Il terrificante costo della sanità

In by Gabriele Battaglia

Dopo anni di emodialisi in ospedale per la sua insufficienza renale, Hu Songwen ha esaurito i propri risparmi. E per evitare ulteriori spese, ha deciso di armarsi di manuali e attrezzature per dializzarsi in casa. Il numero di pazienti dializzati aumenta, ma i costi della sanità, anche per cure "salvavita", non accennano a diminuire. Hu Songwen, tre volte alla settimana entra nel proprio bagno di casa e comincia una pratica ormai standard: infila nel proprio braccio dotato di fistola due aghi, abbastanza spessi, collega i tubi ad un dispositivo, aggiunge liquido dialitico, eparina e potassio e accende la sua “macchina”, il rene artificiale.

Ogni “sessione” gli costa circa 8 euro. Se andasse in un ospedale pubblico pagherebbe 70 euro circa. Se andasse al cosiddetto sportello “internazionale”, spenderebbe anche 150 euro a sessione. Certo, potrebbe fare la dialisi peritoneale, casalinga e decisamente più sicura dell’emodialisi fai da te, ma forse Hu non ne conosce l’esistenza.

L’emodialisi, infatti, è una procedura che si rende necessaria per chi finisce, a vario titolo, in insufficienza renale cronica. Solo trent’anni fa le macchine per la dialisi, in Italia, ad esempio, impiegavano 10 ore circa a fare quello che oggi si fa in 3, 4 ore: ripulire il sangue delle sostanze che i reni non riescono a smaltire. Si tratta di un problema in costante aumento in Cina, cui si sommano i costi della sanità pubblica, completamente o quasi a carico del “cliente”.

E’ per questo che Hu Songwen, dopo anni di emodialisi all’ospedale, finiti i propri risparmi è ricorso al rimedio casalingo: ingegnoso, ma altresì pericoloso, vista la scarsa sicurezza e l’alta incidentalità di morte di altri che hanno provato la stessa avventura.

Alcuni medici, intervistati dai media cinesi, hanno specificato che si tratta di una pratica molto rischiosa, ma è pur vero che ad inizio 2012, secondo vari studi compiuti da riviste o enti scientifici, compreso il Lancet Medical Journal, le spese sanitarie, in Cina, peserebbero per il 40% del reddito di una famiglia, con un aumento negli ultimi tempi del 12%.

Si stima che in Cina i reni abbiano smesso di funzionare a circa un milione e mezzo di persone, che potrebbero diventare tre nel prossimo decennio. Secondo un servizio di Bloomberg del marzo scorso, “il mercato dei trattamenti di purificazione del sangue in Cina vale circa 10 miliardi di yuan (1,6 miliardi di dollari) all’anno, secondo Jason Siu, un analista che si occupa di assistenza sanitaria per conto di OSK. La spesa si potrebbe ampliare di sette volte se i servizi saranno estesi in tutta la Cina ai pazienti con malattia renale”.

Il caso di Hu, nello Jiangsu, è un limite. L’uomo che vive con la madre di 81 anni, ha tenuto segreta la propria pratica fino al luglio scorso, quando ha messo on line un video della sua “macchina”. Da lì è cominciato a circolare, fino ad essere ripreso la scorsa settimana dal Nanfang Zhoumo, il giornale che ha fatto scalpore nelle settimane scorse per il proprio sciopero con la Propaganda del Partito, finendo per essere ripreso da altri quotidiani cinesi, compreso il celebre Caixin.

[Scritto per Wired; foto credits: caixin.com]