Il clan e i segreti di Gu Kailai

In by Simone

L’hanno definita la “Lady Macbeth” e la “Jackie Kennedy” cinese: di sicuro Gu Kailai è al centro di una vicenda complessa. E la stampa comincia a svelare un complesso intrecci di affari di famiglia al limite della legalità.
Secondo quanto lasciato intendere dalla Xinhua, l’agenzia ufficiale, la moglie di Bo avrebbe ottenuto una doppia nazionalità, un passaporto straniero, pratica considerata ad oggi illegale in Cina, anche se “tollerata” nei confronti dei famigliari degli ufficiali di alto rango.

Insieme alle indiscrezioni su Gu Kailai, emerge sempre di più l’esistenza di un clan famigliare potente e con molteplici diramazioni.

Li chiamano i “naked officials”, ovvero ufficiali cinesi che riescono ad ottenere una doppia cittadinanza: “le leggi – ha scritto il 13 aprile il South China Morning Post proibiscono chiaramente in Cina la doppia cittadinanza: tuttavia, molti cinesi sono riusciti ad ottenere una seconda cittadinanza, pur mantenendo quella cinese, fintanto che le loro carte di identità non devono essere rinnovate.

Anche se Gu avesse rinunciato alla sua cittadinanza cinese, avrebbe potuto ancora affrontare sanzioni legali a causa di normative sempre più strette sui cosiddetti “naked officials”, gli alti funzionari che hanno ottenuto cittadinanze straniere per le loro famiglie e quindi hanno una probabilità molto più alta di spostare tutti i loro beni all’estero”.

Se fosse confermata questa voce, comincerebbero – forse – a chiarirsi gli scenari che hanno portato alla morte di Heywood e alla momentanea incriminazione di Gu Kailai per il suo omicidio.

Si è subito pensato ad un affaire legato a questioni economiche, con Heywood sospettato di essere impegnato a trasferire all’estero soldi per conto della signora Gu Kailai. L’eventuale doppia cittadinanza della donna confermerebbe tali sospetti, vista anche la sua assidua presenza, per un certo periodo, negli States.

Nel 1995 Gu Kailai aveva trasferito la sua azienda a Pechino e aveva fin da subito maturato “un impressionante elenco di clienti, molti dei quali erano imprese statali che dipendevano da Bo Xilai. Ad un certo punto, l’azienda ha aperto uffici in diverse città cinesi”, secondo la ricostruzione del New York Times.

Nel 1997, il governo ha inviato Gu a Mobile, in Alabama, per una causa legale che coinvolgeva tre società che erano state truffate da un’azienda chimica americana.

Il caso, che vide la vittoria legale della parte cinese, fece diventare Gu una specie di celebrità, con tanto di libro pubblicato e una serie televisiva dedicata alle avventure di un avvocato cinese in terra americana. Era l’inizio della sua ascesa.

Quello che emerge, in queste frenetiche ore seguite allo scossone che ha portato all’espulsione di Bo Xilai dal Comitato Centrale e all’incriminazione per l’omicidio di Heywood della moglie, è un coinvolgimento totale della famiglia in affari poco limpidi, che hanno contribuito a creare un “clan” di potere in Cina, che ruotava attorno alla coppia.

E al figlio, quel Bo Guagua, spesso finito nelle cronache mondane,  che ha trascorso metà della sua vita al di fuori della Cina e che fino al crollo del padre il mese scorso, aveva cercato di avviare un business in Cina legato al mondo dell’Internet.

Dalla moglie, ci si allarga alla famiglia: sia come interesse degli investigatori, sia probabilmente nella furia epurativa tipica degli stati comunisti: secondo il New York Times, “il fratello maggiore di Bo Xilai, Bo Xiyong, avrebbe prestato nove anni di servizio sotto falso nome come direttore esecutivo e vice-direttore generale della China Holdings Everbright, una compagnia statale che controlla una delle maggiori banche della Cina e uno serie di altre imprese”.

Sotto il nome di Xueming Li, Bo Xiyong ha ricevuto 1,7 milioni di dollari in stipendio annuale e deterrebbe i diritti d’opzione su una cifra di 25 milioni di dollari, secondo un profilo scritto da Bloomberg Businessweek. Fino al 31 maggio è stato anche vice presidente della Hong Kong Construction Limited, uno sviluppatore di proprietà cinese .

Due donne descritte dall’Apple Daily – quotidiano di Hong Kong – come sorelle della moglie di Bo Xilai avrebbero altrettanti “record aziendali”. Una verifica avrebbe dimostrato che una di loro, Gu Wangjiang, è stata direttrice di otto aziende private a Hong Kong.

Emerge quindi un quadro di potere variegato, fatto di circoli privati, elitari, spesso all’interno della zona grigia legislativa che ancora la Cina concede.

Secondo Jiang Weiping una giornalista che è anche finita in carcere per articoli contrari a Bo Xilai, che aveva conosciuto a Dalian (dove Bo fu sindaco dal 1997 al 2003) e che oggi vive in Canda, “la coppia ha sempre operato come una singola unità, le loro carriere sono sempre state intimamente connesse”.

[Foto credit: theaustralian.com.au]