Necessario strumento di autosupporto per digerire i fraintendimenti e le inquietudini quotidiane. Quando ogni sforzo di dialogo interculturale cede davanti alla bieca logica capo-dipendente.
24 febbraio 2010, 12:39
Who’s the teacher?
Una fotografia scattata all’Accademia d’arte drammatica. Al centro della scena c’è un uomo barbuto che gesticola rivolto verso una figura seduta. Alla destra dell’uomo, una seconda attrice indossa un grembiule da cucina e impugna un lungo mattarello, puntandolo contro l’uomo.
È chiaramente un breve estratto di una lezione all’Accademia.
Lui mi mostra la foto che correda l’articolo in cui si parla della scuola. Mi dice, stupito: “Da Tokyo non capivano chi era il professore”.
“Com’è possibile?”, chiedo io.
“Vedevano il bastone e pensavano che fosse quella l’insegnante!”
Il fatto nuovo è che ultimamente mi trovo a scrivere delle reazioni dei giapponesi di Tokyo, molto meno delle sue.
*Lavoro per un giornale giapponese, ma in Italia. Non parlo giapponese, ma passo le giornate a discutere con un giapponese: il mio capo. Ne ho cambiati diversi, eppure molte questioni sono rimaste le stesse. Ce n’è una, poi, a cui proprio non so dar risposta: che ci faccio qui? (senza scomodare Chatwin per carità)