Nel weekend l’inquinamento in Cina ha raggiunto livelli veramente pericolosi. La rabbia dell’opinione pubblica è montata e oggi addirittura i media di stato mettono in discussione, incredibilmente, il modello di sviluppo che ha portato la Cina a privilegiare la rapida urbanizzazione e lo sviluppo economico a scapito dell’ambiente.
Sabato e domenica una spessa coltre di smog ha avvolto vaste aree della Cina settentrionale provocando un drastico calo della visibilità che in alcune zone non superava i cento metri e che a sua volta è stato causa della cancellazione di numerosi voli. Anche diversi cantieri e addirittura una fabbrica di auto nella stessa Pechino hanno imposto ai propri operai di fermarsi perché il livello di inquinamento era troppo alto.
Le autorità di Pechino hanno rivelato che il pericolosissimo livello raggiunto dal particolato inferiore a 2,5 micron (particelle più dannose perché possono passare attraverso i filtri delle vie aeree respiratorie superiori) ha raggiunto nei giorni scorsi di quasi 993 microgrammi al metro cubo, ovvero 40 volte il limite di sicurezza indicato dall’Organizzazione mondiale della sanità.
In un editoriale di oggi, il Global Times ha chiesto dati più trasparenti in materia di inquinamento, invitando il governo a “rendere noti i fatti invece di continuare a a coprire i problemi”.
Domenica – scrive ancora il Global Times – poche persone sono uscite e chi lo ha fatto indossava le mascherine. E la situazione non è prevista migliorare almeno fino al prossimo mercoledì, quando sulla Cina settentrionale tornerà a soffiare il vento.
Infatti non è solo Pechino a soffrire di livelli di inquinamento così pericolosamente alti. Tianjin, Shijiazhuang e la maggior parte delle superficie della piana settentrionale cinese sono non oramai molto vicini ai livelli di inquinamento della capitale.
A Shijiazhuang è stato addirittura calcolato che il numero di pazienti ricoverati in ospedale per difficoltà respiratorie è raddoppiato da quando l’inquinamento ha raggiunto livelli massimi di pericolosità.
L’inquinamento è stato anche uno dei topic più discussi su Weibo, il twitter cinese, dove quasi otto milioni di persone hanno chiesto più controlli e – soprattutto – il ripensamento del modello economico che ha portato alla crescita a questi costi. Il Beijing News ha addirittura scritto che il problema rappresenta un “disastro naturale”.
Il Global Times ha anche pubblicato una storia sulla differenza dei metodi impiegati dall’ambasciata Usa a Pechino e dalle autorità cinesi nel misurare la qualità dell’area che, guarda caso, se viene misurata dalle autorità di Pechino risulta sempre più alta. “Lo sviluppo e la tutela dell’ambiente devono essere eseguite da metodi genuinamente democratici" ha scritto ancora il Global Times – spinn off in lingua inglese del Quotidiano del popolo – "i problemi ambientali non devono essere mescolati con i problemi politici".
Anche il China Daily indica nel modello di sviluppo cinese la radice dell’inquinamento, e aggiunge alla sua analisi un ulteriore campanello dell’allarme: “il processo di rapida urbanizzazione è ancora in corso, bisogna pensare a come tale processo possa andare avanti senza compromettere la qualità della vita urbana”.
Lo stesso quotidiano ha addirittura invitato i cinque milioni di proprietari di auto di Pechino e i funzionari che viaggiano si macchine statali a rivedere le proprie abitudini di giuda e ha inoltre invitato il governo a affrontare gli agenti inquinanti prodotti dalle industrie.
I livello dello smog si è dimezzato nella giornata di oggi – solo 20 volte superiore ai limiti indicati dall’Oms dunque – ma l’argomento continua ad essere tra i più discussi dell’opinione pubblica. E sono molti i media non cinesi che, affrontando quest’argomento, ricordano che l’anno scorso uno dei motivi più comuni per le proteste di massa è stato proprio l’inquinamento ambientale.
[Scritto per Lettera43; fotocredits itv.com]