Gli Hanggai fanno ballare tutti e riescono anche a sfruttare al meglio l’industria musicale. Eppure suonano strumenti tradizionali mongoli e cantano di cavalli e praterie. La storia e la musica di uno dei gruppi che sta conquistando rapidamente la scena musicale cinese.
Sul palco suonano gli Hanggai. Sotto al palco: casalinghe straniere sculettanti di una certa età ballano, mentre i ragazzi ventenni, dai piercing sulle labbra, cresciuti a pane e metal cinese, pogano sudati. Chi è appena uscito da lavoro, invece, muove comunque le gambe al ritmo della musica.
“Il nostro sviluppo? Siamo cresciuti col tempo. Ci sono state molte modifiche, strumentali e di elementi del gruppo, dal 2004. In principio eravamo una formazione che aveva basso, chitarra e batteria, ossia strumenti prettamente occidentali e un Morin Khuur, uno strumento tradizionale mongolo”.
Ilchi, trentenne e leader degli Hanggai, comincia, così, a descrivere il percorso che ha visto la nascita di una delle band cinesi più note a livello internazionale. I sette componenti hanno infatti il passaporto cinese, ma l’origine, le radici di cinque di loro, appartengono alla Mongolia interna, una regione autonoma della Repubblica Popolare Cinese. Il nome Hanggai si riferisce ad una terra ideale, tra montagne, fiumi, foreste e cielo, che ricopre tutto. Lì sono nati e cresciuti. I testi delle canzoni sono in mongolo e fanno riferimento a tutto quello che esiste, lontano, nelle praterie della regione.
Nel 2007, con il loro primo album Introducing Hanggai, scelgono di cominciare a privilegiare l’utilizzo degli strumenti tradizionali mongoli: il Tovshuur e il Morin Khuur, due strumenti a corda simili al liuto, accostandoli però a una batteria senza rullante e hi-hat, adattata, così, alle loro sonorità ritmate e incalzanti.
“Il Tovshuur è uno strumento utilizzato nella zona degli Altai, che accompagna i balli e i canti, mentre si raccontano storie e leggende, il timbro non è molto luminoso ma dà una sensazione di semplicità, introversione e autenticità….anche la voce è uno strumento, cantiamo tutti nel gruppo, ma Bagen è quello che utilizza di più il canto armonico. Abbiamo studiato entrambi ad Ulan Bator, con il maestro Aoolusuuron”.
Un’altro strumento condiviso con altri popoli dell’Asia Nord Occidentale è il Morin Khuur, (Matouqin 马头琴 in cinese) “Questo strumento, invece, è d’impatto, ha un ritmo che va bene per le lunghe melodie, con una sonorità che svela le cicatrici e le vicissitudini della vita”.
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