intende solo l’inquinamento dell’aria – anche se, ovviamente, è la causa principale del danno – ma anche quello di acqua e terreno, delle foreste e dei campi.
Ne paghiamo il prezzo in salute, senza contare quello che sborsiamo all’ospedale. Nonostante ciò, la maggior parte di noi non fa assolutamente nulla per invertire la tendenza. Non piantiamo alberi, né li salviamo. E la cosa dovrebbe sorprenderci.
Una donna analfabeta, armata solo di un bastone, può salvare una foresta. Un adolescente, da solo, riesce a farne nascere una intera. Com’è possibile che le nostre lauree, i rapporti della Banca mondiale, i nostri mezzi economici non ci diano quel coraggio e quello spirito di iniziativa?
Forse la differenza è che Majhi e Payeng hanno agito da individui, facendo tutto ciò che andava fatto. Il coraggio e la passione non sono qualità di tutti, d’altronde. Un “sistema” o un governo può solo premiare ed incoraggiare un coraggio che già c’è.
Se solo ci fosse un modo di insegnarci ad essere meno egocentrici quando ci tratta di prendersi delle responsabilità per il cambiamento, al posto di concentrarci sempre e solo su quanto stiamo soffrendo…
[Articolo originale pubblicato su Daily News and Analysis]
*Annie Zaidi scrive poesie, reportage, racconti e sceneggiature, non necessariamente in quest’ordine. Il suo libro I miei luoghi: a spasso con i banditi ed altre storie vere è stato pubblicato in Italia da Metropoli d’Asia.