Corruzione in salsa cantonese

In by Simone

Zheng Niansheng, funzionario di Partito sospettato di corruzione, si difende e nega le accuse. Secondo gli inquirenti sarebbe stato a capo di una serie di truffe dal valore complessivo 12 milioni di euro. Il denaro veniva riciclato o finiva in tasca all’amante. E i cittadini protestano. Il caso di Zheng Niansheng, funzionario di Partito della regione del Guangdong, ha portato per l’ennesima volta alla ribalta il tema della corruzione, il male endemico della Cina.

Il South China Morning Post riporta infatti che Zheng avrebbe negato le accuse di aver intascato tangenti mentre era capo del Partito nel distretto Zumiao di Foshan.

Zheng era stato arrestato insieme al suo vice e ad un funzionario nel settore delle costruzioni l’agosto scorso. Secondo quanto riporta il South China Morning Post, il vice di Zheng, Chen Shufeng, “ha perso il posto, ma gli è stato risparmiato il processo”.

Il Southern Metropolis spiega che Zhang Dongkai, l’ufficiale addetto alle costruzioni accusato di aver preso tangenti per un valore di 400mila rmb (poco meno di 50mila euro), è invece finito davanti ai giudici la settimana scorsa.

Il South China Morning Post scrive che Zheng Niansheng, il principale imputato, è stato accusato di essersi illegalmente appropriato di denaro e di averlo usato per fini propri – incluso per fare regali all’amante.

Il South China Morning Post, citando il Guangzhou Daily, scrive che Zheng sarebbe stato accusato di essersi messo d’accordo con un uomo d’affari lo scorso maggio per mettere le mani su dei fondi provenienti da acquisizioni di terreni, spostamenti di abitazioni e compensazioni per gli espropri.

Non solo, continua il South China Morning Post, ma “Zheng è stato anche accusato di aver intascato tangenti per un valore di 25 milioni di rmb [circa 3 milioni di euro] da alcuni uomini d’affari fra il 2005 e l’anno scorso.

E ancora: “gli inquirenti hanno anche accusato Zheng di accettato 12 milioni di rmb [circa 1 milione e mezzo di euro] da un uomo d’affari nel 2005, mentre era a capo di un villaggio a Shunde. [Zheng] ha poi intascato altri 9 milioni di rmb [oltre un milione di euro] nel febbraio dell’anno scorso”.

Nel complesso, fra Zheng e soci, la truffa potrebbe arrivare a 100 milioni di rmb, circa 12 milioni di euro.

Il South China Morning Post scrive che, secondo gli inquirenti, “Zheng prestò 60 milioni di rmb [quasi 8 milioni di euro] presi dai fondi di cui si era appropriato ad un’agenzia di viaggi, che lo ripagò con 3 milioni [quasi 300mila euro] in interessi. Gli altri 40 milioni furono prestati all’uomo d’affari che aveva deciso di stare al gioco”.

Sembra che Zheng usasse i fondi illegali anche per finanziare le sue storie sentimentali. Sempre il South China Morning Post, infatti, racconta come secondo gli inquirenti parte del denaro – circa 250 mila euro – sarebbe finita nelle mani dell’amante di Zheng “affinché potesse comprarsi dei regali costosi”.

La donna, con quel denaro, avrebbe comprato dei gioielli, una macchina e un appartamento. Ancora peggio per Zheng, il South China Morning Post riporta che “la madre dell’amante ha confermato che la figlia le aveva fatto conoscere il funzionario” e ha aggiunto che “sua figlia aveva usato il denaro rimanente per investire in prodotti finanziari.”

La notizia ha causato molto clamore, e non c’è da stupirsene, perché il problema della corruzione in Cina è annoso. Ed è difficile da contrastare soprattutto perché è diffuso a tutti i livelli della società.

Lo riassume bene un post pubblicato su Weibo, il Twitter cinese, riportato dal South China Morning Post: “l’ammontare della truffa è superiore a quanto molte persone potrebbero anche solo immaginare di guadagnare in una vita intera, e stiamo parlando solo di un funzionario locale!”.

* Michele Penna è nato il 27 novembre 1987. Nel 2009 si laurea in Scienze della Comunicazione e delle Relazioni Istituzionali con una tesi sulle riforme economiche nella Cina degli anni ‘80-’90. L’anno seguente si trasferisce a Pechino dove studia lingua cinese e frequenta un master in relazioni internazionali presso l’Università di Pechino. Collabora con Il Caffè Geopolitico, per il quale scrive di politica asiatica.

[Scritto per Lettera 43; Foto Credits: blogs.telegraph.co.uk]