Il primo matrimonio gay celebrato alla presenza di Mickey Mouse e del resto della banda Disney buca il silenzio che in Giappone circonda i diritti LGBT. Ancora tabù in una società fortemente conservatrice, in Giappone c’è gran bisogno di parlare di omosessualità. Pure partendo da Disneyland.
Mickey Mouse come testimone di nozze e il Castello di Cenerentola come ambientazione per il matrimonio. Il pacchetto offerto da Disney comprende una cerimonia all’interno dei padiglioni del parco, la presenza di personaggi dei cartoni animati alla reception e una passeggiata nella carrozza attraverso il parco. Un desiderio che, per quanto possa apparire stucchevole ad alcuni, è invece allettante per altri.
La Disney consente anche alle coppie dello stesso sesso di coronare questo sogno già dal 2007, ma solo da pochi giorni la questione è diventata di attualità anche in Giappone.
La multinazionale in più occasioni si è dimostrata gay friendly, spesso attirandosi le ostilità dei gruppi conservatori, e aveva subito chiarito che la possibilità di celebrare matrimoni omosessuali all’interno delle sue strutture valeva anche per i parchi tematici fuori degli Stati Uniti.
Fino al mese di maggio, tuttavia, nessuna coppia omosessuale ne aveva fatto richiesta per il complesso di Tokyo. Poi è stata la volta di Koyuki Higashi: 27 anni, lesbica dichiarata nonché attivista per i diritti degli omosessuali. Higashi frequenta da tempo Disneyland con la sua compagna, così, racconta alla Reuters, quando hanno visto il volantino che pubblicizzava il pacchetto matrimonio, è stato naturale fare una telefonata per sapere se anche loro potevano sposarsi nel parco.
La risposta è stata inizialmente ambigua, non c’è stato un esplicito diniego, ma Higashi si è sentita rivolgere domande sull’abbigliamento previsto per la cerimonia, perché “due donne vestite entrambe da spose, o entrambe in smoking, avrebbero disorientato gli altri visitatori”.
La richiesta poteva essere accettata a patto che le due donne onorassero comunque la tradizione abbigliandosi in modo complementare. Una soluzione ipocrita, secondo Higashi, perfettamente coerente con il modo con cui l’omosessualità viene trattata pubblicamente.
Di fronte alle rimostranze di Higashi, Disneyland ha comunque promesso di fare delle verifiche e di ricontattarla in seguito. Così, dopo una settimana, Higashi ha ricevuto una chiamata dal resort in cui si dava via libera senza alcuna pregiudiziale alla sua richiesta di celebrare il matrimonio a Disneyland Tokyo.
L’intera vicenda può apparire irrilevante, ma ha aperto una crepa nel silenzio che circonda le coppie omosessuali giapponesi. Si tratta, naturalmente, di un fatto puramente simbolico, che però, come dice la stessa Higashi, può portare a un maggiore dibattito sull’argomento.
Non esiste alcuna legge che impedisca l’omosessualità in Giappone, eppure la questione resta sostanzialmente un tabù anche in virtù del fatto che l’esplicitazione di qualunque inclinazione sessuale è percepita con riprovazione dalla morale tradizionale intrisa di shintoismo, buddhismo e confucianesimo.
Né gli ammiccamenti messi in scena dal mondo dello spettacolo (esemplare il caso del video delle AKB48 in cui le componenti del gruppo si passano una caramella baciandosi sulle labbra) aiutano sul serio.
Bisogna d’altra parte ammettere che dagli anni Novanta esiste un Tokyo Pride – benché nel tempo abbia perso smalto e seguito a causa delle divisioni degli organizzatori. Lo ha raccontato il Japan Times, spiegando il perché da quest’anno ci sia anche una seconda marcia, la Tokyo Rainbow Pride, creata da un altro gruppo di attivisti proprio per sprigionare nuove energie.
Taiga Ishikawa – uno dei rarissimi politici ad aver fatto coming out, impegnato a diffondere le esigenze della comunità LGBT – un anno fa spiegava ai media internazionali, dopo la sua elezione in una delle circoscrizioni di Tokyo: “In Giappone, i gay sanno subito di non poter confidare a nessuno il proprio orientamento sessuale… Rivelarsi come gay non è ancora facile in questo paese. Gli omosessuali sono percepiti come gli ‘strani’, ma io credo che sia la società a essere strana”.
Insomma, c’è bisogno di parlare di omosessualità in Giappone, chiunque sia a sollevare l’argomento: un politico, un’attivista o persino il mainstream Mickey Mouse.
[Foto credit: nydailynews.com]
* Benedetta Fallucchi, dopo una parentesi di attività nel mondo editoriale, si è dedicata al giornalismo. Collabora con alcune testate italiane e lavora stabilmente presso la sede di corrispondenza romana dello "Yomiuri Shimbun", il maggiore quotidiano giapponese (e del mondo: ben 14 milioni di copie giornaliere).