Ansuan, Il complotto, è il romanzo di spionaggio che svela i segreti dell’Unità 701. Uscito in Cina nel 2006, nel 2008 ha vinto il prestigioso premio Mao Dun. La Penguin lo sta traducendo in inglese e Caratteri Cinesi ne ha tradotto l’introduzione in italiano, per gentile concessione dell’autore.
[…] Il sette è un numero strano, probabilmente possiede un’indole oscura. […] Per quel che ne so io, le organizzazioni di molti paesi al mondo che si occupano di missioni speciali, hanno tutte praticamente a che vedere con il numero sette.
Alcuni esempi: l’agente 007 della famiglia reale inglese, il dipartimento 7 dell’ex Germania dell’est, il settimo consigliere del Presidente della Repubblica francese, il settimo direttorato del Kgb dell’ex Unione Sovietica, l’Unità 731 dell’esercito giapponese, la flotta 7 americana.
Parlando di Cina, ecco l’unità speciale numero 701. Un organismo di intelligence cinese costruito sull’esempio del settimo direttorato del Kgb dell’ex Unione Sovietica. “Speciale” è la sua natura dei suoi compiti. I tre uffici “speciali” sono l’ufficio intercettazioni, l’ufficio decrittazione e l’ufficio operativo.
L’ufficio intercettazioni si occupa principalmente delle intercettazioni tecnologiche, quello di decrittazione decifra i codici segreti e quello operativo si occupa ovviamente dell’operatività, ossia dei report di intelligence.
Intercettare significa ascoltare il suono imperscrutabile, il suono che non ha voce, il segreto. Decrittare è decifrare, parafrasare testi antichi e comprendere una lingua senza parole. Lo spionaggio è nascondere la propria identità, entrare nella bocca del leone, affrontare il vento e combattere.
All’interno dell’amministrazione chi intercetta viene chiamato “colui che ascolta il vento”, chi decodifica è “colui che osserva il vento” e chi si occupa dei report di intelligence è “colui che afferra il vento”. In poche parole tutti hanno a che fare con il vento. Gli uffici e il modo di agire sono diversi, tutto qui.
C’erano due tipi misteriosi che provenivano dal mio stesso paese. Uno di cognome faceva Qian ed era il direttore numero uno della 701. La gente lo chiamava direttor Qian quand’era davanti, ma alle sue spalle lui era Qian, “il capo”.
L’altro era un agente segreto con esperienza dell’ufficio operativo, che si chiamava Lu. Aveva lavorato come spia a Nanchino e la gente lo chiamava “Vecchia Zucca”, proprio per alludere il costante lavoro sotto copertura.
[…] Il Monte Cinquedita, come suggerisce il nome, appariva come cinque dita che si ergevano dalla terra, con quattro valli naturali. La prima era la più vicina alla città.
Ci volevano all’incirca venti o trenta chilometri tra le strade di montagna, per arrivare all’uscita e trovare la piccola città di montagna appoggiata sulle sue falde.
Questa era la valle più ampia e le famiglie della 701 vivevano qui. Il comprensorio era praticamente una società in miniatura. C’era un ospedale, una scuola, dei negozi, alcuni ristoranti, un piccolo hotel e un campo sportivo. […]
Le altre tre valli erano sempre più anguste ed era più difficile penetrare al loro interno. Ho avuto la fortuna di recarmi tre volte nella seconda , nella terza ci sono stato due volte, mentre nella quarta, ossia quella più interna, neanche una volta.
Come dire, quella era la base operativa dell’ufficio decrittazione, il luogo più segreto di tutta la montagna. L’ufficio operativo era alla destra della seconda valle, a sinistra c’era il centro di addestramento, un ufficio per l’amministrazione militare della 701.
Le due unità sembravano un paio di ali accostate al monte. Si aprivano a forma di ventaglio, ma quella di sinistra era molto più ampia di quella di destra. Normalmente nell’ufficio operativo non c’era molto personale, la maggior parte di loro era “fuori di casa”.
Nella terza valle c’erano anche due altre unità: l’ufficio intercettazioni e l’organo 701. Erano disposte una alle spalle dell’altra, […] con uno spazio al centro, utilizzabile da entrambi gli uffici.
[…] Nessun locale era riuscito a penetrare nella montagna, tutto era incontaminato. Anno dopo anno, gli alberi splendevano di un verde lussureggiante e vi erano una grande quantità di animali, in macchina era frequente vederli sbucare sulla strada e poi sparire.
[…] La seconda volta che mi recai all’ufficio intercettazioni chiesi al direttore Qian se saremmo potuti passare da uno di quei tunnel. Il vecchio mi guardò con sufficienza. La mia richiesta – forse – era un po’ eccessiva.
A dire il vero, il personale della 701 – direttore compreso – era evidentemente abbastanza sospettoso nei miei confronti. All’inizio, sembravano temere che li marcassi stretti, ma era come se nel loro intimo sperassero che mi avvicinassi.
Difficile crederci, ma se fosse stato solo timore, questo libro non l’avrei potuto finire. Sarebbe stato impossibile. […] [Continua a leggere su Caratteri Cinesi. La traduzione è di Désirée Marianini]
*Mai Jia nasce nel 1964 nella provincia del Zhejiang. Dopo aver militato per un periodo nell’Esercito, è diventato uno degli autori di spy trhriller più famosi di tutta la Cina, tanto da essere chiamato il Dan Brown cinese. Alcuni dei suoi racconti sono stati riadattati a film o serie tv.