Chen Guangcheng, il cieco assetato di luce, è riuscito finalmente a evadere. Non è più nello Shandong, forse ha raggiunto Pechino. E diffonde un messaggio video in cui si rivolge direttamente al premier Wen Jiabao. La sua coraggiosa lotta contro i soprusi non accenna a diminuire di intensità. (UPDATED)
30 aprile 2012 – Update
Hu Jia, uno dei più noti attivisti per i diritti umani cinesi ha confermato che l’avvocato autodidatta cieco e attivista per i diritti umani Chen Guangcheng è nell’ambasciata americana ma non ha chiesto asilo.
Cresce quindi la preoccupazione di una crisi diplomatica sino-americana, paventata nel fine settimana da giornali anglofoni americani, inglesi e di Hong Kong. Sui media nazionali cinesi nessun accenno alla figura di Chen Guangcheng, il cui nome è scomparso completamente dalla rete cinese.
Hu Jia è stato trattenuto sotto sorveglianza dalla polizia nel weekend per parlare della fuga di Chen Guangcheng e ha dichiarato che le forze di sicurezza cinesi avrebbero alluso al fatto che Chen si sarebbe già incontrato con l’ambasciatore americano Gary Locke.
“Mi hanno chiesto quando Chen Guangcheng ha incontrato l’ambasciatore Gary Locke. Quindi mi sembra chiaro che si sia incontrato con l’ambasciatore americano. Non potevo rispondere, non sapevo cosa stava succedendo la dentro, ma sono stato sorpreso e eccitato nell’apprenderlo”, ha dichiarato l’attivista ad Ap.
Anche Hu Jia avrebbe incontrato Chen e ha confermato ai giornalisti che si trova nell’ambasciata americana di Pechino.
Il racconto sulla fuga dell’attivista cieco intanto acquista ulteriori particolari. Sarebbe scappato dalla sua casa nello Shandong domenica 22 aprile con l’aiuto di alcune persone.
L’avrebbe fatto proprio sotto al naso delle decine di guardie e in seguito avrebbe registrato il video, diffuso venerdì scorso, in cui denunciava gli abusi subiti da lui e dalla sua famiglia e in cui si rivolgeva direttamente a Wen Jiabao.
Da quel momento è cominciata a girare la voce che Chen si fosse rifugiato all’ambasciata americana di Pechino, ma i funzionari di Washington non l’hanno né confermata né smentita.
Ogni mossa degli Stati Uniti potrebbe dar luogo a una situazione diplomatica difficile.
Mentre giovedì sono attesi a Pechino il segretario di stato americano Hillary Clinton e il segretario al tesoro Timothy Geithner; Kurt Campbell, diplomatico di alto livello, è arrivato inaspettatamente ieri proprio per discutere del caso Chen. Lo riporta il New York Times citando funzionari e diplomatici sia di stanza a Washington che a Pechino.
Il caso dell’avvocato, Chen Guangcheng, che si ritiene sia all’ambasciata degli Stati Uniti di Pechino, è un dilemma per la leadership cinese anche. Innanzitutto è un colpo ai funzionari incaricati degli affari di sicurezza e legali, che hanno gestito il controverso trattamento del signor Chen, e poi gli hanno permesso di sfuggire dal loro controllo.
Il problema, sopratutto, potrebbe andare a vantaggio dei fautori della linea dura all’interno del Partito, che potrebbero vedere la sua fuga come parte di una cospirazione per mettere in imbarazzo la Cina che coinvolge gli Stati Uniti, come hanno riferito diversi diplomatici locali al New York Times.
Per l’amministrazione Obama, il caso presenta diversi problemi. Mitt Romney, il probabile candidato presidenziale repubblicano, ha accusato il presidente Obama di essere essenzialmente morbido nei confronto della Cina, un argomento che potrebbe limitare lo spazio di negoziale di Obama con i cinesi sul caso del signor Chen.
Secondo diplomatici e analisti, sarebbe quasi impossibile per Obama raggiungere una rapida risoluzione del caso Chen come riuscì nel caso di Wang Lijun, che si presentò al Consolato americano di Chengdu nel mese di febbraio probabilmente denunciando Bo Xilai.
