Due quotidiani di un piccolo villaggio cinese. Uno che difende e propaganda l’operato del Partito Comunista, l’altro impegnato tra mille difficoltà logistiche e finanziarie, a svelare le malefatte delle autorità. Una storia nata tempo fa e tornata d’attualità in questi giorni.
“Se ripeti la stessa bugia per cento volte, questa si trasformerà in verità”. È su questo detto che si basa l’inedita concorrenza tra il giornale del Partito e una freepress indipendente in un piccolissimo villaggio della Cina settentrionale nella regione dello Hebei. Il giornale del Partito si chiama Gaoying News e il suo concorrente indipendente La Voce del Popolo: una storia complicata di quelle che si intrecciano a potere, scandali finanziari, corruzione, elezioni e ingiustizie perpetrate dai più forti sui più deboli.
Intanto, la Voce del Popolo – che non garantisce una pubblicazione quotidiana e quando i suoi redattori riescono a mettere insieme due o tre storie viene editato dai due fondatori (gli unici ad aver ricevuto un’educazione scolastica superiore) – è impaginato, stampato e distribuito in 3mila copie. Il costo totale di ogni numero è di poco superiore ai cento euro e all’inizio era pagato interamente dai fondatori nonostante fossero disoccupati. Ora è diviso tra le circa 40 persone che ruotano intorno al progetto. Di contro, secondo i giornalisti del quotidiano di “opposizione”, il Gaoying News sarebbe solo un contenitore di comunicati ufficiali: nessuno ha mai visto i suoi reporter intervistare qualcuno del posto.
La faida tra le due testate si è fatta più intensa a partire dallo scorso marzo, quando il governo locale ha accettato di rieleggere il comitato di villaggio, ammettendo l’esistenza di una grossa insoddisfazione su come era stato gestito il villaggio. Secondo il Global Times, spinoff in lingua inglese dell’organo di stampa del Partito a livello nazionale, il nuovo giornale sarebbe nato dalla “voglia personale di vendetta” di He Jianguo, uno dei due fondatori. Quest’ultimo infatti avrebbe perso il lavoro all’interno di una fabbrica statale nel 2010 e da sempre si è opposto al piano di ricollocamento dei residenti.
Il nodo da cui tutto parte, infatti, è la consueta storia cinese legata agli espropri forzati. Gaoying, alla periferia nordorientale della città di Shijiazhuang, tutta insieme fa circa 10 milioni di abitanti. Qui vivevano circa 8mila persone, la maggior parte delle quali lavorava nelle vicine fabbriche di medicinali e fertilizzanti. Ma nel 2009, quando il nuovo capovillaggio He Chunlu è stato eletto, la maggior parte di loro hanno subito uno sfratto forzato e le loro terre sono state rivendute dal governo locale agli sviluppatori immobiliari che avevano previsto in quell’area una serie di appartamenti di lusso.
Così degli ottomila residenti ne sono rimasti solo un paio di centinaia e anche per loro la vita non è affatto semplice: il governo locale gli ha tagliato la fornitura d’acqua. Un abitante ha dichiarato al Telegraph che pensa che il capovillaggio abbia venduto le loro terre per il proprio tornaconto personale. “Questa terra vale 230mila euro per ettaro ma è stata venduta a meno della metà. Devono averci preso delle mazzette”.
La Voce del Popolo, che in un primo momento si è chiamato Il Cuore della gente di Gaoying, è diventato noto, proprio per aver denunciato le espropriazioni forzate delle terre, le demolizioni e la corruzione dei quadri di Partito locali. Finora non sono riusciti a provare le proprie accuse in modo evidente, hanno spiegato i fondatori della freepress, ma nel frattempo hanno pubblicato fotografie che testimoniano la ricchezza smisurata dei funzionari. Il capovillaggio ha tre Audi, di cui una di un valore che supera i centomila euro in Cina. Prima di vincere le elezioni – pratica comunque piuttosto diffusa nelle campagne cinesi – lo stesso funzionario avrebbe offerto un banchetto luculliano a circa cinquemila persone. Il quotidiano free pres ha anche pubblicato un diagramma che semplificava tutte le complesse relazioni di amicizie e affari del capovillaggio.
Per tutta risposta l’ufficiale Gaoying News ha pubblicato articoli contro le cosiddette “case-chiodo” ovvero quegli edifici abitati da chi si oppone alle riallocazioni che costellano le lande di calcinacci che seguono gli espropri forzati impedendo di fatto ai progetti di ricostruzione di passare alle fasi operative. Inoltre denunciava con forza che “il cosiddetto Cuore della gente di Gaoying è pieno di menzogne e diffamazioni”. Il Cuore della gente di Gaoying nel novembre scorso era stato costretto a chiudere, in quanto definito “pubblicazione illegale” dalle autorità. È rinato non molto tempo dopo, con il nome che porta ancora e lo stesso piglio “ribelle”, La Voce del Popolo.
[Scritto per Lettera43: foto credits: Global Times]