Intrigo a Shanghai

In by Simone

Shanghai anni ’30, il paradiso degli avventurieri. Un omicidio, un giovane fotografo, un’indecifrabile donna d’affari russa e la moglie bellissima e misteriosa di un funzionario del partito nazionalista. E ancora rivoluzionari comunisti e società segrete. Ecco quanto troverete in Intrigo a Shanghai (Sellerio editore, € 16).
Un giovane fotografo. Un’indecifrabile donna d’affari russa. La moglie bellissima e misteriosa di un funzionario del partito nazionalista. Rivoluzionari comunisti e società segrete. Poi, un coro di personaggi di ogni estrazione, dal giornalista del periodico scandalistico al rivoluzionario comunista coreano, dal barone-imprenditore belga e tutti gli ingessati membri dello Shanghai Paper Hunt Club, riservato ai soli stranieri della città, fino ad arrivare allo "sbirro" buono della concessione francese.

È difficile riassumere in poche frasi Intrigo a Shanghai, l’ultimo libro di Xiao Bai, nome di penna di un autore finora sconosciuto in Italia ed Europa. Un’opera complessa, in cui si intrecciano le storie di oltre quaranta personaggi, e che trascina il lettore nel ritmo frenetico di una città imprevedibile ma dal fascino unico.

Shanghai anni ’30. Quella che oggi è la città più popolosa della Cina (nell’area metropolitana abitano, secondo dati del 2010, più di 23 milioni di persone) già a quell’epoca era una città cosmopolita. Un centinaio di anni prima, i commercianti inglesi avevano visto in Shanghai, per la sua posizione alla foce dello Yangtze, un centro dalle notevoli possibilità di sviluppo dal punto di vista commerciale. Bisognava rompere l’isolamento commerciale cinese e quel sistema che permetteva gli affari solo a sud, a Canton.

Fu poi in seguito al trattato di Nanchino del 1843 che Shanghai venne trasformata in un porto aperto al commercio con gli stranieri. L’accordo che stabilì formalmente i termini della sconfitta cinese in seguito alla guerra dell’oppio contro la Corona britannica, e l’apertura forzata dell’Impero Qing al commercio internazionale, aveva avuto l’effetto di trasformare quello che fino ad allora era stato un piccolo villaggio di pescatori in una città d’importanza strategica.

Ed ecco allora la nascita della "concessioni", in cinese zujie. Vere e proprie città nella città in cui gli stranieri potevano risiedere e fare affari, non solo danno il titolo all’edizione cinese del libro, uscito quest’anno in Italia per Sellerio, nella traduzione di Paolo Magagnin. Sono soprattutto il palcoscenico della "commedia umana" narrata dal 42enne Xiaobai, scrittore freelance al suo secondo romanzo lungo.

La vicenda ruota intorno alla figura di un giovane fotoreporter, figlio di un commerciante francese partito per la Grande guerra e mai più tornato a Shanghai e della sua amante cinese. Il ragazzo, la cui passione per la fotografia nasce proprio dalle cartoline che il padre inviava dal fronte, lavora a diretto contatto della Shanghai della criminalità e del malaffare. Cadaveri, scenari di rapimenti e omicidi e "tutte le forme di umanità più anormali e malsane", i suoi soggetti prediletti.

Xue Weishi, per tutto il libro Xiao Xue, il "giovane" Xue, assecondando un po’ ingenuamente la propria passione per le donne, si ritrova coinvolto suo malgrado in un giro d’affari di traffico d’armi di portata internazionale, che collega Russia, Vietnam e Hong Kong. Una fitta trama che punta però a un’unica meta: rovesciare lo status quo shanghaiese, quello delle concessioni straniere e delle società segrete. Croce e delizia per Xiao Xue, l’incontro con la signorina "Meiye", al secolo Therese Irxmayer, russa di Shanghai, di professione – almeno ufficialmente – gioielliera.

Xiao Xue ne diventa amante e, in seguito all’intuizione del comandante Sarly, capo dell’Ufficio politico della polizia della concessione francese, si ritroverà addirittura a indagare su di lei e sul suo legame con l’omicidio, che fa da prologo al romanzo, di Cao Zhenwu, un alto funzionario del partito nazionalista cinese.

L’intreccio è costruito in maniera sapiente con capitoli snelli e un linguaggio asciutto: nella labirintica Shanghai delle concessioni ogni personaggio è vittima o protagonista di un doppio gioco. È la Storia, insieme con l’ambientazione rievocata nel dettaglio – il porto, le strade della concessione francese e dei quartieri centrali, le sale da té, gli alberghi – a costituire il telaio del complesso gioco di incastri delle vicende dei singoli personaggi, che rimangono sospese tra la finzione e la realtà storica.

"La storiografia moderna ha sempre desiderato rompere gli schemi della narrazione storica cercando di rappresentare suoni, odori, atmosfere e sentimenti del passato", ha dichiarato Xiao Bai in una recente intervista con il quotidiano China Daily. "Credo che il romanzo possa essere uno strumento migliore per gestire questo bisogno".

Il risultato è un ritratto a tutto tondo di un’epoca fondamentale non solo per la storia della città di Shanghai ma per la Cina stessa. Nei primi anni Trenta, ha spiegato ancora Xiao Bai al China Daily, si possono rintracciare le radici della "vitalità della città", a quel tempo considerata il paradiso degli avventurieri. Una vitalità che oggi non è più la stessa, e anzi è "uniformata e istituzionalizzata".

Al di là del paragone con Balzac, Xiao Bai restituisce al lettore una Shanghai emozionante, e un ritratto fedele della società composita che la abitava. E riesce soprattutto a riportare in vita quell’"odore della nebbia umida dello Huangpu", "della muffa sulle zanzariere, misto a uno strano profumo di incenso", dell’"Asia del tempo che fu", oggi soffocata dal cemento dell’urbanizzazione.

*Marco Zappa nasce a Torino nel 1988. Fa il liceo sopra un mercato rionale, si laurea, attraversa la Pianura padana e approda a Venezia, con la scusa della specialistica. Qui scopre le polpette di Renato e che la risposta ad ogni quesito sta "de là". Va e viene dal Giappone, ritorna in Italia e si ri-laurea. Fa infine rotta verso Pechino dove viene accolto da China Files. In futuro, vorrebbe lanciarsi nel giornalismo grafico.