Bo Xilai in sciopero della fame

In by Simone

Bo Xilai si rifiuterebbe di collaborare con gli investigatori cinesi e sarebbe entrato più volte in sciopero della fame, finendo anche ricoverato in un ospedale di Pechino. Così dicono alcune fonti alla Reuters. Bo Xilai, l’ex "Nuovo Mao" della Cina, continua a stupire. Bo Xilai ha saputo creare un capolavoro politico, in Cina, grazie alla sua personalità, al suo carisma e alla sua astuzia e abilità nel muoversi e reagire a situazioni sempre diverse. Come quando, a causa della morte del padre Bo Yibo venne relegato nell’apparente inferno di Chongqing. Fu allora che Bo seppe raccogliere energie e idee per dare vita a quello che ormai passa alla storia come “modello Chongqing”. Un sistema amato e apprezzato da molti cinesi, osservato con curiosità dall’estero non senza qualche sospetto e timore (si è sempre trattato di un leader dall’attitudine al comando piuttosto "marcata”), contenuto e infine spezzato dall’alta politica che ha sede a Pechino.

E ora Bo Xilai, che si ritrova a dover rispondere a funzionari che prima forse non degnava neanche di uno sguardo, al contrario della moglie e di tanti altri, non pare voler accettare un’uscita di scena silenziosa, o come gli era stata preparata. Secondo fonti della Reuters, infatti, Bo Xilai starebbe rifiutandosi di collaborare, sarebbe anche entrato più volte in sciopero della fame, con la necessità di essere ricoverato per le sue condizioni in un ospedale di Pechino.

Barba lunga, non ha denunciato condizioni di trattamenti disumani o torture, ma ha cercato di fare valere il suo rango, del passato più recente e quello ancor più nobile del padre, uno degli Otto Immortali, rifiutando di comportarsi come un detenuto qualsiasi. La sua vicenda ha costituito il più grande scandalo politico degli ultimi trent’anni in Cina. Bo, a capo del Partito a Chongqing dal 2007 al 2012, aveva attuato, attraverso la campagna “canta il rosso picchia il nero”, un piano di recupero del maoismo della Rivoluzione culturale attraverso canti patriottici, sms con citazioni del Grande Timoniere e invio di giovani nelle campagne per “imparare dai contadini”.

Contemporaneamente aveva fatto partire una caccia senza scampo a migliaia di funzionari, poliziotti, giudici e imprenditori, accusati di “mafia”. Il suo braccio destro in questa spietata opera di polizia, che spesso era stata utilizzata per far fuori avversari politici, era stato Wang Lijiun. Quest’ultimo, poliziotto noto per la sua lotta alle triadi, è assurto alle cronache mondiali quando nel febbraio 2012, clamorosamente chiese asilo politico al consolato americano di Chengdu.

Le motivazioni della fuga di Wang sono tutt’ora misteriose, ma senza dubbio sono connesse all’omicidio di un inglese, Neil Heywood, trovato morto a Chongqing nel novembre 2011. Avvelenato, pare, ma il corpo dell’inglese, sospettato di essere in contatto con i servizi segreti inglesi, viene cremato. Wang sospetta della morte Gu Kailai, moglie di Bo, molto vicina e intima del britannico. Probabilmente dopo un diverbio con Bo Xilai, Wang Lijiun capisce che la sua vita è in pericolo e scappa tentando la carta della disperazione.

Prelevato dalla polizia giunta da Pechino, inviata da un furioso, si dice, Hu Jintao, Wang Lijun viene accusato di tradimento e altri reati e condannato successivamente a 15 anni di carcere. Gu Kailai viene accusata dell’omicidio di Heywood, mentre in contemporanea Bo Xilai viene destituito dai suoi incarichi ufficiali e successivamente espulso dal Partito. La moglie verrà condannata alla pena di morte con sospensione, tramutata in ergastolo per l’omicidio di Heywood dopo una confessione lampo che non ha affatto chiarito i tanti punti oscuri della vicenda. Un giallo che per i politici cinesi è accaduto infatti nel momento giusto. La personalità di Bo Xilai, nel momento in cui la Cina aveva scelto per la guida collegiale faceva storcere il naso a parecchi politici a Pechino.

Il modello Chongqing inoltre, fatto di finanziamenti statali e politiche sociali, non incontrava il favore di una classe dirigente tesa a riforme di natura più liberista e su posizioni volte a dimenticare per sempre quella tragedia nazionale che è stata la rivoluzione culturale. Bo Xilai è finito così sotto indagine, per crimini non ancora chiariti; ma ci sono di mezzo corruzione, omicidio di Heywood e tanto altro, in attesa di un processo che era atteso per marzo. Sempre che Bo sia considerato “presentabile” dai suoi nemici, che non vorranno certamente correre il rischio che dopo essere stato il “Nuovo Mao”, Bo possa diventare il “primo martire” del nuovo corso di Xi Jinping.

[foto credits: beijingshots.com]