(In collaborazione con AGICHINA24) Sono 58 milioni i figli lasciati a casa dai lavoratori migranti. E hanno bisogno di welfare perché la crescita della Cina è in debito con le campagne. Poi bisogna risolvere il gender gap, anche a costo di soluzioni sessiste. Gli editoriali della stampa cinese evitano così di affrontare l’affaire Bo Xilai.
Polarizzazione della società, invecchiamento della popolazione, esclusione delle campagne dai successi delle riforme economiche. Sono tre temi a cui la dirigenza cinese sta prestando attenzione da tempo, ma che, in questa nuova fase di rallentamento della crescita, stanno diventando ben più che semplici grattacapi.
E visto che non si può parlare della notizia più calda del momento – l’epurazione di Bo Xilai e la resa dei conti tra chi stava dalla sua parte e chi no – giornalisti e commentatori si consolano tornando su questi problemi: sempre attuali e sempre più cruciali per il mantenimento della stabilità sociale.
Zuo Xiaolou, commentatore cresciuto in una famiglia rurale, parte da una storia che ha fatto scalpore per parlare dei cosiddetti “contadini di seconda generazione”, cioè dei figli dei lavoratori migranti e delle difficili condizioni in cui crescono.
L’autore prende ispirazione dal caso, pubblicato sul Nanfang Nongcun Bao il 31 marzo, di Xiao Guan, un giovane di 20 anni che, dopo aver abbandonato gli studi ed essere migrato in città, ha intrapreso una professione discutibile: quella di gigolò.
«Tra loro si chiamano “anatre” o “cuccioli”», riportava il giornale, a cui Xiao Guan ha raccontato la sua storia e le sue abitudini, compreso il fatto che «a volte, se la cliente è brutta, alzo il prezzo».
Il 2 aprile, nell’editoriale che fa il giro di siti di informazione e pagine elettroniche di giornali (da Hong Wang, portale del comitato di partito della provincia dello Hunan, al Zhongguo Qingnian Bao), Zuo Xiaolu descrive Xiao Guan come un risultato delle condizioni in cui crescono i “contadini di seconda generazione” e afferma che la sua vicenda, per quanto estrema, può essere compresa soltanto se vista nel contesto. Un contesto che non riguarda pochi casi isolati: come riporta l’autore, «i figli di contadini migranti "lasciati indietro" dai genitori sono circa 58 milioni in tutto il paese».
Zuo Xiaolu rileva come, nell’intervista del 31 marzo, Xiao Guan e i suoi “colleghi” appaiano «indifferenti al sentimento di vergogna e privi di valori. Per loro il futuro non è qualcosa a cui puntare, ma da subire passivamente. Hanno perso il coraggio di lottare e la fiducia nella possibilità di migliorarsi».
Ma questa, secondo il commentatore, «è una malattia comune a non pochi giovani ed è collegata all’epoca di cambiamenti in cui si trova oggi la società cinese».
Perché certo, dice Zuo Xiaolu, «gli errori di Xiao Guan dipendono soltanto da lui», ma attraverso il suo esempio «possiamo vedere chiaramente le difficoltà nel crescere e il pesante fardello che i figli dei lavoratori migranti sono costretti a portare ».
Il commentatore immagina l’infanzia del giovane: «Per anni il padre di Xiao Guan sarà stato a lavorare in città, la madre avrà portato avanti da sola la gestione della casa, dovendo stare dietro al lavoro nei campi e ai figli.
È naturale che Xiao Guan, senza qualcuno che si prendesse cura di lui, non possa aver avuto una buona educazione in famiglia. Questo ha fatto sì che abbandonasse gli studi precocemente per trasferirsi in città. I figli dei contadini migranti, che crescano con i nonni o con un solo genitore, vivono comunque una esperienza dolorosa. Non hanno la possibilità di diventare grandi nel calore di una famiglia unita».
Tutto questo, secondo il commentatore, incide sulla scolarizzazione dei ragazzi e, di conseguenza, sulla rigidità della struttura sociale e sull’aumento della polarizzazione tra chi ha e chi non ha.
Tra i tanti mali indicati da Zuo Xiaolu c’è il fatto che «sono aumentate le opportunità per i giovani provenienti dalle campagne di studiare in università, ma con l’allargamento delle iscrizioni è di fatto calato il livello generale dell’istruzione.
I titoli di studio valgono meno, mentre i costi per studiare crescono, così le famiglie contadine si indebitano per mandare i figli all’università, per poi rimanere senza più lacrime per piangere quando il figlio laureato si rende conto di avere in mano un pezzo di carta senza valore».
