La lunga marcia verso lo sviluppo

In Uncategorized by Simone

Lo sviluppo cinese alla luce dei nuovi indici per monitorare il livello di sviluppo e di povertà offre un quadro in chiaroscuro. La Cina è cresciuta molto, ma i poveri restano tanti. E i dati, alcuni dei quali poco aggiornati e non troppo attendibili, forse peccano di ottimismo. Il "miracolo" economico cinese ha negli ultimi anni attirato l’attenzione e l’interesse di addetti e non addetti ai lavori. La Cina è riuscita infatti a realizzare negli ultimi trent’anni eccezionali risultati macro-economici  – un tasso di crescita in media superiore al 9 per cento – che l’hanno fatta diventare la seconda economia più grande al mondo.

Ciononostante, essa continua a figurare come paese in via di sviluppo, rimanendo ad oggi, in termini di numero assoluto di poveri ed intensità della povertà, uno dei paesi più poveri del mondo.

A livello internazionale, la povertà non è più calcolata esclusivamente in base al reddito pro capite; essa assume, altresì, la connotazione di fenomeno complesso e multidimensionale, che riguarda tutta una serie di deprivazioni che affliggono individui e famiglie, peggiorandone la qualità della vita.

In particolare, ad abbracciare questa visione dello sviluppo e della povertà multidimensionale è il Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (Undp), che annualmente prepara un report sullo stato di sviluppo umano delle varie regioni e paesi del mondo.

"Lo sviluppo corrisponde quindi, – afferma Paul Streeten, ex professore di economia dello sviluppo presso la Oxford University, che dal 1990 collabora con l’Undp al Rapporto sullo sviluppo umano (Human Development Report) -, all’espansione della possibilità di scelta delle persone affinché possano condurre la vita che desiderano, e a migliorare le condizioni umane affinché abbiano la possibilità di condurre una vita piena".

Attualmente, per monitorare il livello di sviluppo e povertà dei paesi l’Undp adotta in particolare quattro indici:

– L’Indice di sviluppo umano (Human Development Index, Hdi) stima il livello "potenziale" di sviluppo umano, sulla base di tre diverse dimensioni (Aspettativa di vita e salute della popolazione, Istruzione, Qualità degli standard di vita).

– L’Indice di sviluppo umano adattato all’ineguaglianza (Inequality-adjusted Human Development Index) misura il livello "attuale" di sviluppo umano, aggiustando il valore dell’Hdi in base al livello di ineguaglianza in ognuna delle sue dimensioni.

– L’Indice di ineguaglianza di genere (Gender Inequality Index), che riflette gli svantaggi dovuti al genere su tre dimensioni: salute riproduttiva, empowerment (ovvero l’accrescimento spirituale, politico, sociale e della forza economica) e mercato del lavoro.

– L’Indice di povertà multidimensionale (Multidimensional Poverty Index, Mpi) che misura il livello di deprivazione in tre diverse dimensioni: salute, istruzione e condizioni di vita (accesso a elettricità, acqua potabile pulita, adeguate condizioni igieniche, tipologia di combustibili utilizzati, beni di prima necessità e mezzi di trasporto).

Dai dati presentati nel Rapporto sullo sviluppo umano del 2011, la Cina conferma il suo trend positivo di sviluppo. Essa ha registrato costanti e significativi miglioramenti negli ultimi 20 anni, collocandosi attualmente alla 101esima posizione nella classifica mondiale, ovvero nella fascia dei paesi a medio sviluppo umano con un valore pari a 0.687, dopo le isole Fiji e prima del Turkmenistan.

Il paese con il più alto valore, la Norvegia, registra un punteggio di 0.943; il peggiore, la Repubblica Democratica del Congo, 0.286.

Per quel che riguarda I’Indice di sviluppo umano adattato all’ineguaglianza, la Cina registra un valore di 0.534, di poco superiore al valore di riferimento (0.520) che separa i paesi con scarso livello di sviluppo umano da quelli con un livello medio. Evidenziando così la natura diseguale dello sviluppo cinese.

Nell’indice che misura le diseguaglianze dovute a diversità di genere la Cina presenta invece una situazione abbastanza buona, collocandosi nella 35° posizione mondiale, con un valore pari a 0.209.

Anche l’ indice di povertà multidimensionale – che nel caso della Cina utilizza però dati del 2003 – mostra apparentemente una situazione non eccessivamente negativa, considerate le dimensioni del paese. Il valore dell’indice è pari a 0.056, di poco migliore di quello del Sud Africa (123° nella classica Hdi e con un Mpi pari a 0.057) e Iraq (132° nella classifica Hdi e con un Mpi pari a 0.059). Il Niger, il paese con il peggiore Mpi al mondo, ha un valore pari a 0.642.

La perfomance cinese è inoltre decisamente migliore rispetto a quella dell’India, altro paese in via di sviluppo con una popolazione superiore al miliardo. L’Mpi dell’India registra infatti un valore pari a 0.283, con il 40.6 per cento della popolazione (612,203 milioni di persone) che vive in uno stato di "severa deprivazione" (l’intensità della deprivazione è stimata, in media tra la popolazione povera, al 52.7 per cento).

Sebbene complessivamente la prestazione della Cina sia relativamente positiva, essa evidenzia comunque dei dati poco confortevoli sullo stato di povertà dei suoi abitanti: il 12,3 per cento della popolazione (161.675 milioni di persone) vive in uno stato di "acuta deprivazione".

L’intensità di tale deprivazione è stimata, mediamente tra la popolazione povera, al 44,9 per cento, valore simile a quello riscontrato in paesi con uno scarso livello di sviluppo umano come Sao Tome e Principe (44,7 per cento), Leshoto (44,1 per cento) e Zimbabwe (45,3 per cento).

A peggiorare ulteriormente le cose è il fatto che la maggior parte dei 161.675 milioni delle persone – approssimativamente la popolazione complessiva di Francia, Italia e Spagna – "acutamente povere" vive per lo più concentrata nelle province e regioni più arretrate del paese.

Infine, come segnalato nel China Country Briefing 2011 dell’Ophi (l’Istituto che elabora i dati del Mpi per conto dello Undp), il valore del Mpi cinese è ritenuto probabilmente sottostimato, a causa di problemi legati all’attendibilità dei dati. Ciò significa che la reale situazione è quasi sicuramente peggiore di quella che emerge.

[Foto credit: mdshotoftheday.blogspot.com]

*Piero Cellarosi, sinologo e “sinofilo”, è un esperto in sviluppo umano e sicurezza alimentare. Ha lavorato in un progetto finanziato dall’International Fund for Rural Development (Ifad) delle Nazioni Unite dal 2008 al 2009 come Project Adviser e Food Security consultant nel corso delle fasi svolte in Cina di design, sviluppo e testing del Multidimensional Poverty Assessment Tool. Ama la filosofia e le arti marziali cinesi.