Lakdar Brahimi, inviato dell’Onu e della Lega araba per la risoluzione del conflitto siriano, è a Pechino. L’Onu vorrebbe maggior cooperazione dalla Cina sulla condanna di Assad. Ma la Cina chiede in cambio chiede uno sforzo comune per fermare i "terroristi" uiguri. Oggi è atteso a Pechino Lakdar Brahimi, incaricato delle Nazioni Unite e della Lega araba per la risoluzione della guerra in Siria. Secondo quanto riporta oggi il China Daily, importante quotidiano di Pechino in lingua inglese, Brahimi cerca un "dialogo approfondito" con i funzionari cinesi per promuovere una soluzione politica alla crisi siriana.
La visita di Brahimi giunge all’indomani dei più pesanti bombardamenti sul Paese mediorientale. Finora, in 19 mesi di conflitto, la guerra civile siriana ha lasciato sul campo 35 mila vittime. Nello stesso giorno 10 persone di religione cristiana sono morte nell’esplosione di un’autobomba nei pressi di Damasco. Pechino ha espresso il suo "totale sostegno agli sforzi di Brahimi per trovare una soluzione politica al conflitto siriano."
Ieri l’inviato dell’ Onu e della Lega araba ha incontrato a Mosca il ministro degli Esteri Sergei Lavrov e ha dichiarato a Reuters che attulamente non esiste un piano immediato per inviare truppe Onu di peacekeeping.
Gli incontri di questi giorni di Brahimi con i responsabili della politica estera di Russia e Cina sono di fondamentale importanza. I due Paesi hanno infatti posto il veto su tre risoluzioni delle Nazioni unite che condannano la violenza del governo Assad. Fino ad ora la Cina ha mostrato di non voler prendere parti nel conflitto tra forze ribelli e lealisti, rimanendo fedele alla politica di non interferenza negli affari interni di Paesi terzi.
Tuttavia la Cina una posizione sua la avrebbe. E anche molto definita. Ieri il Global Times, quotidiano in lingua inglese costola del Quotidiano del Popolo, l’organo ufficiale del Partito comunista cinese, ha rivelato che tra i ribelli siriani ci sarebbero anche dei cinesi. Sarebbero dei separatisti di etnia uigura, provenienti dallo Xinjiang, regione autonoma nel nordovest della Cina.
Questi, secondo il Global Times, che basa la sua ricostruzione su fonti anonime e non verificabili, sarebbero impegnati nei combattimenti in Siria a fianco di altri gruppi estremisti legati ad Al Qaeda contro le forze fedeli al regime siriano. "Dopo aver ricevuto ordini da al Qaeda, i terroristi provenienti dalla Cina sono arrivati in Siria per unirsi ai jihadisti già impegnati sul campo prima di formare gruppi d’azione sui fronti di combattimento", riporta il Global Times citando fonti vicine all’intelligence di Pechino.
Secondo queste fonti, le attività dei combattenti cinesi avrebbero uno scopo ben preciso: trovare supporto e riconoscimento di altri gruppi terroristici impegnati attualmente sui fronti caldi in Medioriente. Da maggio combattenti uiguri sarebbero infatti impegnati in azioni di combattimento organizzate "da gruppi che rivendicano la propria contrarietà al controllo di Pechino sullo Xinjiang."
Proprio alla vigilia della visita di Brahimi, il ministero degli Esteri cinese ha quindi fatto appello alla comunità internazionale per "rafforzare la cooperazione internazionale nel tenere sotto controllo le organizzaizone che cercano di rovesciare l’autorità cinese in Xinjiang." La questione uigura era esplosa violentemente nel luglio 2009, quando nella capitale della regione autonoma Urumqi si verificarono scontri tra cinesi di etnia han e uiguri.
In quei giorni il governo di Damasco, per bocca del suo ambasciatore a Pechino, aveva proclamato il proprio sostegno al governo cinese. "Lo Xinjiang è parte integrale della Cina e le minacce a sicurezza, stabilità e ordine pubblico della regione farà solo male allo sviluppo e al progresso dell’intera Cina. È dannoso all’unità nazionale".
Secondo il Global Times, i combattenti cinesi in Siria sarebbero affiliati principalmente a due gruppi etichettati da Pechino come "terroristici": il Movimento islamico per il Turkestan orientale – attivo nella regione autonoma cinese e in Asia centrale – e l’Associazione per la Solidarietà, con base in Turchia.
Il China Daily aggiunge che i combattenti islamisti cinesi finanzierebbero la loro attività attraverso rapimenti, vendita di armi e droga in Siria. Ma, dato più preoccupante per Pechino, starebbero "addestrando il loro personale". E il loro obiettivo finale riguarderebbe non tanto la Siria, quanto la Cina. Secondo le autorità cinesi, se non non ci sarà cooperazione internazionale sulla questione uigura, non solo "la sicurezza nazionale cinese" ma anche "la pace e la sicurezza mondiale" saranno messe a rischio.
La Cina, insomma, starebbe dettando delle condizioni ben precise all’Onu. Implementare misure di cooperazione internazionale sui gruppi pericolosi per Pechino, in cambio dell’appoggio cinese alle risoluzioni Onu di condanna alla violenza delle forze di Assad.
[Scritto per Lettera43; foto credits: chinadigitaltimes.net ]
*Marco Zappa nasce a Torino nel 1988. Fa il liceo sopra un mercato rionale, si laurea, attraversa la Pianura padana e approda a Venezia, con la scusa della specialistica. Qui scopre le polpette di Renato e che la risposta ad ogni quesito sta "de là". Va e viene dal Giappone, ritorna in Italia e si ri-laurea. Fa infine rotta verso Pechino dove viene accolto da China Files. In futuro, vorrebbe lanciarsi nel giornalismo grafico.