Per il commentatore è chiaro che «bisogna prestare maggiore attenzione ai “contadini di seconda generazione”». E il suo elenco delle misure necessarie per cambiare le cose è lungo. «Bisogna aumentare le possibilità che essi crescano in città insieme con i genitori, il che significa mettere a disposizione di queste famiglie più case con affitti calmierati e migliorare il problema dell’accesso all’istruzione per i figli dei migranti».
Per quanti non possono comunque seguire i genitori in città, «è necessario far sì che organizzazioni sociali si prendano cura dei figli, soprattutto dal punto di vista psicologico, e che ci siano docenti che li prendono temporaneamente sotto tutela in modo da seguirli negli studi».
Serve poi «incentivare i buoni insegnanti a trasferirsi nelle campagne e garantire un’istruzione professionale a basso prezzo per chi non va all’università», ma anche «portare a termine la creazione di un welfare collettivo nelle campagne, in modo che gli anziani non pesino solo sui giovani».
Rasentando l’utopia, Zuo Xiaolu arriva a invocare interventi per «far sì che i giovani della campagne possano competere a pari mezzi con gli altri, sradicando favoritismi, nepotismi e percorsi preferenziali nei concorsi pubblici».
Il paese, secondo il commentatore, è infatti in debito con le campagne. «L’industrializzazione e l’urbanizzazione delle campagne cinesi ha prodotto centinaia di milioni di lavoratori a basso costo, ha messo a disposizione grandi quantità di terra a poco prezzo, perciò si può dire che se non ci fossero state le campagne a pagare, non ci sarebbe l’economia attuale di cui andiamo tanto fieri».
Per questo «nei disegni politici di oggi bisogna assegnare maggiori benefici reali alle campagne e alle "seconde generazioni" delle campagne, per compensare ciò che hanno perso. Solo in questo modo casi simili a quello di Xiao Guan non torneranno più a turbarci».
Insiste invece sullo squilibrio tra donne e uomini, aggravato dalla tendenza all’invecchiamento demografico, l’editoriale del giurista Yang Zhizhu uscito l’1 aprile sullo Yangcheng Wanbao.
Partendo dai dati dell’Ufficio nazionale di statistica, secondo cui nel 2020 in Cina 24 milioni gli uomini saranno senza moglie e nel 2030 il numero salirà a 40 milioni, propone un approccio originale (ben oltre i limiti del maschilismo) alla questione.
L’autore dà per scontato che l’unica possibilità per gli scapoli in eccesso nel paese sia sposare donne straniere. «Nel quadro di un continuo calo della natalità, anche le donne cinesi in età di matrimonio si ridurranno in proporzione, con il rischio che nel 2030 gli uomini senza moglie siano ancora più di quanto oggi previsto.
Ma nel 2030 la struttura demografica della nostra società sarà già cambiata, con un invecchiamento generale, che richiederà cure da parte delle donne di casa, e l’economia sarà rallentata. Così si ridurranno anche le possibilità che le donne dei paesi vicini al nostro decidano di sposare i nostri uomini».
Se non si potrà contare nemmeno sulle straniere, povere ma disponibili, bisogna correre subito ai ripari e, soprattutto, spingere gli uomini a sposarsi sempre più presto. «Una legge che potrebbe risolvere questo problema – è convinto Yang Zhizhu – è forse solo quella di ridurre l’età legale per il matrimonio, e di ricordare continuamente agli uomini giovani la difficile situazione matrimoniale in cui si trovano».
Gli uomini cinesi, infatti, secondo l’autore «sarebbero disposti a sposare una donna più grande, quando hanno 20 anni. Ma quando ne hanno 35 difficilmente accettano di prendersi una coetanea».
Per evitare che le donne invecchino senza essere “utili” alla causa, per il giurista la soluzione sono «oculati matrimoni precoci». Questi, assicura Yang Zhizhu, che sul suo blog si dichiara sposato, «possono ridurre la distanza di età tra sposi di fronte all’aggravarsi del gap demografico».
Non solo. Più giovani si affrettano a prendere moglie, più potranno approfittare del (per ora intatto) potere di attrazione sulle donne straniere: «Oggi che la cura degli anziani non è ancora diventata un problema grave, possiamo esercitare una maggiore attrazione sulle donne dei vicini paesi poveri. Meglio quindi affrettarci a sposare donne straniere».
[Foto credits: telegraph.co.uk]