Alla fine, Bo Xilai è stato espulso anche dall’Assemblea nazionale del popolo. Ce lo comunica l’agenzia di stampa Xinhua venerdì mattina. L’espulsione significa la perdita dell”immunità parlamentare e la possibilità che sia giudicato da un tribunale comune. L’atteso annuncio, a un paio di settimane dall’apertura del XVIII Congresso, quando si capirà quali saranno i nomi destinati a guidare la Cina nella prossima decade, segna la chiusura di un altro capitolo della saga di Bo Xilai, il principe che sembrava destinato a diventare il nuovo Mao della Repubblica popolare.
Destituito a marzo dalla sua carica di Segretario di Partito di Chongqing e dal suo posto all’interno del Politburo, espulso dal Partito e interdetto dai pubblici uffici a fine settembre, con quest’ultima espulsione dall’Anp non ci sono più ostacoli perché Bo Xilai, ormai un cittadino comune ancorché figlio di uno degli otto immortali, ovvero i fedelissimi di Mao Zedong.
L’espulsione fa seguito ai processi a scapito della moglie Gu Kailai e del suo ex braccio destro, nonché ex capo della polizia e ex-vicesindaco Wang Lijun. La moglie è stata condannata alla pena capitale poi commutata in carcere a vita, per l’omicidio colposo di Neil Heywood, uomo d’affari britannico trovato morto lo scorso novembre in un albergo della megalopoli di Chongqing.
Wang Lijun, che con la sua fuga mai chiarita veramente al consolato di Chengdu aveva dato inizio al più grande scandalo che ha attraversato il Pcc dai tempi di Lin Biao, è invece stato condannato solo a 15 anni per per aver avere manipolato la legge per scopi personali, tentata defezione, abuso di potere e per aver accettato tangenti. Il fatto che abbia riferito fatti importanti riguardanti “altri” è stato sicuramente la ragione di un’evidente “sconto di pena”.
Anche se non lo sappiamo con certezza, Bo Xilai deve aver lottato fino alla fine. Nell’ultima settimana è circolata una lettera firmata da diversi esponenti della nuova sinistra, un gruppo che si fa chiamare "Cina rossa", che si appellava affinché Bo non venisse espulso dall’alto organo legislativo della Rpc e la voce che lo stesso Bo Xilai avrebbe richiesto – inutilmente – di essere ascoltato prima che venisse resa pubblica la sua espulsione.
Anche il rimpasto ai vertici dell’esercito cinese degli ultimi giorni ha un importante significato politico. Di fatto gli uomini fedeli a Bo Xilai, sono stati sostituiti da uomini fedeli al futuro presidente Xi Jinping. Come ampiamente spiegato dal quotidiano statunitense Wall Street Journal e dal britannico Financial Times nei giorni scorsi.
L’8 novembre si aprirà il XVIII Congresso, ma quello che doveva essere un passaggio pacifico dalla quarta alla quinta generazione di leader, si sta trasformando in una pericolosa corsa ad ostacoli che coinvolge tutta la leadership. È di oggi l’articolo del New York Times che rivela le immense ricchezze dei famigliari di Wen Jiabao, mentre quest’estate Bloomberg era uscita sulle ricchezze di Xi Jinping. Entrambi i siti in Cina sono stati bloccati il giorno stesso della pubblicazione dei due articoli.
[Scritto per Lettera43; foto credits: Isunaffairs]