Speciale 1 maggio – Lavorare col sorriso

In by Simone

Piccole storie di ordinaria vita lavorativa da Bangkok e dintorni. Nel caos, in mezzo al traffico o tra malati terminali, alcuni thailandesi hanno cercato di dare una svolta al loro tran tran giornaliero. Dirigere il traffico ballando, sorridere a tutti, abbracciare. Piccoli gesti che fanno la differenza.
Il bello della Thailandia raramente sta nelle grandi storie. E la sua grandezza è invece solita nascondersi dietro le piccole cose: gesti minuscoli, iniziative singolari e controcorrente che spesso rivelano enorme saggezza e umanità.

In occasione della festa del lavoro, mentre l’Italia continua a lamentarsi e correre dietro ai fantasmi di questa o quella riforma, ecco quindi le piccole storie di alcune persone che in Thailandia hanno fatto del proprio – spesso umile – lavoro una festa quotidiana, regalando felicità a se stessi e, chissà, forse persino facendo una differenza per le persone che gli stanno attorno.

Le strade di Bangkok, con un inquinamento secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità 2,5 volte superiore al livello di guardia, e un traffico leggendario che si dice sia secondo solo a quello di Mexico City, sono un inferno quotidiano per i milioni di persone che ogni giorno passano ore, magari in piedi su un bus sovraffollato e senza aria condizionata, a fare avanti e indietro tra la casa e l’ufficio.

Per fortuna, qualcuno ha pensato a loro. Su un bus della linea numero 79, un bigliettaio sulla quarantina ha pensato di dare al suo lavoro una svolta, preoccupandosi a modo suo – cioè con i mezzi che ha a disposizione – del benessere psicologico dei suoi passeggeri.

Quando il traffico inizia a congestionarsi e i passeggerei a mostrare i primi segni di impazienza, l’uomo estrae un foglietto di carta da un taschino e inizia, garbatamente, a cantare canzoni tradizionali. E, al termine di ogni performance, che spesso finisce con una vecchia favola locale, si scusa sempre per non essere un cantastorie professionista.
Un bigliettaio di un autobus a Bangkok riceve un salario mensile che si aggira sui 250 euro.

Per alleviare lo stress degli automobilisti, un vigile urbano di nome Jatik ha invece reso possibile quello che in Occidente capita soltanto nelle commedie americane: dirigere il traffico ballando. Ecco allora che uno dei mestieri più stressanti, faticosi, meno salutari e sottopagati del Paese (da 200 fino a 400 euro al mese, in base al rango) – nonché ovviamente uno dei più odiati dalla gente – diventa uno spettacolo che sembra gratificare sia chi lo fa che chi assiste.

Recentemente, le mossette di Jatik sono passato dalle le strade di Bangkok alla televisione, con un film realizzato sulla sua storia di cui vale la pena guardare almeno la sequenza iniziale.

Forse ispirati a lui, altri poliziotti a Bangkok hanno pensato di dare un volto nuovo alla loro solitamente burbera professione, come il signor Chairath, un anziano agente che si è ripromesso di sorridere a chiunque.

Ma, lontano dal frastuono delle strade della capitale, è nell’ala più triste del Vachira Hospital di Bangkok, dove è il silenzio a fare male e dove il caos meno sopportabile è quello interiore, che una persona ha fatto del suo piccolo lavoro un grande esercizio di umanità.

La missione di Ponwarin, un’infermiera impiegata nel dipartimento dedicato ai malati terminali di cancro dell’ospedale, è iniziata da un’esperienza personale. Sei anni fa, a suo marito fu diagnosticato un cancro e fu data un’aspettativa di pochi mesi di vita. Dopo le prime difficili sedute di chemioterapia, l’uomo decise che avrebbe preferito lasciarsi morire.

Ponwarin, rispettosa della scelta del marito, pensò che avrebbe almeno cercato di fargli trascorrere gli ultimi mesi di vita in serenità, abbracciandolo continuamente e ripetendogli parole d’amore. Come nelle favole, le condizioni dell’uomo migliorarono notevolmente al punto oggi è ancora in vita.

Da allora, Ponwari, in barba al tanto predicato distacco professionale del personale medico-sanitario, si è prefissa di aiutare allo stesso modo tutti i pazienti del suo reparto, facendo degli abbracci e dell’affetto parte delle sue mansioni quotidiane.
Un’infermiera professionale in Thailandia guadagna circa 500 euro al mese.

In ultimo, per chiudere un piccolo ritratto di un paese che, nonostante le tante ingiustizie e disparità sociali, non dimentica mai di trovare la forza di rimanere umano, ecco la storia della dottoressa Toey, una giovane veterinaria di Lopburi, nella Thailandia centrale.

Lopburi è una cittadina famosa per i circa 2mila macachi che abitano le rovine dei suoi templi, e la dottoressa Toey ha pensato di dedicarsi proprio a loro lasciando la clinica in cui lavora per soccorrerli a spese sue ogni volta che viene avvisata di un esemplare bisognoso di attenzioni mediche.

L’urbanizzazione di Lopburi, lamenta la veterinaria, sta decimando la popolazione di macachi, e lei è quindi determinata a portare avanti la sua missione nonostante le antipatie di alcuni residenti che vedono le scimmie come una minaccia al loro benessere e persino i rischi di aggressione da parte dei macachi stessi che difficilmente si lasciano avvicinare senza reagire.
Un veterinario di provincia in Thailandia guadagna mediamente 300 euro al mese.

[Foto credit: hilight.kapook.com; nomadicsamuel.com]

* Edoardo Siani vive in Thailandia dal 2002. Lavora come insegnante di inglese e di italiano e come interprete per la polizia locale. Sta raccontando gli anni trascorsi in uno slum di Bangkok in un libro.