Il principale museo di Taiwan si è rifiutato di esibire nel corso di una mostra d’arte, due sculture cinesi di proprietà del designer francese Yves Saint Laurent. Sono le statue al centro di un caso controverso, divenuto noto alcuni mesi fa quando un cinese tentò di riportarli in Cina. Pechino, infatti, ha immediatamente chiesto al direttore del National Palace Museum di Taipei di riavere indietro quelle statue. Non era più possibile, ha risposto il direttore.
Si tratta dei due bronzi della dinastia Qing, sequestrate illegalmente nel 1860 con l’invasione delle forze francesi e britanniche alla fine della seconda guerra dell’oppio. Tempo fa un cinese aveva fatto un’offerta per riportarli in patria. Si era poi tirato indietro, adducendo come motivazione la mancanza dei soldi promessi (circa 15,7 milioni di euro), scatendando un vero e proprio caso mediatico in Cina.
Chou Kung-shin, direttore del National Palace Museum di Taiwan, ha detto di aver incontrato il signor Berge, proprietario attuale delle opere, ma di non avere raggiunto alcun accordo al riguardo. "In conformità con l’etica professionale del museo, non possiamo esporre manufatti contestati", ha detto ai giornalisti. Secondo Berge, invece, la motivazione di Taiwan sarebbe da spiegarsi con il timore di “creare, nel caso avessero esposto i pezzi, un pomo della discordia con la madrepatria”.
Nel frattempo, Taiwan e la Cina hanno aperto la prima mostra congiunta nei propri principali musei. Cosa che non accadeva da sessant’anni. "Questa mostra è un indicatore della buona collaborazione lanciata tra i musei già dallo scorso anno", ha detto Zheng Xinmiao, il capo del Palace Museum di Pechino.