Dopo le rinunce di giudici e avvocati è la mancanza di fondi a mettere in difficoltà il Tribunale speciale per i crimini di guerra in Cambogia. In Malaysia sale la tensione attorno al villaggio occupato dai seguaci del sultanato di Sulu e in Corea del Sud Park non riesce a formare un governo.
CAMBOGIA – Sciopero al Tribunale sui crimini dei Khmer rossi
Udienze sospese al Tribunale speciale per i crimini di guerra in Cambogia per lo sciopero di almeno trenta impiegati dello staff dei traduttori, che non ricevono lo stipendio da tre mesi. La protesta era nell’aria da tempo. I traduttori sono soltanto una parte degli oltre 270 dipendenti della corte che denunciano i mancati pagamenti.
I dibattimenti sono stati rinviati. Il ruolo dei traduttori è essenziale all’interno della macchina organizzativa in cui sono utilizzate tre lingue: il francese, l’inglese e il cambogiano.
Già in passato il tribunale aveva lamentato problemi al bilancio, sebbene nell’arco di tempo tra l’istituzione nel 2006 e il 2011 siano stati spesi 141 milioni di dollari. Ai problemi finanziari si aggiungono quelli politici, con le rinunce di giudici e avvocati ai propri incarichi per aver ricevuto pressioni esterne.
In sette anni la corte è arrivata a un solo verdetto: la condanna all’ergastolo di Kaing Guek Eav, capo del famigerato carcere S-21 durante il regime dei Khmer rossi al potere in Cambogia tra il 1975 e il 1979.
Alla sbarra resta il vertice del regime. Gli imputati sono l’ex capo di Stato, Khieu Samphan, di 81 anni, l’ideologo Nuon Chea, 86 anni, e l’ex ministro degli Esteri, Ieng Sary, di 87 anni. L’età e le condizioni di salute hanno portato più volte all’interruzione del processo.
Contro ulteriori incriminazioni si è schierato il governo di Phnom Penh al cui interno, a partire dal primo ministro Hun Sen, siedono molti esponenti schierati in gioventù con Pol Pot e compagni.
MALAYSIA – Tensione a Sabah
Sale la tensione a Sabah, in Malaysia, dove il governo di Kuala Lumpur ha inviato nuove truppe per fronteggiare i ribelli filippini che da due settimane occupano un villaggio nella regione rivendicata come parte di un antico sultanato. La situazione di stallo è degenerata venerdì quando gli scontri a fuoco tra gli occupanti e la polizia hanno fatto almeno 27 morti, di cui otto agenti.
Il primo ministro malaysiano, Najib Razak cedendo alle pressioni interne, ha dato ordine di adottare ogni misura necessaria per porre fine alla faccenda. Dal canto suo il presidente filippino, Benigno Aquino, ha inviato il ministro degli Esteri, Albert del Rosario, in Malaysia e esorta alla calma criticando l’uso delle armi.
Gli occupanti, seguaci dell’autoproclamato sultano Jamalul Kiram III, rivendicano il territorio come parte di un regno che comprendeva le isole meridionali delle Filippine e parte del Borneo.
COREA DEL SUD – Le scuse di Park ancora senza un governo
Quando è trascorsa appena una settimana dall’insediamento come prima presidentessa della Corea del Sud, Park Geun-hye ha dovuto chiedere scusa ai cittadini perché il Paese è ancora senza un governo.
L’opposizione fa ostruzionismo contro le nomine. Sotto accusa il trasferimento delle deleghe per il commercio dagli Esteri a un apposito dicastero e la decisione di far ricadere il settore dell’informazione sotto un nuovo ministero che include Scienza e Tecnologia. Per l’opposizione liberale si tratta di uno strumento per mettere la stampa sotto il controllo del governo. Questo in un Paese in cui i grandi organi di informazione sono già considerati influenzati dal potere.
Per Park è l’ennesimo ostacolo dopo la rinuncia di Kim yong-joon alla poltrona di premier prima ancora di prendere l’incarico perché coinvolto in un presunto caso di evasione fiscale.
Dal canto suo Park ha criticato l’opposizione perché così facendo metterebbe a rischio l’avvio degli ambiziosi programmi sociali per i quali la presidentessa si è impegnata in campagna elettorale. Oltre a lasciare Seul senza governo mentre continuano le provocazioni nordcoreane.
[Foto credit: blogs.cfr.org]