Al contrario, Washington ha sostenuto il signor Chen in quanto attivista dei diritti umani, e il segretario di stato Hillary Clinton ha parlato dei suoi arresti domiciliari in un discorso tenuto lo scorso novembre.
Dal punto di vista cinese, sarebbe difficile permettere che Chen lasci la Cina, una soluzione che, in ogni caso, secondo i suoi sostenitori, il giurista non cerca.
Così, l’arrivo di Chen sulla proprietà americana assomiglia più da vicino all’episodio di Fang Lizhi, un astrofisico cinese fuggito all’ambasciata americana dopo la repressione di Piazza Tian’anmen nel 1989, dove rimase per un anno.
Poi i negoziati tra l’amministrazione del presidente George Bush e il leader cinese, Deng Xiaoping, hanno permesso al signor Fang di volare a Londra. Come parte del patto il signor Fang, che è morto questo mese dopo anni trascorsi negli Stati Uniti, ha scritto una lettera promettendo di non impegnarsi in alcuna attività anti-cinese.
Ma forse la più grande minaccia per la leadership è il modo in cui il signor Chen rischia di diventare una pedina tra i grandi campi ideologici che sono emersi a seguito dell’epurazione di Bo Xilai.
Il capo dell’apparato di sicurezza della Cina, Zhou Yongkang, sarebbe in grado di utilizzare il signor Chen come esempio per rispondere alla fazione più filo-occidentale, guidata dal presidente Hu Jintao e dal primo ministro Wen Jiabao.
Zhou potrebbe sostenere che il signor Chen abbia architettato un complotto per mettere in imbarazzo la leadership in un momento vulnerabile dopo la caduta di Bo, e che lo abbia fatto con la collaborazione degli americani – dicono alcuni diplomatici, citati sempre dal New York Times.
Questo argomento dovrebbe mettere il signor Wen e il signor Hu sulla difensiva, secondo i diplomatici, e permettere all’ala dura guidata di Zhou Yongkang di pretendere la restituzione dell’avvocato autodidatta alla Cina.
27 aprile 2012 – La notizia
Chen Guangcheng, avvocato cieco e attivista per i diritti civili in Cina, è fuggito dagli arresti domiciliari dove è stato confinato per 19 mesi. Chen non avrebbe intenzione di lasciare la Cina, ma vorrebbe negoziare la sua liberazione con le autorità.
Il signor Chen era soprattutto noto per aver portato avanti una campagna contro gli aborti e le sterilizzazioni forzati nello Shandong. Dopo la denuncia di 130mila casi di operazioni forzate a causa della pianificazione familiare della provincia, era stato condannato nel 2006 a quattro anni e tre mesi che ha poi scontato interamente.
Nonostante questo, da quando è uscito di prigione a settembre 2010, è stato sotto ruanjin, letteralmente detenzione morbida. Di fatto agli arresti domiciliari, confinato in casa con tutta la sua famiglia.
Questo abuso di potere da parte delle autorità che non avevano alcun diritto di confinarlo nella sua casa (tanto meno di confinarci i suoi famigliari) aveva fatto crescere l’indignazione pubblica.
Da ottobre un sito raccoglie foto di persone che manifestano la loro solidarietà indossando un paio di occhiali da sole. E sono molti gli attivisti e i giornalisti che durante questo periodo hanno provato a raggiungere la sua abitazione senza successo.
Tutti sono stati fermati, qualcuno è stato picchiato. Non ultimo l’attore americano Cristian Bale, in Cina per girare l’ultimo lavoro di Zhang Yimou, Flowers of War.
Fino a qualche ora fa si sapeva solo che Chen Guangcheng era sgattaiolato fuori dalla sua abitazione, di solito ben custodita nella provincia dello Shandong.
Gli attivisti che lo hanno aiutato a fuggire non hanno certo riferito dove si trova, ma l’attivista Liu Peirong aveva dichiarato ad Ap che Chen non è più nello Shandong.
Durante la notte i microblog avevano addirittura diffuso rumors sulla sua morte. Stamane la notizia, diffusa anche dall’attivista per i diritti umani Hu Jia, lo davano in salvo nell’ambasciata americana di Pechino.
