花伦- Hualun
Hualun è una delle tante realtà del ricco sottobosco del rock strumentale cinese. Fondata a Wuhan (provincia dello Hubei) nel 2004, la band si è dedicata a un’intensa attività live che ha attirato molta attenzione all’interno dell’ambiente musicale alternativo. Nel 2008 è uscito il loro primo album, Silver Daydream, un lavoro che mette insieme tutte le influenze annoverate dal gruppo: brit-pop post-punk shoegaze e noise psichedelico coesistono senza stonature e convergono in forme di post-rock familiari al sound dei giapponesi Mono. China-files li ha intervistati alla fine della loro esibizione all’interno dello Strawberry Music Festival, uno dei principali eventi di musica indipendente cinese che si svolge annualmente a Pechino.
Line-up:
Zhu Mingkang: Chitarra
Ding Mao: Chitarra
Huang Lei: Basso
Li Jin: Batteria
Links:
My space page: www.myspace.com/hualun027
Neocha page: www.neocha.com/britsky
Come nasce Hualun? Da dove viene il vostro interesse per la musica indipendente?
Ding Mao: In realtà è stato tutto molto naturale, i Hualun esistono da 5 anni e sono un progetto che nasce all’università, tra amici…
Zhu Mingkang: Gli inizi sono stati fortuiti e casuali, apprezzavamo gli Explosions in the Sky e il loro sound ha dato una prima impronta al gruppo avviandolo a un certo tipo di ascolti, come Mono e Mogwai. Queste sono tutte band che hanno avuto un’influenza stilistica sul gruppo. Dall’apprezzamento per questo tipo di musica si è sviluppato un processo naturale e spontaneo. Poi ci sono stati alcuni cambi di formazione e alla fine attraverso conoscenze ed amicizie abiamo raggiunto la struttura attuale.
La vostra musica ha una chiara impronta post-rock, ci sono influenze che vengono da altri generi? Qual’è il background dei singoli membri della band?
Zhu Mingkang: Non c’è un gruppo singolo, a livello di gusti le band post-rock sono senz’altro quelle che preferiamo. Il punto di partenza è comune, con gruppi post-rock stranieri. Anche gli ascolti più o meno sono gli stessi per tutti i membri del gruppo. Apprezziamo molto Arab Strap, Red hot chili peppers e la musica noise, ma anche diversi gruppi cinesi.
La musica indipendente cinese è sempre più ricca e variegata, quali sono le scene musicali che ritenete più interessanti? Attualmente quale città pensate sia il centro musicale e culturale più attivo in Cina?
Zhu Mingkang: Da un punto di vista stilistico, la realtà musicale cinese è molto eterogenea e ricca. Non apprezziamo tanto un genere specifico, ma tutta quella musica che racchiude sentimento, energia o che non può essere ricondotta a un solo stile. Considerando il fermento attuale, Pechino è senza dubbio il centro più attivo e sviluppato, ma noi vivendo a Wuhan abbiamo anche un forte legame con questa città.
Che tipo di posto è Wuhan? Quali sono i principali trend culturali e musicali al momento?
Ding Mao: Raffrontando con Pechino, l’attività musicale è raccolta in un numero ristretto di locali. Forse il primo genere che ha raggiunto una certa notorietà è stato il punk. In seguito il pubblico è cresciuto numericamente ed ha accolto stili diversi. I gruppi sono senz’altro meno che a Pechino, ma si tratta anche di una realtà che riesce a concentrare diverse tendenze.
Zhu Mingkang: Wuhan è una città che assimila molto e raccoglie diversi modelli, musica ed audience, una caratteristica che favorisce una diversificazione e una ricchezza di fondo. Un esempio di quello che è Wuhan è il Vox Livehouse, che si è molto adoperato per una diffusione della cultura, ospitando anche molti concerti rock e diventando un polo musicale che ha favorito lo sviluppo della musica cinese aiutando molti gruppi ad emergere.
Che tipo di pubblico c’è a Wuhan?
Zhu Mingkang: In realtà non sappiamo molto del pubblico…
Ding Mao: Il pubblico cresce numericamente e qualitativamente, è come se la gente ora recepisse più cose.
Zhu Mingkang: Ai nostri concerti il pubblico è molto eterogeneo: studenti, impiegati e laureati coprono tutte le fasce di età. Non è più come in passato quando venivano solo amici e appassionati di post-rock.
