Il disastro di Fukushima non fu soltanto colpa della natura, ma contribuì, e non poco, la negligenza umana del governo e della Tepco. La Corea del Sud vuole darsi alla caccia alle balene e in Pakistan sono tornati i convogli Nato diretti in Afghanistan.
GIAPPONE – Fukushima errore umano
Fukushima fu una catastrofe dettato dall‘errore umano. La commissione d’indagine indipendente sull’incidente alla centrale nucleare ha presentato il suo rapporto: la causa del disastro non è stata naturale e la colpa non fu esclusivamente del terremoto e dello tsunami che investirono il Giappone l’11 marzo 2011.
Il disastro “avrebbe potuto essere previsto” e le sue conseguenze “mitigate” da un’adeguata risposta, si legge nel documento che denuncia una serie di inefficienze ed episodi di negligenza nella gestione del governo e del gestore dell’impianto, la Tepco.
La conclusione cui è giunta l’inchiesta durata sei mesi punta il dito contro i rapporti tra l’esecutivo e i vertici del colosso energetico e contro l’inadeguato sistema di controllo. Il rapporto accusa i responsabili di aver “di fatto tradito il diritto della nazione alla sicurezza rispetto agli incidenti nucleari”. Per questo “concludiamo che il disastro è stato frutto dell’azione dell’uomo”.
Il rapporto dà inoltre una serie di raccomandazioni al governo: l’istituzione di un organismo parlamentare permanente per il controllo dell’energia nucleare, la riforma del sistema di governance, la riforma della legge sul nucleare affinché si allinei con gli standard internazionali, l’istituzione di un organismo di indagine indipendente.
La scorsa settimana, tra le proteste della popolazione, è stata riaperta la centrale di Oi nella prefettura del Fukui, la prima riavviata quando sono trascorsi poco più di due mesi dal “genpatsu zero”, lo spegnimento di tutte le centrali nucleari del Paese deciso un anno dopo lo tsunami.
COREA DEL SUD – Seul vuole cacciare le balene
Monta la pressione internazionale di governi e ambientalisti affinché Seul rinunci al programma di caccia alle balene per motivi scientifici, annunciato ieri. La proposta sudcoreana è arrivata durante il vertice della Commissione baleniera internazionale a Panama.
La moratoria sulla caccia alle balene del 1986 vieta le battute a scopo commerciale ma consente di catturare una certa quota di esemplari per la ricerca. Per i critici è proprio dietro gli scopi scientifici che si nascondono Paesi come il Giappone, e adesso la Corea del Sud, in cui la carne di balena è un bene di lusso.
In prima fila contro la decisione di Seul si sono schierati i governi di Australia e Nuova Zelanda e associazioni come Greepeace assieme a numerosi movimenti ambientalisti coreani secondo cui il governo considera le balene non come mammiferi a rischio ma come pesci da catturare.
La Corea del Sud autorizza la vendita della carne degli esemplari catturati per sbaglio o rimasti nelle reti. Ma la percentuale stranamente alta degli incidenti fa sorgere dubbi.
PAKISTAN – Via libera ai convogli Nato
I convogli Nato hanno ripreso a calcare le strade pakistane alla volta dell’Afghanistan. Ieri il governo di Islamabad ha riaperto le vie di transito dopo le scuse del segretario di Stato Hillary Clinton per la strage in cui persero la vita 24 soldati pakistani durante un raid aereo Usa lo scorso novembre.
Oggi sono stati almeno due i camion che hanno attraversato le strade pachistane, ma molti altri, parcheggiati nel porto di Karachi, attendono il via libera.
La reazione pachistana aveva costretto Washington a trovare vie alternative per approvvigionare le truppe di stanza in Afghanistan e a siglare accordi con gli Stati dell‘Asia centrale. Soluzione tuttavia più costosa.
Con la riapertura delle vie di transito il Pakistan spera di poter migliorare i rapporti con gli Usa e con gli altri Paesi Nato. Nell’ultimo anno la fiducia reciproca è stata minata dall’uccisione di Osama bin Laden in un’incursione delle forze speciali statunitensi ad Abbottabad, poco distante da Islamabad, e dal timore occidentale dello scarso impegno pachistano nel combattere i gruppi guerriglieri che trovano rifugio nelle aree di confine del Paese, tuttora cruciale per Washington in vista del ritiro dall’Afghanistan previsto per il 2014
[Foto credit: setyoufreenews.com]