Ap, ha smentito attraverso le parole di un’altra attivista, He Peirong: “Posso dirvi che non è né all’ambasciata americana, né nello Shandong. Ho parlato con persone dell’ambasciata e la situazione all’esterno sembra normale”. Nella tarda mattinata cinese di oggi la stessa attivista è stata arrestata nella sua casa di Nanchino.
La blogger Yaxue Cao che vive negli Stati Uniti, ha scritto di esser riuscito a contattare il nipote di Chen, Chen Kegui, al telefono e che questi gli avrebbe raccontato la nottata.
“La mattina presto (del 26 aprile) molti veicoli non contraddistinti come della polizia e poliziotti non in divisa sono scesi al villaggio.” La madre di Chen Kegui a questo punto avrebbe superato la voce del figlio per dire che “Chen Guangcheng è scomparso e solo Weijing (la moglie) è a casa”.
Il racconto del nipote, registrato e reperibile online, dice che il capovillaggio Zhang Jian (che già più volte aveva picchiato Chen Guangcheng) è entrato assieme ad altre persone a casa sua nel pieno della notte, che ha preso suo padre (il fratello di Chen Guangcheng) e che lui si è difeso brandendo un coltello da cucina. Gli abitanti del villaggio, secondo la sua ricostruzione, non avrebbero idea di cosa fosse successo.
Nel primo pomeriggio cinese di oggi il sito di informazione cinese Boxun, gestito da cinesi residenti all’estero, ha pubblicato un video in cui Chen Guangcheng si rivolge direttamente al premier Wen Jiabao con tre richieste: indagare e punire i funzionari locali che perseguitano la sua famiglia; evitare rappresaglie contro i familiari ancora agli arresti e che la legge venga davvero applicata ai casi di corruzione dei funzionari pubblici. [La traduzione completa è su Agichina24]
Chen sembrerebbe dunque vivo anche se, come non si stanca di farci notare dal suo account Twitter Nicholas Bequelin il ricercatore di Human Rights Watch Hong Kong, “può essere riuscito a fuggire dagli arresti domiciliari, ma certamente non è in salvo. Né lo sono i suoi famigliari o chi lo ha aiutato”.
Ancora non sappiamo dove sia, anche se diverse voci lo danno a Pechino. La ricerca del suo nome in caratteri cinesi sui social network è stata bloccata, ma il video e l’acronimo del suo nome CGC continua a girare. Almeno su Sina Weibo.
LA STORIA DI CHEN
Il signor Chen è un contadino quarantenne del villaggio di Dongshigu, afferente alla municipalità di Linyi, nella provincia nordorientale dello Shandong. È diventato cieco prima di compiere un anno di vita ed è rimasto analfabeta fino a quando, nel 1994, non fu accettato nella scuola superiore per ciechi di Qingdao.
Tornato a casa, studiò legge da autodidatta e si dedicò a proteggere la sua gente dagli abusi di potere. Ma a un certo punto si mise contro poteri troppo forti. Molte delle donne della municipalità di Linyi, che avevano già avuto due figli vengono costrette all’aborto del terzo embrione o, addirittura, alla sterilizzazione forzata.
Queste pratiche erano state abbastanza comuni una ventina d’anni prima, quando la legge sulla pianificazione familiare era entrata in vigore. Ma poi erano state vietate: si può infliggere una multa salatissima per ogni figlio in eccesso, ma non si può agire direttamente sul corpo delle donne.
Il problema erano i funzionari locali: il mancato raggiungimento degli obiettivi del controllo delle nascite influiva negativamente sulla loro carriera.
Le autorità dello Shandong lo imprigionarono più volte e con differenti scuse fino a quando, nel giugno del 2006, lo condannarono a quattro anni e tre mesi per aver danneggiato immobili e per aver organizzato una manifestazione che aveva bloccato il traffico.
L’intera vicenda ha colpito profondamente una certa parte di opinione pubblica, sicuramente quella che ha avuto occasione di studiare. Quest’inverno decine di giornalisti e di attivisti hanno provato a raggiungere la casa del signor Chen senza fortuna e in rete è stata portata avanti una campagna che ha reso il suo triste caso noto in tutto il mondo. [
Potete leggere il resoconto dell’indomito giornalista Wang Keqing nella traduzione di Caratteri cinesi]