Giappone – Affinità di sangue

In by Simone

In Giappone permane la credenza secondo cui il gruppo sanguigno influenzi la vita delle persone. La scienza ha provato a smontare questa teoria che continua tuttavia a prendere corpo e può diventare causa di discriminazioni.
I tipi A sono calmi, seri e riflessivi, ma anche ansiosi ed estremamente cocciuti. I tipi B hanno fama di essere brillanti e intraprendenti, sebbene si dimostrino spesso egocentrici e inaffidabili. Gli AB possiedono un animo profondo e sensibile, e tuttavia possono diventare duri e intransigenti come nessun altro. Quelli del gruppo O, infine, appaiono aperti alle novità e comprensivi, rivelandosi però in molte circostanze troppo sicuri di sé e volubili. C’è chi crede che il nostro modo di essere dipenda dagli astri, chi pensa che il temperamento di una persona sia legato al nome che gli viene attributo alla nascita e chi ritiene che sia tutta una questione di numeri collegati al giorno, mese e anno in cui si viene al mondo. I giapponesi invece hanno fede nel ketsuekigata, la dottrina dei gruppi sanguigni, basata sulla convinzione che il tipo di sangue che scorre nelle vene di un individuo sia un attendibile indicatore della sua personalità e delle sue attitudini psicofisiche.

Nata intorno agli inizi del Novecento, questa credenza è ancora oggi molto diffusa nell’arcipelago nipponico, dove, nonostante gli sforzi di confutazione periodicamente intrapresi dalla comunità scientifica, decine di milioni di individui la considerano né più né meno di una scienza esatta.

Le discussioni sulle diverse caratteristiche degli appartenenti ai vari gruppi sanguigni spopolano in quasi tutte le riviste femminili, molti show della televisione mattutina dedicano spazio agli oroscopi incentrati sui tipi di sangue, i libri scritti sull’argomento diventano puntualmente dei bestseller e ormai da tempo sono sorte agenzie matrimoniali che si basano su questa teoria per far incontrare ai propri clienti l’anima gemella.

Nell’ultimo periodo anche gli asili nido hanno cominciato a fare i conti con il ketsuekigata, dividendo gli studenti in classi in base alla loro “eredità plasmatica”, mentre parallelamente si va sviluppando un’intera industria di prodotti studiati ad hoc per gli A, i B, gli AB e gli O: si parte dai cocktail e dalle gomme da masticare e si arriva fino ai preservativi, passando per i bagnoschiuma, le creme per la cura del corpo e le “emodiete”.

Molti attori, cantanti e altre celebrità nei loro profili sui social network specificano il proprio gruppo sanguigno accanto agli hobby e agli interessi, esattamente come avviene in Occidente per i segni zodiacali, e il tipo di sangue è ormai una delle caratteristiche note di un numero crescente di personaggi di manga, cartoni e videogiochi. Sailor Moon, ad esempio, è un tipo O; il ninja Naruto, idolo dei teenager di mezzo mondo, appartiene invece al gruppo B.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il fenomeno non è circoscritto unicamente ai giovani, alle casalinghe e alla cerchia dei superstiziosi incalliti. Grandi multinazionali del calibro della Mitsubishi hanno rivelato di utilizzare la dottrina dei gruppi sanguigni per costituire i loro team, una pratica che sembra sia stata adottata anche dagli allenatori della squadra femminile di softball che ha vinto l’oro alle Olimpiadi di Pechino.

Neppure l’ultra elitario e tradizionalista mondo della politica nipponica è immune a questa credenza. Ai tempi della campagna elettorale l’ex premier Taro Aso specificava sul proprio sito personale di essere un tipo A, sottolineando con forza che invece il suo avversario era un poco affidabile B. E l’ex ministro per la Ricostruzione Ryu Matsumoto, costretto l’anno scorso a lasciare la carica pochi giorni dopo la nomina a causa delle feroci critiche rivolte alle amministrazioni di Iwate e Miyagi, devastate dal sisma, dopo le dimissioni ha dichiarato ai giornalisti: “Il mio sangue è di tipo B. Questo vuol dire che sono un tipo irritabile e impetuoso, non sempre in grado di controllarsi”.

Da un punto di vista storico, la scoperta del sistema dei gruppi sanguigni ABO venne fatta dallo scienziato austriaco Karl Landsteiner nel 1900. Successivamente alcuni studi etnologici mostrarono la differenza di distribuzione dei gruppi nel mondo, scoprendo ad esempio che le popolazioni asiatiche presentano una percentuale maggiore di persone con sangue di tipo B. L’evidenza venne usata dagli inglesi e dai primi nazisti come una dimostrazione della loro supremazia nei confronti delle altre razze.

