Compagnie petrolifere nel mirino

In by Gabriele Battaglia

Il prossimo governo dovrà necessariamente agire contro l’inquinamento. Partendo, sostengono i media cinesi, dalle due più importanti multinazionali – di Stato – del petrolio, Sinopec e Petrochina, accusate di produrre carburanti troppo inquinanti. E già si prospetta un giro di vite ai loro vertici. Sinopec e PetroChina, PetroChina e Sinopec. Sul banco degli accusati per l’insopportabile inquinamento cinese ci sono le due maggiori multinazionali petrolchimiche nazionali, accusate di non garantire standard sufficientemente “verdi” per i carburanti che producono. 

Trattandosi di due colossi di Stato, il problema è di difficile soluzione e rimanda immediatamente alla capacità dei rispettivi management di ritardare, o addirittura annullare, ogni tentativo di far loro rispettare le regole sulle emissioni. Grazie ai legami politici, si intende. Il che ci porta immediatamente alla parola passe-partout per spiegare ogni guaio cinese: corruzione.

Le cause della nube tossica che ha afflitto la Cina nelle scorse settimane sono molteplici, lo riconoscono tutti i media del Dragone. Ma le due multinazionali sembrano particolarmente responsabili, in quanto – riporta il South China Morning Post – almeno un quarto dell’inquinamento dipende dai loro carburanti scadenti. Il che crea un conflitto inedito, non più rimandabile, tra due facce dello stesso Stato cinese. Il quotidiano di Hong Kong parla di una vera e propria “lotta burocratica tra il ministero dell’Ambiente, da un lato, e China National Petroleum Corp (CNPC) e Sinopec Group, dall’altro”, le quali “hanno sventato più severe norme antinquinamento per autocarri e autobus diesel – la causa principale dell’inquinamento atmosferico che ha ammantato decine di città”.

Da come andrà a finire questo conflitto, si capirà anche “se la nuova amministrazione guidata dal capo del Partito Comunista Xi Jinping affronterà i potenti interessi costituiti, per cui le imprese statali hanno a lungo tenuto le redini della crescita economica a tutti i costi”. E quindi, una banale (se non per i polmoni) questione di inquinamento assume subito connotati politici e rimanda alle grandi scelte di lungo periodo che la Cina dovrà fare.

Toni meno drammatici arrivano dai media ufficiali. Mentre il Quotidiano del Popolo annuncia che Sinopec promette carburanti più puliti a breve, il China Daily parla di “dibattito” sull’inquinamento che si focalizza sul problema dei carburanti. L’organo del Partito comunista riporta che “entro la fine di quest’anno, impianti di desulfurizzazione aggiornati saranno costruiti e inizieranno a funzionare nelle 12 raffinerie controllate da Sinopec, e a partire dal 2014 l’azienda venderà prodotti petroliferi che soddisfano lo standard nazionale IV per le emissioni inquinanti di tutto il Paese”.

Pechino – spiega il Renmin Ribaoè attualmente l’unica città in Cina che utilizza lo standard nazionale V, che è equivalente allo standard Euro V e limita il livello di zolfo dei prodotti petroliferi al di sotto di 10 parti per milione (ppm), mentre le altre regioni sviluppate tra cui Shanghai, il Jiangsu e lo Zhejiang, utilizzano lo standard nazionale IV, uguale o inferiore 50 ppm”. Insomma, Pechino sarebbe addirittura quella messa meglio. Alla fine un monito per il nuovo ceto (260 milioni di persone) degli automobilisti cinesi, a cui si ricorda che tecnologie e standard più avanzati, “aumenteranno sicuramente il prezzo dei carburanti”. Siete avvertiti, poi non lamentatevi.

Il China Daily, nonostante il titolo “soft”, cita gli standard cinesi di cui sopra per ricordare che “i limiti negli Stati Uniti e in Europa sono fissati a 30 ppm e 10 ppm, rispettivamente – ben al di sotto della media della Cina”. E per smentire l’idea di una capitale “verde”, si cita Chenwen.com – social network che riunisce proprietari di auto e concessionari- che “il 24 gennaio ha fatto indagini a campione nella zona est e nelle periferie di Pechino, sul livello di zolfo dei combustibili nei distributori di benzina. Secondo l’indagine, quasi un quarto della benzina testata non raggiungeva lo standard cittadino di 10 ppm”.

Il quotidiano in lingua inglese riporta anche che Yangshiweiping, – il microblog della China Central Television (Tv di Stato) – ha chiesto esplicitamente “se Sinopec si stesse scusando o se avesse offerto spiegazioni sui propri ritardi nel migliorare i prodotti petroliferi e sul suo scarso senso civico e di responsabilità sociale”. Dunque i media ufficiali cavalcano in parte la rabbia, non più censurabile, della gente. Ai piani alti delle multinazionali del petrolio potrebbe profilarsi un giro di vite.

[Scritto per Lettera43; foto credits: bvrit.ac.in ]