A causa di una legge sui diritti televisivi poco chiara i tifosi tailandesi non possono vedere le partite di Euro 2012 sulla tivù via cavo locale. Il Paese delle differenze sociali e politiche si è ritrovato inaspettatamente unito dalla tivù pubblica: l’unica che non ha mai smesso di trasmettere gli incontri.
La Thailandia quest’anno si è fermata per Euro 2012. Ma non incollata di fronte al televisore. Piuttosto davanti ai giornali, per cercare di capire come TrueVisions, la tivù satellitare via cavo locale, possa avere privato i suoi clienti della diretta delle partite. E specialmente per cercare di capire se ci sono chance che il problema venga risolto quantomeno in tempo per la finale.
La storia, che in una Thailandia sempre più malata di febbre calcistica ha rubato per più giorni le prime pagine dei giornali a crisi politica, omicidi, scandali e persino alle voci di un imminente colpo di stato, scaldando gli animi dei tifosi rimasti a bocca asciutta e divertendo gli altri come solo le celeberrime telenovele tailandesi sanno fare, è questa.
TrueVisions, la maggiore piattaforma televisiva digitale tailandese, che fino a poco tempo fa promuoveva i suoi canali con una campagna pubblicitaria creata in occasione del campionato che ne prometteva la diretta, ha lasciato i suoi milioni di clienti davanti a uno schermo nero proprio durante la partita di apertura degli Europei.
La mancata proiezione della partita sembra essere arrivata a sorpresa non solo ai telespettatori di TrueVisions ma anche ai gestori stessi, che dichiarano di essersi visti tagliare inaspettatamente il segnale dalla Uefa. La causa del disguido sembra essere che TrueVisions ha perso i diritti di proiezione del campionato a sua insaputa quando questi sono stati acquistati da GMM Grammy, un’azienda concorrente, apparentemente complice una non chiara legislazione in materia di diritti televisivi in Thailandia.
L’incidente, piuttosto eclatante specie se si pensa che TrueVisions, i cui pacchetti vanno dall’equivalente di 20 a 80 euro, propone delle cifre piuttosto proibitive per la maggior parte dei tailandesi, ha scatenato una bufera in Thailandia.
In principio è scesa in campo la Protezione dei Consumatori, prima chiedendo a TruVisions di assolvere alle sue promesse trovando una soluzione per le partite successive e poi, quando era chiaro che neanche questo sarebbe stato possibile, invitando i clienti a sporgere denuncia nei confronti del gigante. Quindi si è lasciata coinvolgere anche GMM Grammy, intervenuta a sua volta per offrirsi di negoziare con la Uefa a nome della concorrenza.
Ma, malgrado l’impegno collettivo, la questione rimane tutt’oggi irrisolta. La Uefa non sembra intenzionata a cedere alle moine di questa telenovela, e TrueVision, oltre ad avanzare l’offerta ai suoi clienti di un upgrade gratuito del numero di canali accessibili per il mese prossimo, si limita a un comunicato stringato sul suo sito in cui chiede pazienza nella speranza di riuscire a concludere qualcosa almeno in tempo per la finale.
È in tutto questo caos che, tuttavia, la Thailandia sembra, come nelle più fantasiose delle favole, avere riscoperto un briciolo di unità.
Perché il Paese delle differenze sociali e politiche si è ritrovato inaspettatamente unito dalla tivù pubblica: l’unica che, malgrado qualche interruzione pubblicitaria, non ha mai smesso di trasmettere le partite.
I benestanti proprietari di un decoder e di una parabola TrueVisions, si sono ritrovati infatti a mettere da parte i loro telecomandi multifunzione e le loro guide tivù esclusive, hanno staccato il cavetto bianco, e sono scesi nei mercatini di strada dove si comprano le famose “antenne a baffo di gambero” – le antennine di campeggio che brillano sopra le immagini sempre un po’ offuscate e rigate dei televisori delle case dei poveri. E allora, al grido strozzato di una fede calcistica spesso estemporanea e confusa, la Thailandia ritorna, almeno per qualche notte, a essere se stessa.
*Edoardo Siani vive in Thailandia dal 2002. Lavora come insegnante di inglese e di italiano e come interprete per la polizia locale. Sta raccontando gli anni trascorsi in uno slum di Bangkok in un libro.
[Foto credit: nationmultimedia.com]