Guardava il padre giocare a tennis e pensava che mancava di entusiasmo. Dare a tutto quello che si fa l’impegno di una sfida, lottare per migliorarsi. Questo è il pensiero di Shi Kang, scrittore idolo della generazione degli anni Ottanta.
L’articolo è tratto dal contributo di Shi Kang a Party – Un coro di assoli, la rivista lanciata da Han Han nel 2010 e chiusa dopo solo un numero. «Non si è trattato proprio di collaborazione, quanto più di una serata a giocare a biliardo per ammazzare il tempo – ci racconta Shi Kang. Si trattava di dare una mano a un amico che stava mettendo su una rivista. Inizialmente volevo usare una parte del mio romanzo Utopia di lotta. Ma il libro è uscito prima che Party passasse la censura. Poi un giorno Han Han mi avvisa che stavano raccogliendo gli articoli, e che il giorno dopo dovevo mandargli il pezzo. Così ho scritto Dove guardi?! in una notte. Il testo originale doveva essere pubblicato in tre numeri, poi Party è stata chiusa.»
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Quando ho imparato a giocare a tennis con mio padre, lui aveva sessantotto anni, io trentotto. Io ho imparato subito il diritto mentre lui, ancora dopo tre anni, no. Non ne capivo il motivo, e lui ogni volta ribadiva questioni legate all’età.
Poi ho compreso che lui non si era minimamente mai sforzato di studiare quel colpo. Si limitava a provarlo quell’ora che passava ogni giorno sul campo.
Continuava a ripetere i movimenti del ping pong. Ma nessuno gli aveva neanche mai insegnato a giocare a ping pong, quindi anche quei movimenti erano improvvisati.
Andava avanti con quello che istintivamente riteneva potesse bastare. Naturalmente i suoi movimenti erano laboriosi e innaturali, per non parlare dell’equilibrio, e ancor più, del controllo palla.
Per lui si riduceva tutto a mantenere un cosiddetto movimento di base. Quando si trovava la pallina di fronte era così teso che non faceva in tempo a muoversi; si sforzava semplicemente di respingere la palla nell’altra metà campo.
La cosa divertente è che all’inizio anch’io ero caduto in questo circolo vizioso.
Quando uscivo dal campo, però, studiavo i movimenti cercando di capire dove e perché avevo sbagliato. Compravo libri e osservavo i colpi degli altri. Riprovavo i movimenti da solo fino a diventare sempre più preciso.
Mio padre aveva iniziato con l’obbiettivo di mantenersi in forma. L’istruttore aveva notato che era molto agile e che aveva sensibilità per la pallina, ma i suoi movimenti erano sbagliati e insicuri.
Sbagliava sempre. Il punto era che sbagliava sempre nello stesso punto, ma non lo correggeva. Se gli facevi notare che sbagliava, si agitava subito. Gli piaceva solo ricevere dei complimenti.
Se gli dicevi che nonostante l’età sapeva giocare a tennis era subito contento. Non si preoccupava mai di come migliorare. Aspettava che mi svegliavo per andare a giocare insieme ma, poiché miglioravo, giocare con lui diventava uno sport noioso.
Vedevo una macchina che si ripeteva e non una persona che voleva divertirsi facendo sport. Non mi restava che cambiare prospettiva e pensare al legame familiare. Pensavo che comunque gli faceva bene giocare insieme.
[Questo post è stato tradotto da Lucia De Carlo. Continua a leggerlo su Caratteri Cinesi]*Shi Kang, scrittore e sceneggiatore di riferimento per la generazione degli anni Ottanta, è nato nel 1968 a Pechino dove tuttora risiede. Il suo blog Yiqi shuohua, yiqi fendou [ 一起说话,一起奋斗 Si parla e si lotta], aperto nel 2005, ha tredici milioni di lettori.