Un Dragone alla porta dell’India

In by Gabriele Battaglia

Nepal e Cina sono sempre più vicini. Pochi giorni fa, i media cinesi e nepalesi hanno mostrato la cerimonia di apertura di un porto a secco al confine con il Tibet. La Cina continua a investire nel paese hymaliano. Da una parte tenta di tenere sotto controllo il Tibet. Dall’altra, di aprirsi un varco commerciale verso l’India. Recentemente l’ambasciatore cinese a Kathmandu, Nepal, è stato fotografato mentre indossava un berretto tradizionale nepalese e una sciarpa di seta, intento a scavare con una vanga. L’occasione – ripresa da tutti i media nepalesi e cinesi, è stata offerta dall’apertura di un porto a secco realizzato al confine con il Tibet.

“Una photo opportunity che indica l’ultimo di una serie di grandi progetti che sottolineano la crescente influenza economica della Cina in Nepal, dove si stanno costruendo strade e investendo miliardi di dollari”, come affermato la mattina dell’11 marzo dal quotidiano di Hong Kong, South China Morning Post. L’interesse della Cina nei confronti del Nepal può essere vista sotto diverse sfumature: in primo luogo rappresenta un investimento che consente alla Cina di aprirsi varchi commerciali importanti verso un mercato che fa gola a Pechino, ovvero l’India.

In secondo luogo permette alla Cina di tenere sotto controllo la minoranza tibetana, nell’ambito di un discorso di integrità territoriale, da sempre molto caro a Pechino.

Il rapporto tra Dragone e Nepal, ha le sue ragioni in un duplice interesse da parte di entrambi i paesi. Il Nepal ha fame di energia, la Cina ha i soldi: così gli investimenti del Dragone nel paese coinvolgono anche 1,6 miliardi di dollari per la costruzione di una centrale idroelettrica, che si prevede estenda l’erogazione di energia per 14 ore al giorno in inverno. Nel frattempo, la Cina ha anche completato 22 chilometri di strada che collegano le pianure meridionali del paese con la contea tibetana di Kyirong: si tratta del percorso carrozzabile via terra più breve per collegare la Cina e l’India. 

Secondo gli analisti internazionali, infatti, l’impegno “nepalese” della Cina avrebbe un unico scopo, che coinvolge la politica estera di Pechino, desiderosa di aprirsi un varco importante verso gli enormi mercati indiani. “Sono sicuro che questi progetti infrastrutturali contribuiranno all’influenza cinese in Nepal ma hanno un duplice scopo” ha dichiarato Purna Basnet, un commentatore politico nepalese. “Per la Cina sarà più facile portare i propri prodotti in India, attraverso il Nepal”. Non a caso – come riportano i media nepalesi e cinesi, c’è un discorso già avviato tra le autorità riguardo un collegamento ferroviario tra Kathmandu e il Tibet.

Il Nepal – dalla fine di una sanguinosa e decennale guerra civile nel 2006 – ha visto l’emergere dei ribelli maoisti come il più grande partito politico. Una vicinanza ideologica che ha visto la Cina approfittarne, per aprire la strada verso il più importante e vasto mercato indiano. L’ambasciatore cinese Yang Houlan qualche settimana fa ha pubblicato un suo articolo sul Republic, quotidiano nepalese in lingua inglese, nel quale ha delineato la visione di Pechino rispetto a Kathmandu, rappresentata come “un gateway commerciale verso Nuova Delhi”.

C’è infine un’ulteriore valutazione della ritrovata vicinanza tra Cina e Nepal: secondo molti osservatori internazionali, gli investimenti cinesi in Nepal costituirebbero una parte essenziale della sua strategia per reprimere disordini a casa: “la Cina – ha scritto il quotidiano di Hong Kong – è un paese di 55 minoranze etniche dove la povertà è una grave minaccia per la sicurezza”. Secondo l’analista Lekhnath Paudel, di Katmandu, “in Tibet i disordini sono notevolmente aumentati, così gli investimenti cinesi in Nepal dovrebbero essere intesi nel contesto di integrità della Cina, un fattore molto importante nella politica di Pechino”.

[Scritto per Lettera43; foto credits: oknation.net]