Il destino del maestro di spada. La prima fiction cinese in Italia

In by Simone

Il destino del maestro di spada, le avventure di due appassionati di videogiochi scaraventati indietro nel tempo all’epoca della dinastia Tang, (618-907 d.C), in onda sul canale Sky, Babel, dal 16 novembre. Le reazioni della comunità cinese residente in Italia.
Tradizione wuxiapian, ossia il genere cappa e spada, mescolato alla fantascienza. Sono i contenuti della prima fiction cinese trasmessa in Italia, Il destino del maestro di spada, le avventure di due appassionati di videogiochi scaraventati indietro nel tempo all’epoca della dinastia Tang, (618-907 d.C), in onda sul canale Sky, Babel, dal 16 novembre.

 “Un’iniziativa ambiziosa e pionieristica che potrebbe far nascere una tendenza”, ha spiegato a China Files, Marco Wong, presidente onorario di Associna, la prima organizzazione che riunisce le nuove generazioni sino-italiane nate e cresciute in Italia, “Dimostra una crescente attenzione per ciò che riguarda la cultura cinese. E porta nuovi spunti a materiale ormai datato”.

La Repubblica popolare è spesso descritta attraverso stereotipi o concentrandosi soltanto su alcuni temi come i diritti umani o la crescita economica. Cui si aggiunge il primato di modelli culturali europei o statunitense. “C’è una conoscenza deficitaria e distorta. Il Paese cambia velocemente, al contrario l’Italia cambia poco e magari ci si aspetta che anche gli altri facciano altrettanto”, ha aggiunto.

Sulla scelta del soggetto, “si tratta di una forma di intrattenimento facile, che è già stata accolta con favore dal pubblico, come hanno dimostrato Hero o La foresta dei pugnali volanti”, ha spiegato ancora Wong, “Sono prodotti nuovi che si inseriscono in una tradizione apprezzata sin dagli anni Settanta. Il cinese più conosciuto qui in Italia è senza dubbio Bruce Lee”. Ne è un esempio, ha sottolineato Hu Lanbo, scrittrice, giornalista e fondatrice nel 2001 della rivista bilingue Cina in Italia, il successo nel 2009 della serie sulla vita dell’attore ed esperto di arti marziali in onda su Rai4.

Molto tempo fa invece la cultura americana ha fatto il proprio ingresso nelle case degli italiani con serie che raccontavano la vita della famiglia media Usa. Programmi su cui si sono formate generazioni, prima con Happy Days, poi con le serie degli anni Ottanta e Novanta, fino ad arrivare ai Simpson. Secondo Hu: “una serie televisiva ambientata nella Cina contemporanea, che presentasse la vita quotidiana dei cinesi potrebbe contribuire a diffondere un’immagine più reale e concreta, sfatando anche molti pregiudizi e luoghi comuni, nati proprio dalla scarsa conoscenza della realtà cinese”.

La televisione, ha aggiunto, “è un mezzo immediato e diretto”, se quindi una serie ambientata in epoca Tang “può essere utile per conoscere la storia cinese, una serie ambientata ai giorni nostri sarebbe importante per cogliere la vera natura di questo Paese”.

Anche per Hu l’iniziativa di Babel “è positiva” e conferma “l’attenzione sempre maggiore dell’Italia e degli italiani nei confronti della Cina, rivolta alla cultura del Paese in tutti i suoi aspetti e in tutte le sue forme, dal cinema alla televisione, dalla letteratura all’arte, dalla storia alla gastronomia”.

Resta da capire chi sarà il pubblico che seguirà le gesta del “maestro di spada”, in mandarino, con i sottotitoli in italiano. “Probabilmente attirerà maggiormente i cinesi in Italia oppure gli italiani sempre più numerosi che si dedicano allo studio del cinese”, ha sottolineato Hu, “La comunità cinese guarda principalmente il canale statale CCTV4, ma credo che se sarà sufficientemente pubblicizzata incontrerà anche il loro gradimento”.

Non è di questo avviso Sun Wenlong, 23 anni, volontario di Associna ed esperto di nuovi media: “Penso sia soprattutto per gli italiani. Puntare sui cinesi è ancora prematuro. Chi è appassionato di queste serie le guarda su internet. Forse bisognerà attendere il futuro, se le nuove generazioni dimenticheranno il cinese, un processo già avvenuto per altre comunità straniere in altri Paesi, penso ad esempio agli Usa. La data per noi dovrebbe essere attorno al 2020”.