La tesi Cina e Italia: relazioni diplomatiche ed economiche esplora le difficoltà dei rapporti tra i due Paesi dal 1949 e cerca di tracciare la direzione che prenderanno in un ipotetico futuro. Raccoglie inoltre le opinioni di un funzionario del Minstero degli Affari esteri, di Giorgio Prodi e di Achille Occhetto.
Non si può non cogliere l’importanza di questo evento poiché tutti i paesi, e soprattutto l’Italia, avevano bisogno di ufficializzare i rapporti diplomatici con la Repubblica popolare per evitare di rimanere fuori dai giochi economici e politici.
L’obiettivo è sottolineare le divergenze di pensiero tra i due paesi e spiegare cosa ha comportato la firma del comunicato congiunto.
Pur essendo, infatti, due paesi profondamente diversi sia istituzionalmente sia culturalmente, Italia e Cina sono costretti a trovare un compromesso per aprire un processo di collaborazione economica e sociale.
I documenti recentemente pubblicati dal Senato della Repubblica Italiana, relativi alle trattative tra i due paesi raccontano di un’Italia “schiacciata” dalla potenza cinese, che non riesce a far prelevare il proprio punto di vista nelle varie sedute che precedono la firma del documento ufficiale.
La Cina riesce invece a dominare la scena costringendo il nostro paese a piegarsi alle sue richieste dopo due lunghi anni di trattative nei quali il governo italiano non appare sicuro e anzi, in molti casi, si divide su questioni importanti (come il problema di Taiwan).
L’Osservatorio Asia è un’organizzazione con sede a Imola che poggia le sue basi su uno stretto rapporto di collaborazione tra esponenti del mondo imprenditoriale e accademico.
Il suo database di tutte le imprese italiane che decidono di investire nel territorio cinese è un punto di osservazione utile per osservare come quasi tutte le imprese che si trasferiscono in Cina provengono dal Nord d’Italia.
Una conferma importante del divario esistente tra un Nord più sviluppato e un Meridione che arranca e non raggiunge livelli produttivi alti.
Lo stesso si può dire della Cina. Come illustrato dalla dott.ssa Maria Weber, il territorio cinese, dal punto di vista economico, è diviso in tre aree geografiche.
Una “zona rossa”, che si estende intorno a Pechino, nella quale si concentrano le maggiori aziende di Stato create durante il periodo dell’adozione del modello d’industrializzazione sovietico.
Una “zona rosa”. che si sviluppa attorno a Shanghai, più aperta alle influenze culturali occidentali ma che non dimentica il potere del Partito.
E una terza “zona bianca”, che si estende nel Sud della Cina e principalmente nella provincia del Guangdong. Qui la creazione delle Zone economiche speciali (Zes) ha contribuito all’apertura al mercato internazionale.
Un Funzionario del Ministero degli Affari Esteri, che preferisce mantenere l’anonimato, e il dott. Giorgio Prodi che insegna presso la Facoltà di Economia dell’Università di Ferrara e collabora con l’Osservatorio Asia, hanno risposto a domande su tre temi per aiutare a chiarire meglio il discorso.
1) Questione Taiwan: quanto ha pesato allora nella ricostruzione dei rapporti diplomatici e la stipula del Comunicato congiunto del 1970 e se e quanto pesa oggi nel confronto tra Cina e Occidente, e Italia in particolare?
2) Cina seconda potenza economica al mondo: Pechino detterà sempre più le regole del gioco politiche ed economiche o l’Occidente ha delle carte da giocare?
3) Il futuro: come e quanto peserà il disastro che ha colpito il Giappone sulla crescita delle Cina e gli equilibri economici mondiali?
La prima domanda era necessaria poiché, nel mio lavoro, mi soffermo più volte su Taiwan, snodo cruciale delle trattative diplomatiche.
Le risposte alla seconda domanda sono espressioni di una visione simile: la necessità di cooperazione internazionale per affrontare il gigante cinese e per non perdere la supremazia occidentale sul mercato.
L’ultima domanda mi è stata suggerita dagli eventi disastrosi che hanno colpito il Giappone. Calamità naturali che hanno messo in ginocchio uno dei paesi più forti dal punto di vista economico.
La Cina ha un legame stretto con il paese colpito dal terremoto e ho pensato che fosse necessario dare uno sguardo al futuro per poter avere una visione d’insieme sui possibili sviluppi economici e politici.
In ultimo il politico italiano Achille Occhetto ha fatto chiarezza sui rapporti tra Cina e Occidente, in particolare sulla situazione dei diritti fondamentali dell’uomo.
Nel corso dell’intervista è emersa una evidente sfiducia da parte del politico verso l’Occidente. “Quello dell’Occidente verso la Cina è un atteggiamento ipocrita” perché durante gli incontri tra i paesi occidentali e la Cina si dà molta importanza all’aspetto economico ma si tralascia il problema dei diritti fondamentali e della democrazia.
*Marta Catalano marta.catalano2[@]studio.unibo.it ha studiato lingue e letterature straniere presso l’Università Alma Mater Studiorum di Bologna, dove si è laureata nel 2011 con una tesi in geografia politica ed economica sul tema delle relazioni diplomatiche ed economiche tra Cina e Italia.
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Questa tesi è stata discussa presso l’ Università degli studi di Bologna Alma mater studiorum. Relatore: prof. Elisa Magnani. Correlatore: prof. Paolo Magagnin.[La foto di copertina è di Federica Festagallo]