In Cina e Asia — Trump blocca acquisizione cinese per “motivi di sicurezza”

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La nostra rassegna quotidiana


Trump blocca acquisizione cinese per “motivi di sicurezza nazionale”

Grazie a Donald Trump, per la quarta volta in quasi 25 anni un’acquisizione cinese negli Usa è stata bloccata direttamente da un presidente americano per “rischi relativi alla sicurezza nazionale” — normalmente il processo di revisione viene gestito dal Committee on Foreign Investment in the U.S senza raggiungere lo Studio Ovale. La “vittima” è il tentato accordo tra la cinese , Canyon Bridge Capital Partners LLC e Lattice Semiconductor Corp, azienda che produce chip utilizzati nella comunicazione, nell’elaborazione di dati e nei settori industriali e militari.

Secondo la Casa Bianca dietro la decisione ci sarebbe la consapevolezza del “ruolo del governo cinese nel sostenere questa transazione, l’importanza dell’integrità della catena di fornitura dei semiconduttori al governo degli Stati Uniti e l’uso di prodotti Lattice da parte del governo degli Stati Uniti”. Si tratta del terzo accordo cinese dall’inizio del 2017 ad essere bloccato dal CFIUS per questioni di sicurezza. La Cina è già al centro di un’investigazione lanciata dalle autorità statunitensi sull’export di acciaio e il furto di proprietà intellettuale. In una recente intervista al SCMP, l’ex chief strategist di Trump, Steve Bannon, ha affermato che le divergenza commerciali saranno al centro di una visita di The Donald a Pechino, probabilmente il prossimo novembre.

Rohingya: Pechino avvalla la condanna dell’Onu contro il Myanmar

Cina e Russia hanno avvallato la prima dichiarazione di condanna contro il governo birmano da parte del Consiglio di Sicurezza da nove anni a questa parte. La scorsa settimana, il National Security Adviser, Thaung Tun, aveva rivelato l’esistenza di trattative in corso con i due paesi amici al fine di bloccare una risoluzione sulla crisi umanitaria in cui verte lo stato Rakhine, dove vive(va) la minoranza musulmana dei rohingya, non riconosciuta da Naypyidaw. Mercoledì, Antonio Guterres, segretario generale dell’Onu, ha definito le operazioni dell’esercito birmano nell’area in questione “pulizia etnica”. Sono 230mila i rohingya fuggiti in Bangladesh da quando lo scorso ottobre sono partite le operazioni di “bonifica” del territorio in seguito a una serie di attacchi armati contro la polizia locale da parte di un gruppo ribelle appartenente alla minoranza. La Cina — che professa la non interferenza negli affari degli altri paesi — ha sempre mantenuto un approccio cauto sulla questione, tuttavia si è dimostrata più volte solidale nei confronti del governo birmano alle prese con i “terroristi estremisti”. E non potrebbe essere altrimenti considerando gli interessi strategici di Pechino in un paese corteggiato da Usa e Giappone, e le lampanti analogie tra i rohingya e le minoranze cinese degli uiguri e dei tibetani.

Cina: al nord si campa 3 anni in meno

Le aspettative di vita per i cinesi del nord sono di 3 anni inferiori rispetto a quelle dei connazionali del sud. Secondo uno studio condotto dall’Energy Policy Institute della University of Chicago (EPIC) tra il 2004 e il 2012, a nord del fiume Huai le malattie cardiorespiratorie dovute alla cattiva qualità dell’aria sono state più frequentemente causa di morte. Stando alla ricerca, se la Cina si attenesse agli standard della WHO la durata media della vita dei cittadini sarebbe di 3,5 anni in più. Il gigante asiatico ha cominciato la sua battaglia contro lo smog 4 anni fa, ma -nonostante i sempre più severi controllo sulle fabbriche e gli impianti inquinamenti- i risultati tardano ad arrivare. Tra gennaio e giugno il PM 2,5 nell’area di Pechino-Tianjin-Hubei ha raggiunto quota 79 microgrammi contro una media di 45 e un livello consigliato di 35.

La Nuova Via della Finanza

Dai porti e parchi industriali alle banche e le compagnie assicurative. La nuova via della seta cambia pelle. “Il messaggio dei regolatori è chiaro: vogliono che queste aziende vadano all’estero e accedano ad una grande quantità di fondi e conoscenze nuove”, ha dichiarato alla Reuters un consulente finanziario, commentando le voci di corridoio sull’intenzione delle cinese HNA e Anbang di investire in Allianz, dopo che giorni fa, Legend — azionista di Lenovo- ha acquisito il 90% di Banque Internationale a Luxembourg (BIL). Mentre dall’inizio dell’anno lo shopping cinese all’estero è stato frenato dal tentativo di arginare la fuga incontrollata di capitali, gli acquisti nell’ambito del progetto Belt and Road, specie se di natura finanziaria, hanno continuato a crescere. La scorsa settimana il volume delle fusioni e acquisizioni nella finanza ha raggiunto i 9 miliardi di dollari, con il settore finanziario che è arrivato a rappresentare l’8,2% del volume degli accordi firmati dalla Cina all’estero, mentre il settore industriale — un tempo testa di ponte — è crollato di un terzo.

La Corea del Nord arrotonda con i bitcoin

Mentre le sanzioni cominciano a colpire l’economia nordcoreana, Pyongyang punta ad arrotondare con i bitcoin e altre criptovalute. Secondo FireEye, azienda statunitense sulla sicurezza informatica, negli ultimi tempi gli hacker nordcoreani hanno incrementato i loro attacchi (attraverso spear-phishing e l’invio di malware via mail) contro i siti di cambio con base in Corea del Sud -data la vicinanza, la lingua comune e il rapido sviluppo del mercato locale- e singoli privati, come nel caso del “riscatto” in bitcoin richiesto alle vittime di Wanna Cry. Grazie alla scarsa regolamentazione, il settore delle criptovalute si presta ad utilizzi illegali quali il traffico di droga e riciclaggio di denaro sporco. Nel caso della Nord Corea, a driblare i paletti commerciali stabiliti dalle ultime risoluzioni Onu. Il gruppo incriminato si chiama TEMP.Hermit ed è noto agli esperti per essere il sospettato numero uno degli attacchi contro Samsung e Sony.

Secondo fonti della Reuters, sulla scia delle ultime misure internazionali, nel Regno eremita, “il costo della vita è già aumentato, il prezzo della benzina anche e ci sono meno automobili per le strade”.