Il più importante oppositore cambogiano è tornato in patria dopo tre anni di esilio quando manca una settimana al voto. A Singapore prima condanna a morte commutata all’ergastolo secondo le nuove leggi e il nunzio vaticano in Malaysia è sotto attacco per l’uso del nome Allah. CAMBOGIA – Il ritorno di Rainsy
Sam Rainsy, leader dell’opposizione cambogiana, è tornato in patria dopo un esilio di circa 3 anni. La scorsa settimana, l’uomo ha ricevuto il perdono reale dal sovrano Norodom Sihamoni. Nel 2010 era stato condannato in contumacia a dodici anni di carcere per aver fatto disinformazione e falsificato documenti ufficiali.
Rainsy è atterrato oggi a Phnom Penh dichiarando subito il suo intento: fare attività politica per "spodestare" l’attuale primo ministro Hun Sen, in carica con diverse coalizioni da più di 25 anni. "Vengo per salvare la nostra nazione con voi, fratelli, sorelle e nipoti". Ad accoglierlo una folla che ha invocato a gran voce il cambiamento in senso democratico della vita politica nazionale.
Importante per il ritorno di Rainsy, riportano i media, è comunque stata l’intercessione del primo ministro Hun Sen. "Ho agito nello spirito della riconciliazione", aveva dichiarato venerdì scorso il capo del governo cambogiano.
SINGAPORE – Commutata la prima condanna a morte in ergastolo
È un detenuto malaysiano il primo condannato a morte a Singapore che ha visto la propria pena commutata con l’ergastolo per la nuova legge che ha eliminato l’obbligatorietà della pena capitale per i reati di omicidio e traffico di droga.
L’avvocato ha basato la propria difesa sul fatto che il suo assistito, un operaio edile di 23enne, aveva da poco compiuto 18 anni quando uccise in una rapina una guardia di sicurezza e, riporta la stampa singaporiana, ha fatto leva sul basso quoziente d’intelligenza del ragazzo.
Approvata lo scorso anno, la norma che ha eliminato la pena di morte obbligatoria è entrata in vigore lo scorso gennaio e ha portato a rivedere i casi di almeno 30 detenuti in attesa di esecuzione, secondo i dati dell’associazione Nessuno tocchi Caino.
MALAYSIA – Grane per il nunzio vaticano
Non si placano le polemiche attorno al nunzio vaticano in Malaysia. Gruppi islamici hanno chiesto l’espulsione dell‘arcivescovo Giuseppe Marino, accusato di ingerenze per aver sostenuto l’uso del nome Allah in riferimento a Dio nella traduzione della Bibbia in bahasa melayu.
Arrivato sei mesi fa Marino, primo ambasciatore della Santa Sede nel Paese a maggioranza musulmana, è stato definito un “nemico dello Stato” e accusato di ingerenza.
La controversia risale al 2008 quando la chiesa locale avviò un procedimento contro la decisione del governo di limitare l’uso del nome Allah ai soli musulmani. Il ricorso presentato da Kuala Lumpur contro la decisione del tribunale che diede ragione ai cattolici nel 2009 deve ancora essere esaminato dall’Alta corte.
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