Se il protagonista di Sulla Strada si stancasse di viaggiare, girerebbe documentari? Xu Xing, considerato da molti il Jack Kerouac cinese, lo sta facendo. Da tempo ha preso in mano la telecamera, facendo coincidere viaggio, ricerca storica e interviste a gente comune. L’intervista di China Files. Xu Xing ha cominciato a scrivere romanzi agli inizi degli anni Ottanta: Variazioni senza tema [Wu zhuti bianzou] è stato pubblicato in Cina nel 1985; e E quel che resta è per te [Chenxia de dou shuyu ni de, 1996] è stato tradotto in italiano nel 2003 da Nottetempo.
Tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta Xu Xing ha scritto e pubblicato altri racconti e romanzi brevi, tra cui ricordiamo Storia della città [Chengshi de gushiI, 1986] o Il topo affamato [Ji’e de laoshu, 1988].
Lo scrittore ci accoglie nel suo appartamento, gambe lunghe accavallate e una birra in mano. Non nasconde il disordine sugli scaffali pieni di libri, ammucchiati a caso, per un recente trasloco. Si scusa, con un affabile sorriso.
“Quando ero giovane non mi presentavo mai come uno scrittore. Scrivevo poco e non volevo dirlo, perché altrimenti mi sembrava di essere uguale a tutti gli altri.
Non ho mai fatto parte di nessuna organizzazione ufficiale degli scrittori, né sono mai stato un membro qualcosa. Sono sempre stato diverso, anche oggi è così”.
Xu Xing e la sua letteratura sono divenuti adulti negli anni Ottanta, dopo il decennio della Rivoluzione culturale. Allora si stava ristabilendo un ordine sociale e politico nuovo.
Nel 1982 il governo cinese riscriveva la Costituzione e la politica si avviava verso le Riforme economiche. Alcuni giovani cinesi, consci del trauma subito, cercavano diverse forme di espressione.
Numerose correnti letterarie e artistiche si sono sviluppate in quegli anni, un diverso dinamismo aleggiava nelle strade della cultura cinese post maoista.
Xu Xing non è stato solo un protagonista, ma ha anche visto crescere grandi artisti e grandi scrittori; gli amici di un tempo e di sempre. La sua forte autoironia, nascosta da solitudine e sigarette, ci offre una descrizione dissacrante, ma veritiera, della cultura cinese contemporanea.
“Nel 2004 alla Fiera del libro di Francoforte un giornalista mi ha chiesto quale era la differenza tra me e gli altri scrittori [ride]. Se mi volete considerare uno scrittore, sono quello che al mondo ha scritto meno”.
E quel che resta è per te, è un libro di viaggio e di avventure per tutta la Cina: dalle noiose campagne cinesi fino ai cinquemila metri del Tibet. Una dettagliata descrizione della terra cinese e dei personaggi, improbabili o meno, che si incontrano sulla strada: “
il viaggio è diventato un modo di vivere, anche se all’inizio mi è stato imposto.Quando avevo undici o dodici anni per andare a trovare mia madre ero costretto ad andare molto lontano, nel nord ovest cinese. Non era facile, un bambino che esce da solo per comprare il biglietto del treno in piena Rivoluzione culturale
”.Collezionare esperienze e riportare ciò che si vede e si sente, con due linguaggi diversi: uno più lento, la letteratura e uno più veloce, il video digitale.
L’obiettivo è dar voce alle persone che si incontrano per strada, “allo strato più basso della popolazione. Con loro riesco a parlare per delle ore”.
“La Cina contemporanea può essere rappresentata meglio girando documentari: ci sono enormi cambiamenti nella politica, nell’economia e nella cultura, anche il rapporto tra le persone è molto diverso oggi in Cina.
Basta prendere una telecamera e trovare una storia, ci sono contenuti molto profondi sia dal punto di vista storico, che da quello sociologico e antropologico”.
Così, in Cinque più cinque (Wu jia wu) documentario del 2011 girato con Andrea Cavazzuti, Xu Xing racconta attraverso le vicende di un autista.
Songzhuang è il cosiddetto villaggio degli artisti. Qui, appena fuori Pechino, le speranze del governo cinese di diffondere un’industria culturale si incontrano e si scontrano con le speranze delle nuove generazioni di artisti.
La telecamera entra nei lussuosi loft dei pittori che “ce l’hanno fatta”, tra bei divani e piscine.
Si ferma tra i tavoli, le tele e le discussioni di chi invece, giovane e squattrinato, implora un Love love love! come il Ruggero di Carlo Verdone in Un sacco bello.
Una descrizione satirica di una parte del mondo dell’arte cinese racontata dalle parole dei protagonisti. Vincono i minori, anche solo per la loro simpatia.
Oggi Xu Xing è impegnato al montaggio del suo ultimo lavoro. Lo scrittore-viaggiatore-regista questa volta si è spinto nello Zhejiang alla ricerca di alcuni contadini imprigionati durante la Rivoluzione Culturale.
Xu Xing ha viaggiato sei mesi nelle campagne del sud della Cina per ascoltare le storie di alcune persone.
“Si è parlato sempre di personaggi famosi o di intellettuali o artisti arrestati durante la Rivoluzione culturale. A livello ufficiale però, mancano informazioni sui contadini. Non si è mai parlato dello strato più basso della popolazione, delle formiche. Loro cosa facevano durante la Rivoluzione culturale?
Voglio riportare quello che nessuno sa di questa gente, nessuno gli ha prestato attenzione fino a oggi. Mi sembra di fare una cosa importante, anche per la storia della Cina”.
Non si può scegliere tra un viaggio e una chiacchiera con un amico di sempre, non è un aut aut. Xu Xing ci lascia con un’ ultima frase: “ho scelto i documentari per la velocità con cui posso registrare gli avvenimenti, ma la letteratura fa parte della mia vita fin dall’inizio.
Quando sarò vecchio e non riuscirò a usare la telecamera o a tenere il cavalletto, riprenderò quello che ho girato e lo trasporterò di nuovo in letteratura”.
[L’intervista a Xu Xing, classe 1956, è disponibile anche su Caratteri Cinesi, così come la traduzione del racconto della sua infanzia] [Foto Credits: photos-for-you.com]