In India si riduce il budget lordo per le ferrovie e il governo si vede costretto ad aumentare le tariffe di viaggio. Nello Sri Lanka, secondo Human Rights Watch, continuerebbero gli stupri ai danni dei Tamil, mentre a Singapore vengono arrestati quattro autisti cinesi per aver istigato i colleghi a scioperare. INDIA – Ridotte le spese per la rete ferroviaria
Anche l’India sceglie l’austerità. Per la prima volta da anni, il governo di Delhi ha deciso di tagliare il budget federale nel tentativo di tenere a freno il deficit fiscale. E la nuova politica economica del governo non risparmia le ferrovie a cui verrà destinato un budget lordo di circa 5 miliardi di dollari per il prossimo anno fiscale, in calo rispetto all’anno precedente.
La rete ferroviaria indiana serve circa 20 milioni di abitanti ed è la quarta più estesa del mondo. Tuttavia risente ancora di anni di scarsi investimenti e inefficienza della politica. Oggi il sistema ferroviario del paese è sotto attacco per la sua fatiscenza, causa principale dei continui ritardi di treni passeggeri e treni merci, il costante sovraffollamento e il numero elevato di incidenti. Tutti fattori che mettono a rischio la competitività della terza più grande economia asiatica.
Ora al premier Singh tocca la sfida di modernizzare la rete senza indispettire gli utenti, ottimo bacino elettorale, in vista delle elezioni a maggio del prossimo anno. Molti utenti denunciano la mancanza di sicurezza e l’inaffidabilità della rete. Altri, inoltre, appartenendo alle fasce più povere della popolazione, vedono i prezzi accessibili dei treni come un vero e proprio diritto intoccabile.
Il governo tuttavia ha già dovuto prendere delle decisioni impopolari. A gennaio scorso per la prima volta in dieci anni, il Ministero ha introdotto un aumento dei prezzi base dei biglietti del 21 per cento: una mossa necessaria per pagare gli stipendi a più di un milione di persone, tra dipendenti e pensionati.
Dopo la presentazione del nuovo budget, il ministro delle ferrovie, Pawan Kumar Bansal, ha comunque smentito che a breve ci sarà una nuova tornata di aumenti.
SINGAPORE – In carcere quattro autisti cinesi per aver fomentato lo sciopero
Quattro autisti di autobus di origine cinese sono stati incarcerati per un periodo fino a 7 settimane per avere fatto da "istigatori" durante uno sciopero, il primo in trent’anni, che ha paralizzato la città-stato a novembre 2012.
I tre, tutti sotto i 40 anni, sono ex autisti dell’azienda Smrt, legata allo Stato. Sono stati tutti condannati al carcere per cospirazione.
Uno dei tre He Jun Ling avrebbe convinto via Internet i colleghi a stare lontani dai loro posti di lavoro e per questo è stato condannato a 7 settimane di carcere. Il massimo della pena per tali reati è un anno più circa 1200 euro di multa.
Da tempo gli autisti cinesi di Singapore lamentano condizioni lavorative meno favorevoli rispetto ai loro colleghi malesi e singaporeani: soprattutto stipendi più bassi e dormitori in scarse condizioni igienico-sanitarie.
SRI LANKA – Abusi sessuali sui Tamil
Uno studio di Human Rights Watch rivela che le forze di sicurezza dello Sri Lanka hanno commesso violenze sessuali sui prigionieri di etnia Tamil.
Il rapporto di 141 pagine prende in esame 75 casi denunciati di abusi su uomini, donne e minorenni rinchiusi tra il 2006 e il 2012 in centri di detenzione ufficiali e non. Il governo dello Sri Lanka ha etichettato il rapporto come "spazzatura" e "menzogne".
Almeno 100 mila persone sono morte in un conflitto durato 26 anni tra le truppe governative e le Tigri di liberazione dell’Eelam tamil, che lottano per l’indipendenza. Nel 2009, le Tigri sono state sconfitte.
Secondo Human Rights Watch gli stupri non si sarebbero fermati, anzi continuerebbero in quanto "politicamente motivati". "Le forze di sicurezza dello Sri Lanka – aggiunge Brad Adams, direttore per l’Asia della ong – hanno commesso un numero non dichiarato di stupri a danno di prigionieri Tamil, sia uomini sia donne".
Ogni uomo o donna di etnia tamil arrestato con il sospetto di appoggiare le Tigri tamil sarebbe ancora oggi a rischio tortura: "non sono solo atrocità da stato di guerra, ma continuano ancora oggi".
[foto credits: hrw.org]