Pensate che l’adozione di una forma musicale occidentale possa comportare un limite per lo sviluppo di una musica alternativa cinese? Lo chiedo soprattutto pensando al patrimonio di musica tradizionale che esiste in Cina.
Ding Mao: Da un punto di vista stilistico il post-rock è un caso un po’ particolare, perché essendo più moderno ha una natura più ‘internazionale’ rispetto ad altri generi.
Zhu Mingkang: Il post-rock è una forma musicale che ovunque attinge dalla cultura e dalla tradizione locale.
Li Jin: Se la questione è vista da un punto di vista stilistico non vanno ignorati gruppi asiatici come Mono ed altri, che hanno presentato il post-rock come un fenomeno orientale. Fra gruppi post-rock orientali e occidentali esistono differenze. Anche la nostra musica è percepibile come un qualcosa di orientale, qualcosa che va verso Oriente, che gli orientali possono capire più a fondo. Oggi l’ultimo pezzo che abbiamo eseguito era un pezzo folk giapponese, anche queste scelte denotano la nostra inclinazione.
Ding Mao: Da un punto di vista stilistico il problema del confronto fra post-rock occidentale ed orientale è principalmente una questione di forma; l’Occidente ha iniziato prima e nella forma della canzone ha dato una direzione che risulta essere un’influenza creativa. Ma credo che se vediamo il fenomeno in generale non bisogna guardare ai legami che il post-rock ha con una cultura occidentale o orientale. Ogni persona porta senza dubbio con sé la propria identità locale, se si prendono i Sigur Ros è chiaro che i loro pezzi sono ispirati da sentimenti locali e dal loro essere islandesi; lo stesso vale per i Mogwai con la Scozia. Questo è il frutto dell’identità e della cultura locale che tutti ci portiamo dentro. Ma post-rock è anche rispettare l’emotività e il pensiero individuale e quindi la diversità che esiste fra le persone.
Zhu Mingkang: Poi i migliori gruppi, come Mogwai, Sigur Ros o Mono, possono anche aspirare e trovare un’eco universale, che trascenda limiti locali, culturali e nazionali. Sono in grado di porsi al di sopra della diversità e sanno esprimere quegli stati d’animo o quelle emozioni proprie a tutti gli uomini.
Li Jin: Ccome una sorta di simbiosi universale.
Ding Mao: Inoltre, ascoltando i pezzi dei Mogwai e dei Mono ci sono senz’altro punti comuni, ma emergono chiaramente anche delle differenze che possono essere legate a un differente modo di manifestare i sentimenti in Oriente ed in Occidente. Ascoltando questi due gruppi credo che queste differenze siano evidenti. Esprimono entrambi una cosa unica, che parte dall’interiorità, rappresentandola però in modo diverso.
I membri di un gruppo alternativo possono vivere con la musica o hanno bisogno di un altro lavoro?
Ding Mao: In Cina la situazione è la stessa per tutti coloro che operano nella musica indipendente, a prescindere dal genere: chiunque è obbligato ad avere un secondo lavoro. In Cina non c’è un mercato musicale, avere un lavoro è necessario. Però l’ambiente sta migliorando e magari un giorno sarà possibile lavorare con la propria musica.
Zhu Mingkang: Il lavoro è una base che ci permette di fare altro.
Quali sono le principali difficoltà che un ragazzo cinese incontra quando decide di iniziare a fare musica?
Zhu Mingkang: Spesso un gruppo musicale nasce in una fase della vita delicata, magari c’è un membro della band che si sta laureando e poi deve trovare un lavoro, oppure un altro che è alla ricerca di un posto fisso. Sono tutti fattori che possono interferire con quei gruppi che aspirano a una situazione stabile, alcuni membri possono lasciare il gruppo e vanno sostituiti. Ma questo non è il fattore principale, probabilmente i maggiori problemi vengono dall’esterno…
Cioè?
Zhu Mingkang: Diciamo che la vita può avere una forte influenza su fattori importanti legati all’esistenza di un gruppo, come le prove o i processi creativi.
E voi in che condizione siete al riguardo in questo momento?
Ding Mao: Sempre meglio. Lentamente, ma sempre meglio.
Zhu Mingkang: Aspiriamo al migliore equilibrio possibile. Inoltre penso che questo tipo di processi possano rendere un gruppo più maturo.
Quali sono i vostri ascolti preferiti ultimamente?
Ding Mao: [sorridendo] Wang Wen.
Zhu Mingkang: [sorridendo] Wang Wen.
A parte Wang Wen?
