La biblioteca dei mille libri (8,42 € o 4,99 € ebook), opera prima di Irfan Master, ripercorre il dramma della Partition tra India e Pakistan, che nel 1947 segnò i confini geografici ed umani dell’eterogenea popolazione dell’ex Raj Britannico. In una sorta di rivisitazione di Goodbye Lenin, un figlio farà di tutto per nascondere al padre malato la frattura tra i due nuovi Paesi. China Files ve ne regala un estratto (per gentile concessione della casa editrice Newton Compton).
Bapuji sorrise e il viso gli si raggrinzì in cento piccole rughe. «Faglie», le chiamava. «Le nostre fratture personali nella crosta terrestre». Non sapevo cosa volesse dire, ma non era una novità. Mi sorrise e cercò di rizzarsi a sedere, riuscendo con fatica a tirarsi su. Restai lì seduto, nervoso, ma non cercai di aiutarlo perché non sopportava che mi prendessi cura di lui.
Si appoggiò e mi guardò fisso con i suoi occhi luminosi.
«Hai parlato con Doctorji, allora?»
«Sì».
«Starò bene, Bilal».
«Lo so». Morire non equivale esattamente a stare bene.
«Starai bene anche tu. Devi scrivere a mia sorella e organizzarti».
«Lo farò, non preoccuparti». Non voglio vivere con tua sorella. La mia casa è questa.
«Jaipur è un bel posto e mia sorella si occuperà bene di te. E la storia di Jaipur, ragazzo mio… Ti invidio».
«Andrà tutto bene, Bapuji». Non mi importa di Jaipur, non mi importa della storia e non starò bene.
Tutto qui. Non dicemmo altro. Una terribile malattia lo stava divorando da dentro e lui non ne parlava neanche.
«Che novità ci sono oggi, figlio mio? Quegli avvoltoi hanno preso una decisione?».
Mi irrigidii, sapendo quale sarebbe stato il seguito.
«Sono tutti delle arpie. Non capiscono, non c’è niente da fare. Il destino dell’India non può essere deciso da pochi uomini riuniti intorno a una carta geografica, che chiocciano come galline per decidere chi avrà la porzione più grossa di mangime. Possono parlare quanto vogliono – fino alla fine del tempo, per quanto mi riguarda – ma Madre India si occuperà di loro. Guarda i tuoi amici, Bilal. A loro interessa che siamo musulmani? Abbiamo mangiato con la famiglia di Chota molte volte. Dovremmo odiarli solo perché sono indù? Prendi Manjeet: conosco la sua famiglia da prima che nascessi tu. Sono andato al matrimonio del padre di Manjeet. Sono sikh, eppure abbiamo origini simili e molte cose in comune. Tra noi esisteranno sempre delle differenze, ma le somiglianze ci terranno uniti. L’India non sarà mai spezzata né divisa. Pensano forse che non sia mai accaduto prima? Che non siamo già stati sul punto di farlo? Credono che l’India sia fatta di argilla e che sia possibile modellarla secondo le loro meschine ambizioni? Abbiamo già subìto e subiremo ancora, ma quegli uomini – quelle canaglie e gli ospiti inglesi – non romperanno mai la schiena all’India. Non finché vivrò, figlio mio, non finché vivrò».
Bapuji stava tremando con una furia che non gli avevo mai visto prima, gli occhi ridotti a pozze scure di inchiostro in cui non riuscivo più a guardare. Volevo gridare: Ti sbagli. Proprio il giorno prima ero stato nella piazza del mercato con Saleem e avevo ascoltato alla radio Nehruji che parlava del progetto di partizione, del nuovo mondo che avremmo creato, che ci piacesse oppure no.
Come possono farlo? Prendere una mappa e dire: «Ecco il confine. Scegli da quale parte vuoi stare». La partizione era come prendere un pezzo di tessuto spesso e tagliarlo a metà con la massima precisione possibile.
L’unica differenza era che, dopo il primo taglio, nessuna cucitura, nessun rammendo avrebbero più potuto ridare a quel materiale la sua interezza.
Bapuji non usciva dalla sua stanza da quasi un mese. Non aveva visto i cambiamenti nella gente, l’atmosfera al mercato, i vecchi che litigavano in piazza.
C’erano stati disordini e violenze l’anno precedente, ma si erano calmati e per un po’ la vita era tornata alla normalità. Ma da quando era stato annunciato il progetto di partizione, era cambiato tutto.
Si raccontava di bande che in tutto il Paese bruciavano case, uccidevano donne e bambini, e di partiti politici che reclutavano giovani per farli combattere e portare avanti la loro causa. L’India stava soccombendo attaccata da un cancro, proprio come quello che stava divorando Bapuji. Una malattia che veniva dall’interno.
Un dolore acuto allo stomaco, che mi era venuto per l’ansia mentre stavo parlando con Doctorji, mi attanagliò.
Chiusi forte gli occhi per resistere. Perché non se ne accorgeva? Stava cambiando tutto, tutto andava a rotoli. L’India era a un passo dal disastro. Avrei voluto gridargli: Non mi importa dell’India, dei politici, degli avvoltoi e di tutto il resto. Mi importa solo di te!
Invece mi avvicinai al suo letto, lo abbracciai e mi coricai accanto a lui. Dopo un po’ lo sentii assopirsi piano piano, mi liberai dal suo abbraccio e stetti a guardarlo mentre dormiva sereno.
Avevo nascosto il progetto di partizione a Bapuji pensando che, malato com’era, poteva morirne. Sapevo ora che l’effetto della notizia sarebbe stato per molti versi anche peggiore. Gli avrebbe spezzato il cuore.
Fu in quel preciso momento che capii esattamente cosa dovevo fare.
Decisi che, qualunque cosa fosse successa o dicesse la gente, avrei fatto in modo che il mio bapuji
non sapesse cosa accadeva nel mondo esterno. Non importava che tutti si preparassero al peggio e che l’India fosse sull’orlo di un baratro, in attesa di un monsone di proporzioni mai viste al cui passaggio sarebbe cambiato tutto.
Giurai a me stesso che Bapuji non avrebbe saputo la verità su ciò che stava per accadere. Sarebbe morto pensando che l’India fosse e sarebbe sempre stata come la ricordava.
In quel preciso momento, decisi di mentire.
Raddrizzai le spalle e mi apprestai a uscire dalla stanza.
«Bilal», mormorò Bapuji con voce arrochita.
«Sì, Bapuji?»
«Dov’è il mio melone?».
Me ne andai, e le lacrime salate mi bruciavano il viso mentre uscivo verso la luce.
*Irfan Master vive in Inghilterra, ma è originario del Gujarat, in India, dove è ambientato il suo romanzo. È il responsabile del progetto Reading the Game presso il National Literacy Trust. La biblioteca dei mille libri è il suo primo romanzo, finalista al premio Waterstones Book. Il suo sito è www.irfanmaster.com