Protesta dell’Australia per l’ingresso delle baleniere nipponiche nella propria zona economica esclusiva. In Pakistan nuovo attentato contro gli sciiti. In Birmania i kachin offrono al governo la fine delle attività militari.
GIAPPONE – Canberra contro le baleniere
L’Australia ha protestato formalmente con il governo nipponico per l’entrata di una nave di sostegno alla flotta baleniera giapponese nella propria zona economia esclusiva. Il governo di Canberra è uno dei principali oppositori della caccia alle balene e assieme alla Nuova Zelanda sta portando la questione all’attenzione alla Corte internazionale di giustizia dell’Aja.
Sfruttando lacune nella moratoria internazionale sulla caccia alle balene, le navi giapponesi continuano la propria attività ufficialmente per motivi scientifici, sebbene la carne dei mammiferi finisca in mercati e ristoranti.
Lo scorso dicembre la flotta nipponica è salpata alla volta dei mari del sud con l’obiettivo di catturate 935 esemplari di balenottere minori e 50 balenottere comuni.
La nave giapponese ha motivato l’entrata nella zona economica esclusiva, in spregio alla contrarietà australiana, con la necessità di fuggire dagli attivisti di Sea Shepherd, gruppo conservazionista accusato da Tokyo di sabotare le proprie campagne baleniere.
PAKISTAN – Attentato a Hangu, 21 morti tra gli sciiti
È di almeno 21 morti il bilancio dell’attentato contro la comunità sciita di Hangu, città a maggioranza sunnita nel nordovest del Pakistan. Un ordigno è esploso vicino all’uscita della moschea al termine della preghiera del venerdì.
L’attacco è l‘ultimo in ordine di tempo contro gli sciiti. Lo scorso 10 gennaio due esplosioni a Quetta fecero almeno 80 morti, sempre lo scorso mese 19 pellegrini sono morti in un assalto a un convoglio nel Belucistan. Il 23 novembre una bomba nella città di Rawalpindi fece 23 morti.
BIRMANIA – I kachin offrono la fine delle ostilità
L’Organizzazione per l’indipendenza del Kachin ha offerto al governo birmano di interrompere ogni attività militare in cambio della fine dell’offensiva dell’esercito. Il comunicato in sette punti dall’ala politica dell’Esercito per l’indipendenza del Kachin insiste inoltre sul dialogo “politico” con l’esecutivo chiedendo anche il sostegno di Paesi e organizzazioni terzi. Smentite invece le indiscrezioni che volevano i negoziatori Kachin pronti a incontrare i rappresentati dell’esecutivo in incontri organizzati i territorio Wa.
Gli scontri tra le milizie kachin e l’esercito vanno avanti dal giugno del 2011 quando fu rotto un cessate-il-fuoco in vigore da 17 anni. Gli scontri hanno fatto decine di miglia di sfollati e rischiano di minare le credenziali riformiste del governo del presidente Thein Sein.
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