È un piccolo apparecchio che contiene loop musicali. Lo si trova in tutti templi buddisti della Cina e oggi è un formato musicale. Nel 2005, quando uscì, fu definita l’anti iPod. Oggi si trova nei negozi di dischi più trendy del pianeta,ed è un’app per iPhone e iPad. La sua storia cinese. A proposito di formati musicali inusuali…
Importanti esempi sono la "Buddha Machine" ed "Hexiefu", entrambi realizzati dal duo elettronico-sperimentale FM3. Composto da Zhang Jian e Christiaan Virant, FM3 è tra i progetti cinesi di questo genere il più noto al livello internazionale, soprattutto per l’aver pubblicato su etichette straniere (come l’importante Staalplaat) una manciata di lavori, tra cui soprattutto la Buddha Machine.
Si tratta di un piccolo apparecchio, contenente alcuni loop di pochi secondi registrati dal gruppo e riproducibili a bassa fedeltà; per lo più drone e ambient eterea.
Un formato che va oltre l’idea di disco tradizionale, e in cui è l’ascoltatore a determinarne esecuzione, durata e varietà. Quando la prima edizione uscì nel 2005, distribuita in Europa da Staalplaat, incline a formati e confezioni poco convenzionali, questa bizzarria musicale attirò l’attenzione dei media e fu definita l’"anti iPod". Idea geniale e rivoluzionaria?
Forse in Occidente, ma non certo in Cina, dove Buddha Machine (in cinese nianfoji) sono tutti quegli apparecchi che contengono le registrazioni di sutra e canti buddisti. Ce ne sono di diverse dimensioni e contengono da una manciata di versi a centinaia di canti. Si possono trovare in vendita nei pressi di ogni grande tempio buddista cinese, ed è proprio in uno di questi templi che Virant ha trovato l’ispirazione per la sua creazione.
Si può addirittura azzardare l’ipotesi che simili apparecchi religiosi siano moderni frutti delle scuole buddiste devozioniste sviluppatesi soprattutto nella Cina meridionale, per cui la strenua ripetizioni di alcuni specifici sutra può portare alla salvazione dell’anima, ma forse è meglio non rischiare…
Dal 2005 a oggi sono stati poi realizzati alcuni dischi ispirati alla Buddha Machine (quella degli FM3), con remix, live, tra cui un re-work ad opera del grande produttore tedesco Robert Henke, e poi una nuova edizione del piccolo apparecchio in diversi colori. Alla fine ne sono stati venduti alcuni decine di migliaia di copie, cifra significativa per questo genere di musica.
Oggi la Buddha Machine non solo si trova nei negozi di dischi più trendy del pianeta, ma ha un suo sito ufficiale, ne sono state fatte magliette ed è diventata un’applicazione (anzi "app") per iPhone e iPad, mostrando chiaramente l’orientamento verso il mercato del progetto.
Anzi, le sue caratteristiche di essere un genere musicale di nicchia e il formato apparentemente anacronistico lo hanno reso forse se non un feticcio, sicuramente un prodotto commerciale.
In poche parole: "gli FM3 sono intelligenti, sanno fare soldi", questa è una frase che ho sentito ripetuta da alcuni musicisti "elettronici" pechinesi. Anche per questo gli FM3 sono uno dei progetti musicali cinesi più interessanti, riconoscibili e peculiari: sono attenti alla propria immagine, sono attivi senza sovraesporsi, ma ciò che più conta è che la loro musica ha qualità e profondità rare.
L’ultimo prodotto in ordine di tempo della Buddha Machine è proprio Hexiefu (dal significato beneaugurale di "armoniosa felicità"), uscito un paio di mesi fa.
Questa volta la produzione è tutta cinese. Gli FM3 hanno infatti chiesto ad alcuni musicisti, cantanti o produttori cinesi di reinterpretare alcuni suoni della Buddha Machine, e hanno poi raccolto le tracce su un cd per il quale hanno creato una confezione apposita, fatta di un’anonima busta dorata sigillata (eredità forse dei packaging anti-convenzionali della già citata Staalplaat) che gli FM3 hanno riempito (loro stessi a mano, secondo quanto dichiarato in una recente intervista) con varie card colorate, gadget e cd montato su elegante cartoncino. Le buste sono poi state distribuite in un’unica edizione limitata e numerata.
La musica elettronico-sperimentale cui gli FM3 possono essere ricondotti non è semplice e il più delle volte non è assolutamente piacevole, per molti può sembrare solo un insieme di brusii e fruscii senza apparente logica, eppure Hexiefu unisce l’importanza materiale e simbolica dell’oggetto a un contenuto musicale straordinario.
Insomma, con Hexiefu gli FM3 riportano la Buddha Machine in Cina, ne danno un’interpretazione nuova, fortemente cinese, e stabiliscono una connessione ancora più complessa tra musica cinese e occidentale. Allo stesso tempo gli FM3 confezionano un nuovo oggetto inusuale e imperdibile per gli appassionati di "artigianato" musicale cinese.
[Foto Credit http://blog.plazm.com]* Edoardo Gagliardi ha appena concluso il dottorato di ricerca in cinema cinese contemporaneo presso la Facoltà di Studi Orientali dell’ Università di Roma, la Sapienza. Ha collaborato a riviste e siti internet come Rockerilla, Film, Caltanet e altri. Vive a Pechino dove collabora con The World of Chinese. Questo articolo è apparso sul suo blog Beijing Calling.