Nelle Filippine ancora guai giudiziari per l’ex capo di Stato, Gloria Arroyo. In Corea del Sud le minacce nordcoreane non fermano i volantini degli attivisti antiregime. Mentre in Birmania l’Onu stima in almeno 28mila gli sfollati per le violenze dell’ultima settimana.
Filippine – Arroyo a processo
L’ex presidente delle Filippine, Gloria Arroyo, ha rifiutato di patteggiare nel processo che la vede imputata per appropriazione indebita di fondi statali. Arroyo, che tuttora è parlamentare, è arrivata in tribunale in sedia a carrozzelle e collare per un problema alla spina dorsale.
Assieme ad altri nove ex collaboratori è accusata di aver usato a scopi personali 366 milioni di pesos (8 milioni di dollari) della lotteria nazionale. L’ex capo di Stato in carica tra il 2001 e il 2010 ha respinto le accuse definite una vendetta politica del suo successore
Benigno Aquino che ha fatto della lotta all’impunità uno dei capisaldi del suo mandato presidenziale. Se condannata rischia l’ergastolo.
Lo scorso mese di luglio Arroyo fu scarcerata su cauzione dopo otto mesi di detenzione. Il tribunale di Passai giudicò troppo deboli le prove che accusavano l’ex capo di Stato brogli per falsare le elezioni per il Senato del 2007.
Corea del Sud – Lanciati volantini anti-Pyongyang
Contravvenendo ai divieti posti di Seul, un gruppo di attivisti anti-Pyongyang ha lanciato in cielo oltre frontiera migliaia di volantini di propaganda antiregime.
L’azione ha visto come teatro Paju, al confine tra le due Coree, ed è stata contestata dalla popolazione locale preoccupata per il rischio di attacchi e rappresaglie minacciati dai nordcoreani. La scorsa settimana il governo sudcoreano aveva mandato polizia e forze di sicurezza per impedire il lancio di materiale di propaganda.
Le due Coree sono formalmente in guerra dall’inizio degli anni Cinquanta del secolo scorso. Le relazioni tra i due Paesi sono regolate dall’armistizio firmato nel 1953.
Birmania – Almeno 28mila sfollati per le violenze
Le violenze settarie dell’ultima settimana nella Birmania nordoccidentale hanno fatto almeno 28mila sfollati, secondo le stime delle Nazioni Unite. Ancora incerto il bilancio delle vittime. Il numero dei morti oscilla a seconda delle fonti. La scorsa settimana si era detto che fossero almeno 112, ma le ultime notizie ufficiali riferiscono di 84 morti.
La tensione resta alta. Gli scontri, divampati una prima volta in estate, vedono coinvolta la comunità buddhista e i rohingya di religione musulmana, considerati immigrati illegali dal vicino Bangladesh, sebbene in molti casi vivano in Birmania da generazioni, e per questo discriminati.
[Foto credit: scmp.com]