E’ finita un’epoca. La fabbrica del mondo sta diventando il mercato più desiderato al mondo. Uno dei ‘per saperne di più’ del primo numero di L’Asia è vicina una rivista per iPad focalizzata sull’Asia i cui testi sono disponibili anche per tutti gli altri tablet. E’ una scommessa che abbiamo fatto con il manifesto. Speriamo abbia lunga vita, lunedì il prossimo numero.
«Ho scritto The End of Cheap China quando ho capito che la maggior parte degli articoli che leggevo sulla stampa occidentale perpetuavano miti e nozioni ormai datate omettendo la grande trasformazione che sta subendo la Cina. Volevo sfatare i miti e fornire alle aziende occidentali una guida su come vendere in questo paese» Così Shaun Rein, nel febbraio 2012
Il mercato, che lo si voglia o meno, ci racconta molto della società. Non tutto. E questo è un libro scritto dal fondatore e direttore del China Market Research Group. È l’analisi lucida di una persona che è arrivata in Cina a metà degli anni Novanta e che fa ricerche di mercato per mestiere da quindici anni. Non ultimo, per sua storia personale (e anche grazie agli amici di famiglia della moglie, tra cui hanno figurato Zhou Enlai e Mao Zedong), ha accesso alle sfere più alte delle élite cinesi: politici e multimiliardari.
Sono le sfere che decidono la direzione che prenderà la Cina, ma sono anche quelle che dirigono l’informazione. Quindi attenzione: è un libro che ci aiuta a comprendere i consumatori cinesi, ma su cui esercitare il senso critico quando si arrischia in analisi storiche, sociologiche o politiche. Per darvi un’idea del pubblico a cui si rivolge, vi basti sapere che diverse banche occidentali l’hanno distribuito ai loro impiegati in Cina.
The End of Cheap China ci dimostra che la Cina non è più il calderone da cui attingere lavoro a basso costo. Un solo dato: nel 2011 gli stipendi di 21 sulle 31 regioni cinesi sono aumentati del 22 per cento, In pratica la Cina da fabbrica del mondo si sta trasformando nel mercato a cui tutte le aziende anelano. Ma sarà un mercato di un certo tipo: beni di lusso, marche che fanno tendenza e – sopratutto – cibo di qualità.
Tralascia il fatto che i continui scandali alimentari e legati all’inquinamento stanno risvegliando una coscienza di critica politica. Non nei ricchi, che possono ormai permettersi di vivere ovunque, né nei poveri, accecati dai propri stipendi che aumentano di due cifre ogni anno. Ma proprio in quella classe media in esplosione, che anela al giorno in cui avrà una macchina e un appartamento di proprietà, ma è sempre più consapevole che difficilmente riuscirà a realizzare il proprio sogno. Sono 350 milioni.