La Cina ha più di cinquemila anni di storia. Non è possibile comprendere la Cina di oggi senza conoscere la Cina di ieri. Gu Wei Jin Yong, diceva Mao: il passato deve servire al presente. China Files prosegue la pubblicazione delle poesie classiche cinesi. Buona lettura.
Lu You (1125 – 1209) fu un prolifico poeta della dinastia dei Song meridionali.
Dopo essere stato rimosso dal suo incarico governativo a corte, rimase tre anni nella città natia, in uno degli alti e bassi della sua travagliata vita. In questo periodo egli si dilettava di letteratura, e camminava da solo per le montagne.
Possiamo immaginare il sollievo provato dal viaggiatore solitario quando poteva fermarsi in un luogo civilizzato anzichè accamparsi in mezzo al nulla.
In questa occasione la sorte volle che nel villaggio che incontrò si tenessero dei festeggiamenti rituali; l’autore dunque ha occasione di assaporare alcuni dei pochi vantaggi della vita dei contadini, cadenzati dall’alternarsi delle stagioni.
La differenza tra gli impegni e gli intrighi della vita di corte e l’esistenza semplice dei contadini ricorda un po’ i contrasti della Cina di oggi tra la vita di città e la vita nelle campagne, fonte di continue tensioni sociali.
Sembra forse di intuire che per un dignitario di corte assillato dai suoi problemi quotidiani, la prospettiva di una vita semplice come quella dei contadini possa apparire allettante.
Non è forse quello che pensiamo anche noi al giorno d’oggi quando gli impegni di lavoro ci esasperano quotidianamente? È la dimostrazione che le grandi opere dell’antichità classica hanno un valore assoluto, e ci possono aiutare a vivere il nostro quotidiano in una prospettiva più ampia, consci del fatto che certe situazioni fanno parte della vita di tutti.
Non deridiamo i contadini per il loro vino invernale torbido,
ma quando il raccolto è buono accolgono gli ospiti con molte leccornie.
Catene di montagne e fiumi tortuosi bloccavano la strada, come non ci fosse via d’uscita,
ma ecco apparire salici lussureggianti e fiori varopinti, era un altro villaggio!
Con flauti e tamburi tutti marciano giubilanti per i festeggiamenti di primavera,
con vesti ristuche che ricordano le usanze dei tempi antichi.
Spero di poter ancora approfittare del chiaro di luna per venire ancora a fare visita,
stringendo il mio bastone da passeggio busserò alla loro porta.
莫笑农家腊酒浑,
丰年留客足鸡豚。
山重水复疑无路,
柳暗花明又一村。
箫鼓追随春社近,
衣冠简朴古风存。
从今若许闲乘月,
拄杖无时夜叩门。
* Davide Saccon è da sempre appassionato di lingue orientali. Affascinato dalla Cina ne ha studiato la lingua e la cultura e poi vi si è trasferito per lavoro con la famiglia. Oggi abita nello Zhejiang, dove è responsabile di una azienda italiana. Potete seguirlo anche sul suo blog.