Nel Sol Levante già nel 1916 venne pubblicata dal medico Hara Kimata una ricerca che legava il tipo di sangue al carattere. Dieci anni dopo, mentre si diffondevano in tutto il pianeta le teorie eugenetiche, Rin Hirano e Tomita Yashima pubblicarono nel Medical journal of army l’articolo “Blood type biological related”, assolutamente privo di qualsiasi fondamento scientifico e statistico, ma comunque sufficiente a suscitare l’interesse dell’allora governo militarista, convinto che fosse possibile identificare attraverso il sangue i punti di forza e le debolezze dei soldati in modo da selezionare gli uomini più adatti a un determinato incarico.

Nel 1927 nuovo impulso a queste ricerche venne da “Lo studio del temperamento attraverso il gruppo sanguigno”, apparso sul giornale Psychological research e firmato da Takeji Furukawa, professore di psicologia in una scuola superiore femminile di Tokyo. Furukawa scriveva che le caratteristiche di ogni persona erano determinate dal tipo di sangue che circolava nelle sue vene.

In un altro studio, il docente esaminò la distribuzione dei tipi di sangue in due diversi gruppi etnici: i formosiani di Taiwan e gli ainu che vivevano nel nordest dell’Asia, specialmente sull’isola di Hokkaido. Il suo intento era analizzare l’essenza delle caratteristiche razziali dei taiwanesi, per capire cosa li avesse spinti a resistere tanto tenacemente all’invasione giapponese seguita alla vittoria riportata dal Giappone sulla Cina nel 1895.

Avendo scoperto che il principale gruppo sanguigno dei taiwanesi era di tipo O, e che viceversa questo veniva presentato solo da una piccola percentuale degli ainu, di temperamento più sottomesso, Furukawa teorizzò che lo spirito di ribellione dei formosiani fosse determinato geneticamente, e a conclusione del suo studio suggerì di aumentare il numero di matrimoni tra le due popolazioni per mitigare l’aggressività dei primi.

Non supportate da alcun riscontro scientifico, le teorie dell’insegnante finirono rapidamente nell’oblio fino al 1971, quando vennero riprese e rivitalizzate dal giornalista Masahiko Nomi con la pubblicazione del libro Ketsuekigata de wakaru, ossia Capire le affinità in base al gruppo sanguigno.

A discapito della metodologia tutt’altro che limpida impiegata dall’autore, peraltro totalmente sprovvisto di formazione nel campo medico, l’opera ottenne un successo strepitoso e nell’arco di un decennio Nomi riuscì a pubblicare una decina di libri sull’argomento, ancora oggi ristampati.

Dopo la sua morte, avvenuta nel 1981, il figlio Toshitaka raccolse la sua eredità e la mise a frutto, istituendo il Ketsuekigata ningengaku kenkyuushou, l’Istituto per il gruppo sanguigno umano. Complessivamente padre e figlio hanno pubblicato oltre 65 libri, vendendo più di 6 milioni di copie solo sul suolo nipponico.

Secondo un sondaggio riportato dalla Bbc, attualmente oltre il 70 per cento dei giapponesi crede che esista una relazione tra gruppo sanguigno e personalità. Qualcuno prova a spiegarlo facendo riferimento alla chiusura e all’attaccamento alla tradizione della società del Sol Levante, estremamente omogenea e dunque sensibile a una credenza che divide le persone in base a categorie semplici, comprensibili e utilizzabili da tutti.

Indipendentemente dalla motivazioni, comunque, il dato non manca di suscitare un certo allarme, e non solo tra i sempre più rassegnati scienziati che hanno tentato a più riprese e senza successo di smontare queste teorie.

Ad essere preoccupato è soprattutto il crescente numero di persone vittime del bura-hara, una forma di discriminazione basata sul tipo di sangue che colpisce con frequenza sempre maggiore gli appartenenti al gruppo AB o, in forma anche peggiore, al gruppo B. Non poche aziende e società sono capaci di interrompere un colloquio di lavoro se si trovano davanti uno di questi soggetti, e nei casi più gravi si può arrivare all’emarginazione dal proprio gruppo sociale, al bullismo scolastico e telematico e addirittura al mobbing.

Il fenomeno è noto da diverso tempo, ma recentemente ha conosciuto un picco. Tanto che sulla questione è intervenuto anche Terumitsu Maekawa, professore di religioni comparate all’Asia University of Japan e celebre autore di una serie di libri sui gruppi sanguigni.

Approfittando dei microfoni dei giornalisti, Maekawa ha voluto lanciare un messaggio chiaro: “Dal sangue si possono individuare alcune tendenze generali di una certa popolazione umana, ma in nessun modo è possibile stabilire se una persona è buona o cattiva”.

Se si tratterà dell’ennesimo appello destinato a cadere nel vuoto solo il tempo potrà dirlo.

[Foto credit: kokoro.forumfree.it]

* Paolo Tosatti è laureato in Scienze politiche all’università “La Sapienza” di Roma, dove ha anche conseguito un master in Diritto internazionale, ha studiato giornalismo alla Fondazione internazionale Lelio Basso. Lavora come giornalista nel quotidiano Terra.