Il Presidente alla fiera dei laureandi

In by Gabriele Battaglia

Tra problemi interni e calo della domanda internazionale, più della metà dei futuri laureati cinesi ancora non ha un contratto. E la contrazione del mercato del lavoro li preoccupa. A dar loro coraggio, a sorpresa, è intervenuto il presidente Xi Jinping durante una fiera del lavoro a Tianjin. La leadership c’è. Dopo i pescatori e i tassisti, gli studenti. Le comparse a sorpresa del presidente cinese Xi Jinping sembrano avere ormai un filo conduttore: dove c’è potenziale crisi, arriva lui a rassicurare. In questo, bisogna riconoscerlo, agisce con più tempismo dell’ex premier Wen Jiabao, che veniva di solito spedito in fretta furia sul luogo di disastri già avvenuti.

Così, Xi ha fatto ieri visita a una fiera del lavoro di Tianjin, dove duecento universitari in procinto di fare ingresso nel sempre più complicato mondo delle professioni, si accalcavano a caccia di speranze. Sono parte di quell’esercito dei sette milioni che anche quest’anno cercheranno di sbarcare in un mercato competitivo dove – recitano le cronache – settecentomila giovani non hanno trovato collocazione l’anno scorso.

Xi si è fermato un’ora e mezza, ha fatto un giro per gli stand, ha chiacchierato con gli operatori e con i ragazzi, ha riconosciuto che trovare lavoro non è per nulla facile e ha incassato l’applauso entusiasta di tutti i convenuti. Secondo gli osservatori, la comparsa del presidente vuole dimostrare che la leadership ha ben presente il problema dell’occupazione e che se ne occuperà.

Che la Cina abbia problemi occupazionali può suonare strano ad orecchi occidentali. Il punto è che le aspettative delle nuove generazioni aumentano, mentre la crescita economica rallenta per la prima volta dopo decenni. Qualche analista parla già di “hard landing” (il passaggio dalla crescita accelerata alla crescita zero, come anticamera della recessione), ma quella che sta avvenendo in Cina è in realtà una grande trasformazione dell’economia: meno quantità e più qualità, meno velocità e più equilibrio. Lo scopo della leadership è quello di traghettare il Dragone tra le economie evolute. Ma nel frattempo, il rischio è che qualcuno resti senza lavoro.

Così, Xi ha fatto vedere a tutti che Pechino ha bene presente il problema. Il microblog dell’agenzia ufficiale Xinhua riporta che il presidente ha anche partecipato a una tavola rotonda con i disoccupati di Tianjin e con i locali rappresentanti dei laureati. Xi ha detto in quella circostanza che avere un lavoro è “il fondamento della vita delle persone”, e che solo lo sviluppo economico può generare occupazione e risolvere un problema divenuto ormai globale.

L’Economic Information Daily, una testata gestita da Xinhua, riporta che a venerdì corso circa il 55 per cento degli studenti in procinto di laurearsi non avevano ancora trovato lavoro. Sono numeri che potrebbero non impressionare eccessivamente un europeo, ma non dimentichiamo che qui il “patto sociale” su cui si regge il sistema è fondato sulla promessa, da parte del Partito, di allargamento del benessere a un miliardo e trecento milioni di cinesi. E il lavoro ne è il presupposto necessario.

Invece, il mercato occupazionale sembra essere in calo. Una recente indagine ufficiale tra 500 datori di lavoro ha rivelato che le loro imprese hanno oggi in media il 15 per cento in meno di posizioni disponibili rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Alla radice, la contrazione della domanda internazionale e le turbolenze interne.

Per risolvere il problema, il governo si è lanciato i una serie di misure per creare occupazione, stimolando i governi locali a farsene interpreti. Tra le novità, c’è la concessione di crediti privilegiati ai laureandi, affinché si mettano in proprio e creino nuove imprese, e il rilassamento dello hukou, il sistema di residenza obbligatoria che vincola i cinesi al proprio luogo natale. Si vuole insomma creare più mobilità, visto che lo Stato non è più in grado di garantire la famosa tie fanwan, la “ciotola di ferro” con cui si indicava il posto fisso statale, né più lo vuole. Quei tempi sono passati da un pezzo.

[Scritto per Lettera43; foto credits: china.org.cn]