Armonia precaria

In by Gabriele Battaglia

La società armoniosa del presidente uscente Hu Jintao è sempre più in pericolo. La sfida primaria del nuovo decennio per la nuova dirigenza politica sarà di garantire a tutti un "moderato benessere". Ma soprattutto quella di risolvere le "quattro grandi preoccupazioni" dei cinesi: scuola, sanità, casa e pensioni. La società perfetta è "vivere in armonia, trattare gli altri come membri della propria famiglia… l’amore e la cura per gli anziani… il nutrimento e l’educazione per i bambini … la gentilezza e la compassione per vedove, orfani, disabili e ammalati". Così è descritta tradizionalmente la società armoniosa cinese.

Oggi il China Daily si chiede se, nonostante l’incredibile sviluppo economico, il popolo cinese possa considerarsi felice. E si risponde enumerando le “quattro grandi preoccupazioni sociali”: istruzione, sanità, alloggio e pensione.

E l’editoriale va più a fondo: “per oltre due decenni, abbiamo assistito alla sorprendente crescita dell’economia cinese, ma abbiamo anche visto crescente la disparità economica e le disuguaglianze sociali tra ricchi e poveri e tra cittadini urbani e rurali”. Si potrebbe forse trovare una soluzione dando ai figli dei migranti lo stesso diritto allo studio che hanno i figli dei cittadini?

Se fossi un povero lavoratore migrante – continua l’editoriale  ma il mio bambino avesse pari opportunità di ricevere una buona educazione, e quindi di una vita migliore, sarei più disposto a sopportare le mie difficoltà personali”.

Ci sono più di 200 milioni di lavoratori migranti in Cina. Nella sola Shanghai, ci sono mezzo milione di figli di lavoratori migranti. Oltre il 40 per cento degli studenti di Pechino e Shanghai sono non residenti in queste città. Per usare un eufemismo, sono cittadini di seconda classe.

Sono i lavoratori migranti ad aver costruito queste città, e attraverso l’istruzione si aspettano di poter cambiare il destino dei propri figli”. Ma ci sono barriere strutturali da superare. Si può sognare di andare accedere alla scuola superiore, ma non si può.

Secondo l’attuale politica sulla scuola, i figli dei lavoratori migranti ricevono l’istruzione obbligatoria dalle elementari alle scuole medie, ma poi per proseguire devono tornare alle proprie città natali, o in campagna se i genitori provengono da lì.

E qui non ci sarà mai una scuola superiore al livello di quelle delle grandi metropoli, per cui andare all’università gli sarà comunque precluso. Oppure possono scegliere di iscriversi alle scuole professionali, ma in questo modo la loro carriera sarà in qualche modo simile a quella dei propri genitori.

La situazione è ancora peggiore se si pensa a quei 60 milioni di bambini che i genitori lasciano ai propri famigliari nelle campagne mentre loro sono costretti a migrare in città per cercare lavoro. Se si considerano questi fattori, il "sogno cinese" non potrà mai avverarsi.

Nel 2012, il premier Wen Jiabao ha preso un impegno importante per il futuro della Cina: ha promesso che i finanziamenti al sistema scolastico sarebbero cresciuti fino ad arrivare al 4 per cento del pil.

La sanità poi è qualcosa che riguarda tutti e ciascun cinese ha sofferto nel passaggio da un’economia pianificata a un’economia di mercato. Nessuno è soddisfatto: non i pazienti, non medici, né la società.

Gli ospedali sono sovraccarichi, i medici sottopagati e in costante carenza d’organico. È così che nasce un’economia sommersa, insidiosa e illegale: un sistema di vendita dei numeri di prenotazione e di corruzione diffusa dei medici aumenta il gap tra chi si può permettere di pagare una bustarella e chi vede il tempo d’attesa allungarsi a dismisura.

Nel 2009, la Cina ha avviato la riforma del sistema sanitario. In tre anni, assicurazione medica di base ha coperto 1,3 miliardi di persone, circa il 95 per cento della popolazione cinese. Ma non sempre funziona, specie nelle campagne dove i servizi sanitari sono rari.

Per i giovani della classe media che vive nelle metropoli invece, il problema più angosciante è la casa. La cosiddetta “classe sandwich” è cresciuta a dismisura: è formata da persone che hanno troppi soldi per accedere alle case popolari ma non abbastanza per comprare abitazioni private.

Il governo – scrive il China Daily – è preoccupato: “come controllare i prezzi delle case senza danneggiare il mercato immobiliare? Perché l’intera economia della Cina è radicata nel settore immobiliare?”.

C’è ancora un altro problema che questo lungo editoriale mette in luce. La leadership sostiene che per stimolare l’economia nazionale bisogna aumentare il consumo. “Ma il popolo cinese resiste alla tentazioni di spesa e risparmia. Perché? Sono preoccupati per quando andranno in pensione”.

La società cinese sta invecchiando, ogni anno la popolazione anziana aumenta di 8 milioni. A Shanghai, gli ultra 60enni costituiscono circa il 25 per cento della popolazione. Ma per loro è difficile trovare un posto in una casa di cura.

Il comune ha proposto una legge per cui solo il 10 per cento degli anziani vi ha diritto. Tutti gli altri devono essere tenuti a casa. Ma una famiglia che ha già un bambino, un lavoro che impegna entrambi i genitori e che magari li costringe a viaggiare, come fa ad occuparsi dei propri anziani come un tempo?

Per rispondere al problema dell’invecchiamento della società, Shanghai è stata la prima città della Cina ad estendere l’età pensionabile. La nuova "politica di pensionamento flessibile" permette di alcuni maschi di andare in pensione a 65 anni e le femmine a 60 anni. Per garantire un reddito per la pensione, Shanghai sperimenterà la prima tassa per il sistema pensionistico.

Se l’obiettivo della Cina" – rimarca l’editoriale del China Daily – è quello di diventare una società "moderatamente benestante", bisogna risolvere le “quattro grandi preoccupazioni sociali”: istruzione, sanità, alloggio e pensione. Lo sanno i leader e lo sa ancora meglio il popolo.

[Scritto per Lettera43; foto credits: chinadaily.com]