Zhu Mingkang: Compresi altri generi? PK-14… Anche altri gruppi…
Ad esempio, che rapporto avete con gli iniziatori della musica alternativa cinese, gente come Cui Jian o Dou Wei?
Zhu Mingkang: Loro sono stati i fondatori di un movimento, la loro musica è il simbolo di un’epoca. Hanno introdotto una forma occidentale in Cina.
Ding Mao: Hanno creato una scena, sono la nostra tradizione. In questo senso c’è un filo che ci lega a loro.
Come ascoltatori che cosa cercate da un pezzo musicale, che tipo di sensazioni volete ottenere?
Zhu Mingkang: Sentimento. Il vero rock strumentale racchiude una dimensione emotiva, riesce a porre le persone in un senso di pace per far provare loro un sentimento.
Ding Mao: Raggiungere attraverso un sentimento una certa sensibilità percettiva.
Che tipo di sentimento è il post-rock?
Zhu Mingkang: Il post-rock è come uno stato d’animo, è come utilizzare diverse forme per rappresentare uno stato d’animo. Ogni tipo di setimento umano, rabbia, delusione. Facendo ricorso a vari espedienti, con gli strumenti musicali, è possibile esibire tutti questi sentimenti.
Avete già iniziato a preparare il secondo album? Ci saranno dei cambi di direzione rispetto al primo lavoro?
Zhu Mingkang: Quest’anno prevediamo di finire le registrazioni e poi saremo pronti per l’uscita dell’album. Ci saranno anche dei concerti.
Ding Mao: Senz’altro nel secondo album ci sranno dei cambiamenti; lo stile resterà lo stesso ma speriamo di migliorarci. Speriamo in un album più maturo.
Nelle band cinesi ci sono frequenti cambiamenti di formazione. Hualun come vive questa realtà? E’ un limite per l’evoluzione del vostro progetto?
Ding Mao: I cambiamenti di formazione in Cina sono una realtà, in una certa misura siamo costretti a subirli.
Zhu Mingkang: Ci siamo abituati e non possiamo prevenirli, senz’altro un gruppo stabile mantiene la tranquillità di un progetto, però non vogliamo che questa situazione influenzi il calore della nostra musica o la nostra produzione.
Ding Mao: I Hualun devono restare e questo è la cosa più importante.
Ho visto due vostri concerti finora. Entrambe le volte ho notato che non amate guardare il pubblico e per lo più fissate i vostri strumenti. Perché?
Ding Mao: Ci sono diversi motivi, il primo è il carattere. Poi speriamo che la musica sia un mezzo di comunicazione senza additivi.
Zhu Mingkang: Quando facciamo concerti siamo sempre molto seri, anche perché speriamo che sia attraverso l’esecuzione dei nostri pezzi che si possano trasmettere delle emozioni per instaurare uno scambio più sincero. Probabilmente anche questa è una nostra abitudine nel modo di esibirci, legato sempre a fattori caratteriali, perché in realtà siamo abbastanza introversi.
Li jin: In questo modo cerchiamo di condurre gli spettatori all’interno di un’atmosfera ed anche questo è un modo di interagire con loro.
In Occidente una rockstar ha una presa ed un’influenza sul pubblico molto forte, fino ad arrivare a veri fenomeni di mitizzazione; questo perché in Occidente la musica ha una funzione molto radicata nella società. In Cina oggi che situazione c’è?
Zhu Mingkang: In Cina l’ambiente musicale non è sviluppato come all’estero e questo genere di influenza non può essere così forte. La situazione però sta gradualmente cambiando e secondo me comincia ad esserci una certa celebrazione dei personaggi famosi nella società. Quello che ancora manca in Cina sono le condizioni per un giusto riconoscimento degli artisti nella società, per questo il loro potere di influenza è limitato.
Ding Mao: Ma per questo cambiamento l’iniziativa dei musicisti e del pubblico non è sufficiente, e c‘è bisogno della partecipazione della società, di un riconoscimento più generale del ruolo dell’arte.
Riguardo a questo problema nel vostro pubblico avete riscontrato dei cambiamenti?
Zhu Mingkang: Forse il nostro pubblico sta diventando sempre più giovane. Una delle nostre speranze è quella di raggiungere un audience che rappresenti diverse fasce d’età ed una diversa estrazione sociale. Quello di cui oggi il rock cinese ha bisogno sono delle basi, oggi in Cina c’è della buona musica ma nel pubblico ci sono ancora dei limiti.
Links and Sources:
– China Post Rock (Italiano)
– Intervista Wang Wen (Italiano)