Necessario strumento di autosupporto per digerire i fraintendimenti e le inquietudini quotidiane. Quando ogni sforzo di dialogo interculturale cede davanti alla bieca logica capo-dipendente.
12 aprile 2010, 11:25
Nonnismo e donnismo
A pranzo lo induco a raccontare nuovamente una delle storielle che ho già sentito sul giornale. Tanto per deliziare i presenti.
Pare che fino alla metà degli anni Ottanta circa, esisteva una consuetudine per i nuovi arrivati, le matricole. Una specie di fermo obbligatorio: erano obbligati a vivere due anni dentro l’ufficio, in modo da essere sempre pronti e a disposizione.
Lui racconta che l’anno in cui lui è entrato al giornale questa regola è stata abolita. La ragione? L’anno precedente era entrata una donna – forse la prima di tutto il quotidiano, non ne è sicuro – ed era stata esonerata. C’erano state dunque vivaci proteste da parte degli altri giovani giornalisti, perché il trattamento non era paritario (che cavalieri, a volere parità di nonnismo!).
Quando sono stata a Tokyo e ho visitato il giornale, la mia guida mi mostrò i bagni delle donne, aggiungendo con relativa nonchalance: “Questi sono stati costruiti di recente! Prima non c’erano”.
12 aprile 2010, 12:04
Il negoziatore
A breve dovrebbero rinnovarmi il contratto da Tokyo. O meglio, loro credono così. In realtà per la legge italiana sono già a tempo indeterminato. Comunque ogni anno facciamo questo siparietto e lui, per lo meno è in questi termini che pone la questione, deve “rinegoziare” il mio contratto con Tokyo.
Il costo del mio lavoro cresce di anno in anno e la crisi spinge sempre di più, così, mi racconta lui, quando poche settimane fa ha inviato i documenti, le spiegazioni e i conti annessi (ha voluto mettergli persino i calcoli del tfr, con coefficienti e compagnia bella: una cosa folle), tutto il bel pacchetto gli è stato rispedito indietro con l’annotazione: “Sii più persuasivo”.
Lui me lo dice con fare complice, sottintendendo: “Se ti confermano, è grazie a me”.
Non oso spiegargli che per le tutele italiane la vicenda è un po’ diversa.
*Lavoro per un giornale giapponese, ma in Italia. Non parlo giapponese, ma passo le giornate a discutere con un giapponese: il mio capo. Ne ho cambiati diversi, eppure molte questioni sono rimaste le stesse. Ce n’è una, poi, a cui proprio non so dar risposta: che ci faccio qui? (senza scomodare Chatwin per carità)