In Xinjiang prosegue il black out totale comunicativo, sommato ai vari rumors che ogni giorno si susseguono, in uno stillicidio di minacce e paure. Alcuni occidentali presenti là riescono a comunicare con l’esterno, ma vivono in una sorta di limbo in cui è difficile capire quanto stia succedendo nel resto del mondo.
In Xinjiang non arriverà quindi la novità della giornata, ovvero l’invito ad ua guerra santa contro i cinesi, da parte di uno tanti dichiarati membri, o supposti capi, di Al Quaeda.
"Non c’è modo per rimuovere l’ingiustizia e l’oppressione senza un autentico ritorno alla loro religione – ha detto Al Libi, definito un importante militante del gruppo Al Quaeda- senza seri preparativi per la jihad sul sentiero di Dio Onnipotente e senza imbracciare le armi di fronte a questi invasori (ovvero i cinesi)". E ancora: "Lo stato dell’ateismo sta per crollare. Patirà la stessa sorte dell’orso russo (ovvero l’ex Unione Sovietica)", denunciando inoltre i massacri contro gli Uiguri allo scopo di annientare la loro identità.
Al-Libi ha inoltre aggiungto, nel video mandato on line da un sito arabo, che "è un dovere per i musulmani oggi sostenere i loro fratelli feriti e oppressi nel Turkestan Orientale", usando il nome che i musulmani usano per chiamare quello che è ufficialmente il Xinjiang, regione della Cina.