Giappone – La nuova destra di Hashimoto

In by Simone

Toru Hashimoto, controverso sindaco di Osaka, è pronto a candidarsi alla guida del Paese. Posizioni populiste e reazionarie, giovane e fotogenico, il movimento di Hashimoto è paragonato ai Tea Party americani e c’è chi è pronto a scommettere su una vittoria senza precedenti.
Nella stagnante politica giapponese dal dopoguerra al 2009, quando alle elezioni ha trionfato il centro sinistra del Partito Democratico, ha sostanzialmente sempre governato il Partito Liberal Democratico, formazione tendenzialmente di centro destra.

Oggi un nuovo protagonista scende in campo: Toru Hashimoto, sindaco di Osaka. Hashimoto, nonostante le umili origini, è un avvocato laureato alla Waseda di Tokyo, una delle Università più prestigiose del Paese.

La sua popolarità si deve alla partecipazione in alcuni show televisivi trasmessi su scala locale ad Osaka fino a che, nel 2008, a soli 38 anni, diventa il più giovane governatore di Prefettura mai eletto in Giappone.

Dopo un solo mandato alla Prefettura di Osaka, Hashimoto corre per la carica di sindaco della metropoli, uno dei principali centri economici del Paese e poltrona ambita come trampolino di lancio per la politica nazionale. Si presenta come outsider, viene eletto.

La sua avventura politica ha inizio sotto l’ala protettrice dei due storici partiti del centro destra, ossia il Partito Liberal Democratico e il Komeito (partito di ispirazione buddhista), ma dopo un paio d’anni Hashimoto decide di sfruttare la sua popolarità e le sue doti carismatiche per fondare un partito tutto nuovo, l’Osaka Ishin no Kai, il Partito per la Restaurazione di Osaka.

Un partito estremamente legato al locale, ma che è stato ufficialmente presentato dal suo fondatore come nuovo soggetto politico in corsa per le prossime elezioni nazionali, che si terranno nell’agosto 2013.

Il nome di quello che Hashimoto vuole trasformare nel "terzo polo" della politica giapponese sarà Nippon Ishin no kai, Partito per la Restaurazione del Giappone. Il simbolo scelto dal leader già fa discutere: una silhouette del Giappone di colore verde, comprese tutte le "sue" isole. Anche quelle contese.

Non solo le Senkaku/ Diaoyu, a sud, in questi giorni al centro della tensione con Pechino, ma anche Takeshima/Dokdo, a ovest, contesa con Seoul e le Kurili, a nord, da decenni al centro delle trattative con Mosca.

Hashimoto continua a guadagnare consensi grazie alle sue posizioni populiste che lo hanno visto scagliarsi contro i dipendenti comunali tatuati, secondo l’equazione tatuaggio-yakuza.

Ha lanciato una schedatura di tutti i dipendenti con tatuaggi, che ovviamente ha incontrato una grossa resistenza politica, sindacale e legale, seguita da un’ordinanza secondo la quale gli insegnanti, durante le cerimonie che prevedono inno e alzabandiera, devono intonare le parole dell’inno stando in piedi.

In una ormai famosa dichiarazione, Hashimoto sostenne che sarebbe stato auspicabile avere una dittatura in Giappone, salvo poi rimangiarsi tutto, besagliato dalle critiche della stampa. 

Toru Hashimoto punta ad una riforma di tipo presidenziale, ad una revisione della costituzione per poter cancellare la Camera Alta del Parlamento e ad una politica che conceda più poteri alle amministrazioni locali.

Dagli analisti nipponici viene paragonato ai Tea Party americani, ossia destra estrema, populista, capace di guadagnare consenso là dove c’è frustrazione attraverso promesse demagogiche. Tradotto, è probabile che alle elezioni faccia il pieno di voti.

Oltretutto Hashimoto pare avere un talento per attirare consensi anche tra i suoi colleghi. Prima dell’estate si chiuse in una stanza d’albergo con il governatore di Tokyo Shintaro Ishihara – quello che voleva comprarsi le isole Senkaku – altro personaggio noto per il suo carisma e le sue posizioni piuttosto reazionarie.

Un incontro informale e molto misterioso, di cui ancora non si conoscono i contenuti, che fece parlare i giornali per parecchi giorni e che potrebbe aver posto le basi per qualcosa di grosso. Che cosa si dissero i due astri nascenti della nuova destra giapponese (anche se Ishihara è al potere da quarant’anni) non si sa, ma di certo lo potremo intuire alle prossime elezioni.

Il magnetismo politico di Hashimoto non si ferma: recentemente l’ex governatore di Myazaki Hideo Higashikokubaru (ex comico membro della crew di Takeshi Kitano in quello che noi conosciamo come Mai Dire Banzai, ossia Takeshi Castle) ha dichiarato che si presenterà alle politiche con Osaka Ishin no Kai. Stessa decisione per Hiroshi Nakada, ex sindaco di Yokohama, e Hiroshi Yamada, ex sindaco di Suginami-ku (uno dei 23 quartieri speciali di Tokyo).

Negli ultimi mesi un altro importante attore della scena politica giapponese ha dato vita ad una nuova entità, anche se ancora non perfettamente delineata. Ichiro Ozawa, Partito Democratico, ha creato un suo gruppo parlamentare, una cinquantina di dissidenti che si sono distaccati dal PD in occasione del voto sull’aumento dell’IVA che passerà dal 5% al 10%.

Le frizioni andavano avanti da tempo e questa è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. O forse una exit strategy per non vedere il proprio nome associato ad una legge tanto impopolare.

Una conseguenza indiretta di questa situazione è quella di un possibile avvicinamento tra Ozawa e Hashimoto, come pare stia avvenendo dopo dichiarazioni di stima da parte dell’ex PD nei confronti del sindaco di Osaka.

Insomma, il magnete della nuova destra nipponica sta attirando a sé nomi importanti, oltre a molte polemiche. Bisognerà vedere se sarà in grado di attirare anche voti.

Lui, Hashimoto, a chi gli chiede come farà a destreggiarsi tra il lavoro ad Osaka ed un ruolo politico a livello nazionale risponde che è piuttosto semplice: “Tutto quello che devo fare è usare il mio tempo libero per la politica nazionale”.

[Foto credit: news.ph.msn.com]

*Disma Dylan Pestalozza è giornalista professionista e speaker a Radio Popolare di Milano; cofondatore della webradio c04st2c04st.net e orgoglioso tenutario del blog disma.biz. Dal 2012 vive a Tokyo e prova ad esercitare la professione più antica del mondo.