Necessario strumento di autosupporto per digerire i fraintendimenti e le inquietudini quotidiane. Quando ogni sforzo di dialogo interculturale cede davanti alla bieca logica capo-dipendente.
27 novembre 2009, 17:32
Teorie della distrazione
Una patologica ossessione per le teorie.
Vuole andare a giocare a biliardo, e fin qui tutto bene. Ma prima ancora di trovarci lì, se ne sta solo chiacchierando, mi ha già illustrato tutta la teoria, a metà tra la geometria e la fisica, che sottintende il tiro con la stecca. Lui è affascinato dalla teoria, io gli spiego che gioco a casaccio, come capita. Proprio perché è un gioco. Invece pare che per lui siano proprio le pastoie delle regole la fonte di divertimento. E il bello è che mi propone il biliardo dicendo: "mi devo distrarre un po’".
27 novembre 2009, 17:41
Piccoli processi osmotici
Io mi sto nipponizzando e lui si sta italianizzando.
Esce l’argomento vacanze. Addirittura è lui a tirarlo fuori. Siamo in agenzia e vede un catalogo di viaggi per capodanno. "Ah, new year", esclama entusiasta. E io già mi immagino una qualche serie del tipo "Il capodanno degli italiani" in cui lui deve raccontare le mete preferite e perché, quanto spendono gli italiani, le abitudini, ecc. – non sono vaneggiamenti: ora deve scrivere del Natale, e io ho fatto approfondite ricerche sull’albero di Natale, il presepe e Gesù bambino (poi dicono che il giornalismo investigativo non esiste più…). Invece no: le ferie vuole prendersele lui.
Io, stavolta, memore di quanto accadde prima del G8, mi comporto da perfetta giapponesina. Arrossisco persino, e non faccio per finta, quando gli dico: "Anch’io vorrei prendermi dei giorni, ma tu decidi i tuoi e poi mi regolo di conseguenza". Lui mi guarda serenamente e dice: "I think we can shut down the office from 24 to 6". Riesco solo a rispondere, emozionata, con un fil di voce: "really?".
Non è mai accaduto che non ci fosse nessuno per più di 2 giorni, intendendo il week end.
Forse solo le vacanze possono aiutare a risolvere quello che lui definisce il clash of civilization.
*Lavoro per un giornale giapponese, ma in Italia. Non parlo giapponese, ma passo le giornate a discutere con un giapponese: il mio capo. Ne ho cambiati diversi, eppure molte questioni sono rimaste le stesse. Ce n’è una, poi, a cui proprio non so dar risposta: che ci faccio qui? (senza scomodare Chatwin per carità)