Le elezioni del 14 gennaio a Taiwan hanno riconfermato Ma Yingjiu. Ma soprattutto sono state un’occasione per i cittadini cinesi di parlare ancora una volta di democrazia: "stesso ceppo etnico e stessa lingua", perché non dovremmo essere all’altezza?
Ma Yingjiu ha vinto, me lo aspettavo. Durante il suo governo, negli ultimi quattro anni, l’economia di Taiwan è cresciuta e con lei la ricchezza e i benefici per il popolo. Terremoto, tifoni e altre calamità naturali sono state gestite ordinatamente, migliorando anche le capacità di Ma nella sua veste di leader.
Oggi ho postato un tweet su Weibo: chi vorresti fosse eletto tra Ma Yingjiu, Cai Yingwen e Song Chuyu? Perché? Nelle risposte, il sostegno a Ma e quello a Cai erano equilibrati. Addirittura, la mia collega taiwanese Xu Shuting, che lavora e risiede in Cina, mi ha risposto: vanno bene tutti!
Li Chengpeng invece vorrebbe che fosse eletta Lin Zhiling [famosa attrice e modella taiwanese ndt]. Xu Shuting, la cui famiglia di origine è in Cina, simpatizza per la politica di riunificazione. Eppure questa volta, nel duello tra Ma e Cai non ha espresso apertamente il suo supporto a Ma mostrando un atteggiamento abbastanza distaccato e indipendente. Che significa?
Tutto ciò dimostra la grande maturità raggiunta dalla democrazia taiwanese. I taiwanesi stessi, nel momento delle elezioni, sono sempre più calmi. Dopo sedici anni [Taiwan ha eletto direttamente il Primo ministro per la prima volta nel 1996] e due grandi cambi politici, la democrazia a Taiwan oggi è davvero un gioco in cui tutto il popolo si diverte secondo le regole.
Perciò ho risposto a Li Chengpeng: « esiste la possibilità che a Taiwan, in un futuro prossimo, un primo ministro sia scelto nel mondo dello spettacolo. Perché no? La coscienza critica a favore della riunificazione o dell’indipendenza è ormai innocua, il conflitto etnico è stato progressivamente eliminato, così la democrazia oggi è davvero solo un gioco rilassato, che non ha bisogno di troppa serietà o solennità ».
Il mio libro « La democrazia non è uno scherzo » prende di mira proprio una Cina in cui la democrazia è debole. È in quelle società in cui la democrazia è matura, che si riesce a “usarla” come un gioco.
Se allarghiamo gli orizzonti poi, in tutti gli stati che vantano una democrazia ultracentenaria, il giorno delle elezioni è sempre una festa per i cittadini, mentre i candidati si sistemano, si abbelliscono e usano parole positive, solo per un voto.
I taiwanesi di oggi ne godono e giocano sempre di più con la democrazia; ogni metodo e ogni escamotage è stato già visto, perciò sono rilassati a livello mentale. Invece, noi in Cina sembriamo pivelli inesperti alla prima notte di nozze: irrequieti e nervosi!
Se vogliamo insistere sulle differenze, le maggiori sono proprio quelle dovute all’esperienza, quelle cioè tra uno che sa e pratica da tempo e uno che deve cominciare. Il resto è identico. Siamo cinesi, stesso ceppo etnico e stessa lingua. Possiamo studiare e fare le stesse cose!
Per questo, le cosiddette "teorie sulla qualità della democrazia" non stanno in piedi e che "la qualità dei cinesi non sia ancora adatta alla democrazia" non ha senso. Che questa coraggiosa e ardua saggezza del popolo cinese sia inferiore, è un insulto ai cinesi e a noi stessi.
La democrazia è cosa buona, ormai si sostiene anche in Cina. Il Partito che ci guida ha espresso più volte intenzioni sulla costruzione della "democrazia socialista".
Quello che non ci hanno detto è cosa sia questa "democrazia socialista" e come si raggiunge. Invece il santo Ma ha espresso chiaramente i suoi "5 no" [no alla corruzione, no alla depressione, no alle lotte interne, no alle spaccature, no alla guerra ndt].
Wen Jiabao, uno dei nove membri della commissione centrale, ha detto: le masse possono amministrare un villaggio, una contea e perfino un distretto, ma questo deve essere un processo [graduale].
Se questo fosse il diagramma per rappresentare il processo verso la "democrazia socialista", sulla base della pratica elettorale portata avanti nei villaggi si dovrebbe attuare l‘elezione diretta dei rappresentanti almeno nei villaggi e nei distretti provinciali.
Questa proposta non è affatto esagerata perché i requisiti necessari ci sono, […] serve solo la determinazione del partito al governo.
[Continua a leggere su Caratteri Cinesi. Traduzione e introduzione di Tania Di Muzio]* Zhang Wen è un giornalista affermato che vanta collaborazioni con alcuni dei principali organi di stampa cinesi: Nanfeng Chuang, China Newsweek, New Century Weekly e Huanqiu. Nei primi mesi del 2011, si è avvicinato al fenomeno delle rivolte dei gelsomini e si chiedeva: “tracciando un parallelo tra due paesi dalla civiltà millenaria, vediamo che le mummie hanno già ripreso coscienza. Quanto dovremo aspettare ancora il risveglio dell’esercito di terracotta?” Nonostante la sensibilità dei temi trattati, il suo blog è liberamente consultabile anche nella Rpc.