Non è strano che Giancarlo De Cataldo sia stato invitato a parlare alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università del Popolo, a Pechino. Accade infatti che un magistrato (anche se straniero) possa essere accolto a parlare nella più prestigiosa scuola di legge della Repubblica Popolare Cinese. La stranezza, semmai, è che De Cataldo si presenti come uno scrittore, anziché come uomo di legge.
Ed è stata questa la cosa più sbalorditiva per moltissimi studenti cinesi di giurisprudenza presenti all’incontro con lo scrittore italiano. Per altro, bisogna aggiungere, a mediare la conferenza era proprio un loro docente, He Jiahong. Quest’ultimo oltre a insegnare legge, scrive anche romanzi.
Il doppio ruolo di uomo di legge e autore è stato dunque il tema centrale di tutta la conferenza. “Come fa un giurista – considerato in Cina come un personaggio freddo e cinico – ad essere anche scrittore?”, si sono chiesti gli studenti.
In un sistema legislativo come quello cinese dove i magistrati fungono da macchine che applicano le leggi alla lettera e senza sconti di pena, De Cataldo ha voluto puntare l’attenzione sul lato più umano del mestiere di giudice. Le leggi, infatti, vanno semplicemente interpretate e questa è un’operazione che solo l’uomo può fare: si tratta di un’attività che non può rientrare in nessun calcolo matematico né essere svolto da una macchina.
Inoltre in Italia – diversamente da quanto accade in Cina – il giudice è tenuto a scrivere, fare resoconti dettagliati e giustificati delle decisioni che prende e delle sentenze che emette: si fa in fretta a prendere dimestichezza con l’arte della scrittura. E possono nascere grandi scrittori.
De Cataldo, diventato giudice di sorveglianza carceraria in giovane età, è poi passato negli anni Novanta ad occuparsi del caso della ben nota “banda della Magliana”, cui si ispira il suo principale successo, “Romanzo criminale”. Il suo romanzo, una sorta di American Tabloid all’italiana, oltre al successo, ha anche disegnato traiettorie stilistiche e di genere, divenute poi con gli anni di grande successo. Il suo utilizzo delle carte processuali, mixate a una dose di fiction, ha creato uno stile inconfondibile e in grado di rappresentare eventi del passato, per parlare della società contemporanea. Da questa linea di ispirazione in Italia è partita la riflessione sul genere della Nuova Epica Italiana (NIE) che coinvolge, oltre a De Cataldo, anche Carlo Lucarelli, anch’egli presente al convegno pechinese.
Al contrario che in Cina, infine, il mercato editoriale italiano sembra non essere invece spaventato dalla verve letteraria non solo di magistrati, ma anche di poliziotti, avvocati o anche carabinieri. Lo ha sottolineato lo stesso De Cataldo, lo confermano molti dei titoli pubblicati in Italia.
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