Intervista a Deng Yuwen, vicedirettore della rivista della Scuola del Comitato Centrale del Partito comunista cinese, l’ “università” nella quale si formano i dirigenti e di cui è presidente Xi Jinping, grande protagonista del diciottesimo congresso del Pcc. Ci sono almeno due cose importanti che sono sparite o quasi dalle pagine dei giornali (in particolare quelli italiani, che quando si tratta di provincialismo e superficialità non sono secondi a nessuno):
I 70 tibetani che si sono dati fuoco per protesta. Scusate se insisto. Direte, come mi ha detto una volta un funzonario cinese, che sono un ”amico del Dalai Lama" (che ho visto una volta in vita mia, per un’ intervista) ma provate a pensare se 70 persone si fossero date fuoco in Sicilia, per protestare contro la politica di Monti…
La sparizione dell’ erede al trono Xi Jinping, che per due settimane in settembre non si e’ visto ne’ sentito, poi e’ riapparso come se niente fosse. Pensate se a sparire fosse stato Bersani…
Detto questo, di seguito un’intervista a Deng Yuwen, 44 anni, vicedirettore della rivista della Scuola del Comitato Centrale del Partito comunista cinese, l’ “università” nella quale si formano i dirigenti e di cui è presidente Xi Jinping, grande protagonista del diciottesimo congresso del Pcc. “E’ arrivato il momento di uscire dall’immobilismo politico e mettere mano alle riforme, ma senza copiare la democrazia occidentale: ci può essere più libertà per i cittadini anche in un sistema a partito unico”. Così interpreta il momento di svolta a Pechino Deng Yuwen.
In un’intervista all’Ansa Deng precisa di non essere un portavoce di Xi, che la settimana prossima verrà eletto segretario del Pcc e in primavera presidente della Repubblica Popolare: “non posso dire di essere un suo portavoce, esprimo idee mie che solo in parte riflettono il pensiero della nuova generazione di dirigenti”. Ma è lecito pensare che il leader emergente, in quanto suo superiore, non consideri assurde le sue idee. Deng, piccolo, vestito modestamente, ma brillante e preciso quando espone le sue tesi, pensa che il “nuovo imperatore” Xi Jinping, avrà bisogno di un paio di anni di tempo per dimostrare il suo volto riformista.
E dovrà agire ampliando la democrazia all’interno del Partito, prendendo misure concrete contro la corruzione, oltre a rafforzare il ruolo dell’Assemblea nazionale del popolo (la versione cinese di un Parlamento) e a “migliorare l’ applicazione” dell’unica forma di democrazia attualmente esistente in Cina, l’ elezione dei comitati di villaggio. “Non bisogna aspettarsi molto sul terreno della privatizzazione delle Soe (le imprese statali), sono la base economica del Partito Comunista” , ammonisce Deng, salito nelle scorse settimane alla ribalta per aver scritto su Study Times un articolo estremamente critico verso i dirigenti uscenti, il presidente Hu Jintao e il premier Wen Jiabao.
“I loro errori principali – ha spiegato – sono quelli di aver permesso l’ enorme crescita delle differenze sociali, cosa che ha portato ad una vera e propria crisi di legittimazione del Partito, che ora deve recuperare”. Deng però riconosce anche i meriti della dirigenza uscente che, come lo stesso Hu Jintao ha ricordato nella sua relazione al Congresso giovedì scorso, ha presieduto ad un “decennio d’ oro” per la crescita dell’ economia e la modernizzazione della società della Cina.
“Il Paese esce da questo decennio più forte, inoltre hanno messo l’ accento sulle condizioni di vita dei settori più poveri della popolazione e l’ abolizione delle imposte sull’agricoltura è stata estremamente importante”. Ora c’é spazio per le riforme politiche, pur senza uscire dal solco del partito unico.
“Per esempio, la Costituzione garantisce diritti che in realtà non vengono rispettati, come quello di parola e quello di riunione”, afferma. Però precisa di non ritenere che il caso di Liu Xiaobo, l’ intellettuale e premio Nobel per la pace condannato a 11 anni di prigione peraver scritto e promosso il documento anti-partito unico Charta 08, rientri in questa problematica: “Liu non si è limitato a parlare ma ha agito, ha convinto tante persone a firmare, e ha preso l’ iniziativa di scrivere il documento”, sostiene, e ricorda che altri firmatari di Charta 08 non hanno avuto problemi con la giustizia.
[Scritto per Ansa]* Beniamino Natale frequenta l’ Asia dal 1978, quando fece il primo viaggio in India e decise di passarci parte della propria vita. Il suo primo viaggio in Cina risale al 1985 e fu un secondo colpo di fulmine…Dal 1992 al 2002 è stato corrispondente dell’ ANSA da New Delhi, coprendo tutto il subcontinente e nel 2003 si è trasferito a Pechino, dove vive tuttora. Da China Files è considerato una guida imprescindibile per chi lavora nel giornalismo in Asia.