A Colombo va in scena l’ultimo atto dello scontro tra il presidente Rajapakse e gli altri poteri dello Stato. L’Onu chiede di accogliere i profughi rohingya e gli Usa sono in imbarazzo per l’offerta del fondatore di un gruppo terroristico pakistano, pronto ad aiutari gli statunitensi colpiti dalla tempesta Sandy.
SRI LANKA – Colpo alla Corte Suprema
I parlamentari del partito di maggioranza nello Sri Lanka hanno presentato una mozione di impeachment contro il giudice della Corte Suprema, Shirani Bandaranayake, prima donna a ricoprire l’incarico. La decisione è considerata l’ennesimo atto dello scontro tra il presidente Mahinda Rajapakse e gli altri poteri dello Stato.
Le accuse contro Bandaranayake non sono ancora chiare. La tesi più accreditata è che l’esecutivo non abbia apprezzato la decisione della Corte Suprema di bloccare il piano del governo di accentrare a sé poteri di competenza delle amministrazioni locali.
Per molti l’ennesimo tentativo della strategia di mettere nelle mani maggiori poteri, iniziata con la sconfitta militare delle Tigri Tamil nel 2009, che mise fine a conflitto durato venticinque anni.
La decisione di chiedere la destituzione di Bandaranayake arriva quando a livello internazionale Colombo è ancora sotto pressione per la richiesta di un’indagine sulle presunte violazioni dei diritti umani nell’ultima parte della campagna contro le Tigri.
BIRMANIA – Onu: accogliete i rohingya
L’Alto commissariato Onu per i rifugiati ha esortato i Paesi che confinano con la Birmania ad accogliere i profughi in fuga dalle violenze contro la comunità rohingya.
Nelle ultime settimane nuovi scontri tra rohingya e la comunità buddhista hanno fatto oltre 80 morti, Domenica almeno 130 rohingya sono scomparsi nel naufragio di un barcone mentre o facevano rotta pare verso la Malaysia.
Sebbene vivano in Birmania da generazioni i rohingya sono considerati immigrati irregolari, perciò è negata loro la cittadinanza nel Paese a maggioranza buddhista.
La questione rohingya è salita alle cronache la scorsa estate quando le violenze settarie nello Stato nordoccidentale di Rakhine fecero almeno 90 morti.
PAKISTAN – Proposta di aiuto irricevibile
Sulla testa di Hafiz Mohammad Saeed pende una taglia di 10 milioni di dollari messa dagli Stati Uniti. Non per questo Hsi è tirato indietro dal proporre l’invio di volontari, cibo dottori, medicine e altri aiuti umanitari per sostenere la popolazione statunitense colpita dalla tempesta Sandy.
Offerta che Washington ha al declinato. Saeed è meglio conosciuto per essere il fondatore dell’organizzazione terroristica pakistana Lashkar-e-Taiba, responsabile, tra gli altri, dell’attentato a Mumbai del novembre 2008, dove morirono 166 persone, compresi sei americani.
Nonostante le accuse continua a vivere in Pakistan, grazie alla ambiguità dell’Isi, i servizi segreti di Islamabad, e a gestire sul campo i lavori della Jamaat-ud-Dawa, ufficialmente un organizzazione caritatevole che raccoglie fondi nel mondo islamico, in prima linea nel soccorso in zone disastrate in Pakistan, ma considerata anche il braccio armato del terrorismo armato pakistano.
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